1 Si fecero avanti le figlie di Selofcàd, figlio di Chefer, figlio di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manasse, delle famiglie di Manasse, figlio di Giuseppe, che si chiamavano Macla, Noa, Cogla, Milca e Tirsa. 2 Si presentarono davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleàzaro, davanti ai prìncipi e a tutta la comunità all’ingresso della tenda del convegno, e dissero: 3 «Nostro padre è morto nel deserto. Egli non era nella compagnia di coloro che si erano coalizzati contro il Signore, non era della gente di Core, ma è morto a causa del suo peccato, senza figli maschi. 4 Perché dovrebbe il nome di nostro padre scomparire dalla sua famiglia, per il fatto che non ha avuto figli maschi? Dacci una proprietà in mezzo ai fratelli di nostro padre».
5 Mosè presentò la loro causa davanti al Signore. 6 Il Signore disse a Mosè: 7«Le figlie di Selofcàd dicono bene. Darai loro in eredità una proprietà tra i fratelli del loro padre e farai passare a esse l’eredità del loro padre. 8 Parlerai inoltre agli Israeliti e dirai: “Quando un uomo morirà senza lasciare un figlio maschio, farete passare la sua eredità alla figlia. 9 Se non ha neppure una figlia, darete la sua eredità ai suoi fratelli. 10 Se non ha fratelli, darete la sua eredità ai fratelli del padre. 11 Se non ci sono fratelli del padre, darete la sua eredità al parente più stretto nella sua cerchia familiare e quegli la possederà. Questa sarà per gli Israeliti una norma di diritto, secondo quanto il Signore ha ordinato a Mosè”».

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Mi è sembrato di vedere una certa attenzione del Signore affichè l’eredità sia trasmessa, passata.
Forse che l’eredità sia promessa a tutti i figli e le figlie di Dio?
At 20,32 : ‘Ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati’.
Confortante anche il fatto che l’eredità non si meriti, ma sia sufficiente solo essere figli, figlie, fratelli..
Nella tradizione ebraica viene considerato con attenzione un atteggiamento positivo, che contrasta la relazione degli esploratori che portano paura e rifiuto tra il popolo, ed è l’atteggiamento di coloro che “amano la terra”. E’ quello che viene attribuito a queste donne, e che spiega l’affermazione divina “le figlie di Selofcad dicono bene”. Anzi, i maestri ebrei amano sottolineare anche la loro appartenenza alle “famiglie di Manasse, figlio di Giuseppe”. Anche di Giuseppe si dice che “ama la terra”, e per questo dà disposizione che la sue ossa vi siano portate quando il popolo uscirà dall’Egitto (Genesi 50,25).
Il criterio dell’eredità della Terra è superiore alla consuetudine della discendenza in linea maschile. L’importante è che ci sia qualcuno che eredita e custodisce l’eredità del Signore. Colpisce che in questo cap.27, accanto alle donne che erediteranno la terra, si parla di Mosè che non vi entrerà perchè è stato coinvolto nel peccato del popolo.
La versione greca del nostro brano enfatizza al ver.7 il fatto di questa eredità data alle donne, qualificandola come “dono”, e non tanto come “possesso”. Mi ha fatto pensare a quando nella pienezza dei tempi il dono di Dio, secolarmente affidato ai patriarchi e ai profeti, viene consegnato, nella sua pienezza, alla Donna di Nazaret. E’ in lei che, pur essendo Giuseppe suo sposo di discendenza davidica, si custodisce e si compie in pienezza la Persona del Figlio di Davide.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Com’è noto, nelle culture orientali la donna non aveva valore: priva di personalità giuridica, “incapace” a testimoniare, a ereditare…; in Israele, considerata religiosamente “impura”, non era ammessa allo studio dei testi sacri… Nella pagina odierna (ma non solo in questa), cinque donne ci sorprendono: cinque sorelle che si presentano “davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleàzaro, davanti ai prìncipi e a tutta la comunità”. Prendono la parola, espongono le loro ragioni e concludono: “Dacci una proprietà in mezzo ai fratelli di nostro padre”. E il Signore le ascolta: “Le figlie di Selofcàd dicono bene. Darai loro in eredità una proprietà…” (v. 6). Se la norma precedente aveva lo scopo di tutelare le proprietà terriere delle singole tribù e dei clan, in modo che nessun gruppo ne rimanesse privo, ora anche la donna vede riconosciuto, almeno in parte, il proprio diritto. Con Gesù poi le donne saranno valorizzate in modo impressionante: assimilate agli “angeli del servizio”, saranno le testimoni-annunciatrici della risurrezione.
Le figlie di Zelofcad sono audaci e la loro vicenda è preziosa, forse addirittura al di là del risultato pratico che ottengono. Infatti 1. si presentano, in piedi, agli anziani; 2. chiedono giustizia e parte di eredità; 3. la loro vicenda è ricordata poi almeno tre volte nella Bibbia; 4. inoltre fanno questo intervento in onore del padre morto (v. 4) perché non si perda la SUA eredità. E Dio (vv. 6 e 7) mostra di ascoltare ad apprezzare anche le parole delle donne. E se alla fine non è tanto importante l’efficacia reale della concessione che ottengono (i beni del padre e della tribù restano in ogni caso in quella tribù, perché alle figlie di Zelofcad viene poi chiesto di sposare uomini di Manasse, cfr. 36:2ss), ci è sembrato molto importante vedere come questa vicenda sia stata – soprattutto per la loro audacia – occasione di scambio e comunicazione rispettosa tra queste donne e Dio (anche per la buona disposizione di Mosè e degli anziani).