18 L’insegna dell’accampamento di Èfraim, suddiviso secondo le sue schiere, starà a occidente. Principe per i figli di Èfraim è Elisamà, figlio di Ammiùd, 19 la sua schiera è di quarantamilacinquecento censiti.
20 Accanto a lui la tribù di Manasse. Principe per i figli di Manasse è Gamlièl, figlio di Pedasùr, 21 e la sua schiera è di trentaduemiladuecento censiti.
22 Poi la tribù di Beniamino. Principe per i figli di Beniamino è Abidàn, figlio di Ghideonì, 23 e la sua schiera è di trentacinquemilaquattrocento censiti.
24 Il totale dei censiti per l’accampamento di Èfraim è di centoottomilacento uomini, suddivisi secondo le loro schiere. Leveranno le tende per terzi.
25 L’insegna dell’accampamento di Dan, suddiviso secondo le sue schiere, starà a settentrione. Principe per i figli di Dan è Achièzer, figlio di Ammisaddài, 26 e la sua schiera è di sessantaduemilasettecento censiti.
27 Si accamperanno accanto a lui quelli della tribù di Aser. Principe per i figli di Aser è Paghièl, figlio di Ocran, 28 e la sua schiera è di quarantunm ilacinquecento censiti.
29 Poi la tribù di Nèftali. Principe per i figli di Nèftali è Achirà, figlio di Enan, 30 e la sua schiera è di cinquantatremilaquattrocento censiti.
31 Il totale dei censiti per l’accampamento di Dan è dunque centocinquantasettemilaseicento. Leveranno le tende per ultimi, suddivisi secondo le loro insegne».
32 Questi sono i censiti degli Israeliti secondo i loro casati paterni, tutti i censiti degli accampamenti, suddivisi secondo le loro schiere: seicentotremilacinquecentocinquanta.
33 Ma i leviti non furono censiti in mezzo agli Israeliti, come il Signore aveva comandato a Mosè.
34 Gli Israeliti eseguirono ogni cosa come il Signore aveva comandato a Mosè. Così si accampavano secondo le loro insegne e così levavano le tende, ciascuno secondo la sua famiglia in base al casato dei suoi padri.
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Il ver.34 mi ha preso per mano a partire da quel semplice verbo “fare”, reso in italiano con “eseguirono”. Mi pare che la meraviglia di quello che la Parola di Dio ci regala sia quella di una “storia nuova”, non più decisa – o subìta – da noi, ma fatta da noi secondo quello che la Parola dice e che i padri ci hanno trasmesso. Mi piace accostare questa storia nuova al dono della “Liturgìa”, che spesso corre il rischio di essere o almeno di sembrare una specie di “fuga” dalla storia. La Liturgìa è invece la provocazione, l’invasione e il dono di una storia alternativa. Provo a spiegarmi: quello che abbiamo ascoltato in questo cap.2 è la descrizione di una storia o è la descrizione di una grande liturgia che coinvolge tutto il popolo di Dio? E’ entrambi! Nel senso che non si possono scindere la liturgia e la storia, perchè la Liturgia, nella nostra grande tradizione ebraico-cristiana, è la rivelazione, l’insegnamento e l’inizio di una storia nuova, secondo Dio. Come ci si accampa? Come si cammina insieme nel deserto? Quando e come ci si ferma e si riparte? Con quale ordine? Queste e molte altre domande hanno nelle parole del Signore la loro risposta nuova. In alternativa ad una storia combinata o subìta da noi, ecco la storia donata da Dio!
Che dunque Efraim stia ad occidente, e che accanto a lui ci sia Manasse, e poi la tribù di Beniamino…tutto questo è il mistero e lo svolgimento della storia secondo Dio. Se vale questa ipotesi, si può arrivare a dire che in due semplici verbi, “..così si accampavano…e così si levavano le tende…”(ver.34), sta tutto il mistero della storia e le sue conseguenze. Per esempio, che la storia è un cammino, e non una ruota che gira sempre uguale. Che la storia non è fatta dalla competizione tra realtà diverse, ma dal loro cammino insieme. Che la storia non è il susseguirsi di imperi detenuti dall’uno e dall’altro, imperi stabiliti dalla regola del vincere e del perdere, ma la concordia armonica tra gruppi che sono diretti verso lo stesso esito finale. Che tale esito non è la morte, ma il dono della Terra Promessa.
In particolare si può dire che in questa nuova “Liturgìa della Storia” c’è un segreto che determina, condiziona e guida tutto: e cioè che nessuno “cammina per sè”, ma c’è un centro, una guida, che impedisce che la vicenda di uno condizioni l’altro, ma ognuno e tutti , sia le persone sia i gruppi famigliari e tribali, siamo condizionati e relativi al “centro” che ci conduce e verso il quale guardiamo. Ed è proprio la “relazione” che ognuno ha con questo centro a stabilire la responsabilità storica di ogni persona e di ogni entità collettiva. Se vale l’ipotesi, questa è la Liturgia della Pace, la Pace vera. Anche qui in Terra Santa, da dove spedisco questo messaggino, tale è la speranza per i due popoli in conflitto. E tale è il compito di annuncio delle Chiese cristiane. E questa Parola è il giudizio più severo che si può e si deve esprimere di fronte all’eccidio degli innocenti che versano il loro sangue celebrando il mistero dell’Innocente che ha dato la vita perchè noi avessimo la sua vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Leggo che anche l’accampamento del faraone Ramsete II aveva forma quadrangolare; al centro, c’era la tenda del faraone, circondata da quelle dei suoi ufficiali. L’accampamento di Israele ha al centro la Dimora divina, il luogo dove Egli si attenda e poi cammina con il suo popolo. La denominazione “tenda del convegno”, invece, sottolinea l’aspetto dell’incontro e del colloquoi tra l’uomo e Dio: qui Dio parla ai suoi attraverso Mosè. Al cuore della Dimora, c’è l’arca dell’alleanza, che era immaginata inizialmente come il trono su cui il Signore, invisibilmente, sedeva… – Altri motivi di riflessione sono offerti dai nomi dei vari comandanti; ad esempio, Elishama significa “El ha ascoltato”; Ammihud dice che “il parente divino è glorioso”; Pedazur significa “”la Rocca ha redento”… Le note in genere danno utili indicazioni.
La prima schiera di cui si parla oggi è quella dei figli di Rachele (Efraim e Manasse = Giuseppe; e Beniamino). Ci ricordiamo di Giacobbe, quando tornava verso la Terra della promessa, e doveva prepararsi a incontrare suo fratello maggiore Esaù, e aveva paura. Allora cominciò a dividere la sua gente e i suoi armenti, cosicchè se Esaù riuscisse a vincere un accampamento, l’altro potesse scampare. E Giacobbe-Israele divide anche i suoi figli, mettendo davanti le schiave con i loro figli, e custodendo per ultimi Rachele e i suoi due figli. Queste disposizioni di uomini e beni sono preparativi per la guerra. E il quel racconto di Genesi, prima di incontrarsi con Esaù, c’è in mezzo l’incontro-lotta con l’Angelo di Dio. Poi Giacobbe vincitore dirà: “Ho visto Dio faccia a faccia….!”. Questa lotta è importante, è il fondamento anche del nostro testo di Numeri. Adesso Dio è presente in mezzo alle tribù di Israele, Dio sta nel mezzo: è come fondamento e preparazione di questa lotta. Numeri e 1 Cor ci parlano della “potenza di Dio”, stessa parola che in Num (Gr.) dice la “formazione di eserciti”. Le schiere di Israele si accampano e si levano per il viaggio nel deserto, il viaggio dell’ “esodo” di cui Elia e Mosè parlano con Gesù sul monte della trasfigurazione: la passione di Gesù. Ciò che Paolo vuole sapere: Gesù crocifisso, e niente altro. “Gli Israeliti agirono secondo gli ordini che il Signore aveva dato a Mosè” (v.34): Dio parla ai suoi servi, i patriarchi e profeti, e tramite loro trasmette la Sua parola al popolo. Oggi nel Vangelo Dio testimonia di Gesù: “Questi è il mio Figlio prediletto, ascoltate Lui!”. Tutto avviene con “ordine”: ricordiamo le parole di s. Basilio che ascoltiamo a mattutino, insistere molto sulla necessità che tutto venga sempre fatto “con ordine e decoro”, senza fantasie, che oltre a creare confusione, allontanano dalla semplice adesione alla volontà di Dio. Questa parola “ordinare, dirigere, preparare” (v.34) la ritroviamo due volte nei Vangeli, alla preparazione della Pasqua di Gesù: “I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù (Mt 21:6); “I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.” (Mt 26:19). Più volte abbiamo letto che ci si accampa e ci si mette in marcia secondo le insegne del gruppo. Il brano di oggi poi si conclude dicendo che tutto viene fatto secondo quanto il Signore ordina. Poi alla fine viene detto che “si mettevano in marcia, ciascuno secondo la sua famiglia”: il momento delicato del mettersi in marcia, in questo cammino incerto, riceve questa concretizzazione bella nella insegna della “famiglia”, cioè nelle persone che il Signore ci ha posto accanto. Anche quando Dio parlò ad Abramo e gli disse: “Esci dalla tua terra…” (Gen 12), chiaramente Dio comanda a lui di partire,e Abramo prende con sè Sara e tutto ciò che ha di beni e persone. E’ bello questo “partire insieme”. Nella nostra preghiera continuiamo a ricordare il papà di Tommaso, per la sua salute, insieme a Vittorina e Tommaso, con grande affetto.,