33 Così partirono dal monte del Signore e fecero tre giornate di cammino; l’arca dell’alleanza del Signore si muoveva davanti a loro durante le tre giornate di cammino, per cercare loro un luogo di sosta. 34 La nube del Signore era sopra di loro durante il giorno, quando partivano dall’accampamento.
35 Quando l’arca partiva, Mosè diceva:
«Sorgi, Signore,
e siano dispersi i tuoi nemici
e fuggano davanti a te coloro che ti odiano».
36 Quando sostava, diceva:
«Torna, Signore,
alle miriadi di migliaia d’Israele».
Il cap.10 si chiude con questa “magnifica contraddizione”. Persino la tradizione ebraica, poco disposta a riconoscere queste cose, segnala che qualche versetto qui non è al suo posto. Noi ne approfittiamo per ricordare che il mistero di Dio e dell’Uomo è tale che non si può pensare di coglierlo e di comunicarlo senza andar oltre quella che noi penseremmo una giusta e ovvia coerenza, non-contraddizione. Una certa “incoerenza” del testo biblico è condizione necessaria perchè esso possa esprimere in qualche modo il Mistero. Facciamo un esempio molto semplice, il primo che mi viene in mente: sotto la Croce di Gesù c’era qualcuno dei suoi o tutti se ne erano andati? Anche le donne, le più attratte e le meno rassegnate alla fuga generale di tutti gli altri, guardano “da lontano” lo spettacolo della Croce: così i tre Vangeli sinottici, Matteo, Marco e Luca. Però, secondo la memoria di Giovanni, “presso la Croce” ci sono alcune persone – tutte donne tranne il discepolo amato – tra cui Maria e, appunto, il discepolo amato. Si tratta di una “necessaria” diversità testuale, perchè bisogna dire sia dell’assoluta solitudine della Vittima Innocente, sia di come proprio dalla Vittima nasca la nuova umanità nel ricomporsi materno-figliale- nuziale del rapporto tra uomo e donna che ancora a Cana (Giovanni 2 ), proprio nella tensione e nella prospettiva del compimento sullaCroce – “…non è ancora giunta la mia ora..” – dramma che poneva sulle labbra di Gesù la frase “Che c’è tra me e te, donna?”. Così, ritornando al nostro testo, dove sta l’arca dell’alleanza del Signore durante il cammino del popolo nel deserto verso la Terra? Il testo precedente diceva che stava in mezzo, custodita e portata. Qui l’arca precede il popolo con un distacco di tre giorni. Tre giorni per accennare alla Pasqua di Gesù?
Ma a questo conviene aggiungere il ricordo di quel misterioso madianita, Obad, che forse potrebbe essere Ietro, il suocero di Mosè, caldamente invitato da Mosè a rimanere con loro a far da guida al popolo: ma non è la nube che fa da guida, o addirittura la tenda stessa? Tenda che non solo cammina avanti, ma addirittura cerca per il popolo “un luogo di sosta”(ver.33). Vere l’una e l’altra affermazione, in un mosaico espressivo che esige una concezione della verità non come “esclusiva”, ma come “inclusiva”. Aristotele e Tommaso d’Aquino sono veri, ma troppo stretti!
Dunque, incongruenza? “aggiunta” di tradizioni diverse? Sì! Ma, in realtà, molto di più! Eventi e realtà che non si possono dire e descrivere se non per “composizione”, una composizione spesso di imbarazzante “diversità”. Una diversità talvolta esplicitamente proclamata (“Come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?”), e altre volte non identificata o silenziosamente identificata, come nel caso dei tre personaggi – “angeli” li rivelerà la lettera agli Ebrei – alla tenda assolata di Abramo.
E ancora bisogna dire che la nube e l’arca, segni supremi della presenza di Dio al suo popolo sono intelligibili non per loro autoproclamazione-rivelazione, ma perchè Mosè, la Parola profetica, le svela e le proclama, anzi, le invoca:”Sorgi, Signore..Torna Signore..”. Torna: da dove? Contraddizioni, domande che incessantemente si aprono, e ci costringono a riprendere la nostra migrazione nella Parola del Signore e nel Signore della Parola.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ho sentito alcuni biblisti spiegare le contraddizioni del testo sacro, per esempio quelle dei Vangeli, con questo semplice assunto: i vangeli (e molti altri libri della Bibbia) non sono storia e cronaca, come noi siamo portati a pensare, bensì teologia. L’autore o il redattore non si preoccupa di essere fedele ai fatti o alle fonti, ma li sceglie e li organizza in funzione del messaggio che vuole comunicare… Questa affermazione non mi sembra lontana da quanto indica don Giovanni: “Il mistero di Dio e dell’Uomo è tale che non si può pensare di coglierlo e di comunicarlo senza andar oltre quella che noi penseremmo una giusta e ovvia coerenza, non-contraddizione. Una certa “incoerenza” del testo biblico è condizione necessaria perchè esso possa esprimere in qualche modo il Mistero”. –
Intanto, gli israeliti “partirono dal monte di Dio”: lasciarono il monte del Sinai, dove aveva avuto luogo l’Allenza. L’arca dell’Alleanza camminava davanti a loro: come se Dio, seduto sul suo trono (l’arca), li precedesse nel cammino. La scena rappresentata è quella di un grande esercito che va a conquistarsi una terra. In conformità con questa rappresentazione, ecco il grido di guerra: “Sorgi, Signore, e siano dispersi i tuoi nemici!”. Non dice “i NOSTRI nemici, quelli che CI odiano”, ma “i TUOI nemici, quelli che TI odiano!”. Il motivo è sviluppato nel Salmo 68, dove il “prode guerriero” è però anche “padre degli orfani e difensore delle vedove”, cioè di tutti i piccoli del mondo e della storia.