1 Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2 Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, 4 Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, 5 Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6 Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, 7 Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, 8 Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9 Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10 Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. 12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, 13 Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, 14 Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15 Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. 17 In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
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“Genealogia” è il termine scelto dal traduttore italiano per rendere l’espressione del testo originale “Libro della discendenza”. Questa parola è bello ascoltarla da Genesi 5, il capitolo dedicato alla discendenza di Adamo. Da Adamo a Noè. Il verbo continuamente ripetuto nel nostro brano – “generò” – è lo stesso che troviamo in Genesi 5 nella versione greca. Confrontando la Parola che oggi il Signore ci regala all’inizio del nostro cammino nel Vangelo secondo Matteo possiamo cogliere il rimando tra la discendenza di Adamo e quella di Gesù: da “libro” a “libro”. Solo Matteo apre la sua memoria evangelica con questo termine che sottolinea l’importanza della “Scrittura”, come deposito della rivelazione. Il confronto Adamo-Gesù porta a considerare la nuova umanità che con Gesù inizia. E c’è un altro verbo, che non compare nel testo di Matteo e che accompagna la discendenza di Adamo in Genesi 5: il verbo “morì”. E’ un particolare importante perchè mostra come la generazione sia il rimedio di fronte all’inevitabile della morte. Tutti questi nomi in certo modo sopravvivono attraverso la catena delle generazioni. Per questo la fede ebraica attribuisce valore supremo e dovere altissimo quello di generare. Nessun apprezzamento per la “verginità”: il dramma è la sterilità, che peraltro caratterizza la situazione di molte delle grandi donne della Prima Alleanza, dove si vuole sottolineare che se la generazione è un fatto naturale, in profondità si tratta di un dono di Dio.
C’è una nota improvvisa nel nostro testo, al ver.16, che la versione italiana perde con l’espressione “è nato”, perchè tutti hanno generato, ma di Gesù si dice, alla lettera, che “è stato generato”. Gesù è “il Figlio”. E’ il “Figlio dell’Uomo” e il “Figlio di Dio”. In Lui e per Lui questa diventa la condizione profonda di ogni battezzato, rivelazione del segreto di ogni creatura umana: in Gesù tutti e tutte sono figli e figlie di Dio! La generazione biologica viene pienamente illuminata e trascesa dall’evento assoluto della fecondità: la generazione nella fede e nell’annuncio evangelico. La Chiesa è la “Chiesa Madre”. E tale “maternità” è attribuita al potere generante di ogni testimonianza cristiana. E tale è la vicenda e la condizione di ogni cristiano, generato come figlio di Dio.
Le bibbie portano in nota le ipotesi di spiegazione del numero “quattordici” che ascoltiamo al ver.17. A me pare elemento privilegiato di spiegazione quello che attraverso la triplice ripetizione del numero quattordici sembra voler mostrare che la storia, che spesso può apparire così occasionale, e tumultuosa, e disordinata, in realtà è condotta da Dio e ordinata verso l’evento centrale: la Persona di Gesù!
Notiamo infine la “varietà” dei personaggi di questa discendenza, sia dal punto di vista del giudizio morale, sia per il diverso rilievo tra persone celebri e persone delle quali nulla o quasi nulla si sa. Di persone che non appartengono al popolo di Dio, ma alle “genti”, a quei popoli ai quali sarà annunciato il Vangelo, da Gerusalemme sino ai confini della terra.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Che fatto inaspettato: il Figlio di Dio che si immerge nella storia umana…, e la prende così com’è, nel bello e nelle negatività. E’ già stato sottolineato che sono citate, oltre Maria, quattro donne, di cui: Tamar si prostituì; Rut era una straniera; Racab, straniera e prostituta; Betsabea un’adultera, anche se è Davide il primo responsabile della sua vicenda. – Bello quello “scarto” del v.16, dove si spezza la continuità tra Gesù e i predecessori, compreso Giuseppe: Egli assomiglierà, sarà l’immagine del Padre, e non di altri…
Libro della generazione. Al cap. 5 della Genesi si olegge: “questo è il libro della genealogia di Adamo. La ripresa degli stessi termine sta a indicare che quello che n Adamo era stato ferito, viene pienamente restaurato in Cristo. “Laddove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia”.
Figlio di Davide, figlio di Abramo. La promessa fatta ad Abramo, che nella sua discendenza saranno benedette tutta le genti, si specifica ulteriormente nella promessa fatta a Davide che un suo discendente siederà sul suo trono in eterno
Gesù, a differenza dei suoi antenati della casa di Davide presentati nell’atto di generare, e quindi come padri, è fondamentalmente il “figlio”, come risulta anche alla fine del testo “dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo”.
I 3 periodi in cui vengono raggruppate le generazioni:
Il primo da Abramo ha il suo apice nella regalità di Davide e nella gloria di questa regalità;
il secondo fino alla deportazione in Babilonia nella caduta da questa gloria e nella dispersione; nella sconfitta
Il terzo e ultimo periodo culmina in Gesù che restaura la gloria della regalità e cancella l’umiliazione.
Il perpetuarsi delle generazioni non ha in sè il suo senso: Vanità delle vanità..una generazione va e una viene, ma la terra resta sempre la stessa”; “Come foglie verdi su un albero frondoso le une le lascia cadere altre ne fa spuntare, lo stesso avviene per le generazioni di carne e sangue: le une muoiono, altre nascono. Il Cristo ne è il riscatto e il senso.
Nè la gloria del regno di Davide, nè l’umiliazione di Babilonia rappresentano la fine/il fine della storia umana; il ciclo delle generazioni continua, non può nè deve essere interrotto. A questa umile “obbedienza” i profeti invitano il popolo al tempo della deportazione: “Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia: Costruite case….prendete moglie e generate figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie; costoro abbiano figli e figlie” (Ger 29,4).
Le donne citate: Si nota che mentre le mogli “regolari”, a partire dalle matriarche, non vengono espressamente citate, sono invece citate alcune a cui sono legate storie più problematiche, non lineari.
Questo è segno di come in questa storia di salvezza il Siognore è capace di fare entrare tutto e tutti; l’elemento straniero in Rut la Moabita, quando nel Deuteronomio si affermava che nessuno dei discendenti dei moabiti sarebbe entrato nella comunità del Signore neppure alla decima generazione; e persino quanto è pesantemente segnato del peccato, come per Bersabea.
Infine si può notare che queste donne peraltro, seppure citate e anche come nel caso di Tamar vere protagoniste degli avvenimenti, sono sempre loro in relazione ai mariti che generano. Il vero capovolgimento si ha alla fine quando si dice, “Giuseppe il marito di Maria”