30 Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”. 32 Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
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Voglio subito sottolineare quello che io per primo sento rivolto agli uomini e alle donne di ogni tempo e di ogni luogo, e cioè la perenne e perfetta attualità del ver.32:”Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni”. Cioè mi sembra certo che dobbiamo confessare il fatto che queste parole sono assolutamente fuori dalla nostra possibilità di coglierle e di accoglierle. Marco usa qui un verbo che nei quattro Vangeli è presente solo in questo versetto. E questo verbo dice insieme l’ignorare una realtà, e anche il rifiutarla. Teniamo presente che può darsi che di un’affermazione come questa sia possibile – e magari facile – vedere il nesso logico delle parole, ma tuttavia restare fuori da ogni possibilità di comprensione-accettazione il suo contenuto più profondo. E questo spiega perchè quindi i discepoli – e noi oggi! – abbiano “timore di chiedergli spiegazioni”. La Pasqua di Gesù, che peraltro è il cuore della sua rivelazione e della sua opera, è destinata a rimanere assolutamente incomprensibile-inaccettabile.
Ma l’assoluta misteriosità dell’annuncio-insegnamento del Signore sembra esigere un atteggiamento di vita che sia coerente con essa. Non si tratta solo di un mistero inttelletuale-sapienziale, ma coinvolge tutta la vita di chi ne è in qualche modo partecipe. Perchè “attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse”(ver.30)? Perchè questo è esigito proprio dalla dimensione pasquale della persona e dell’opera di Gesù! E teniamo presente che tutto questo non cataloga il cristianesimo tra le religioni misteriche! Il Vangelo di Gesù, allora come oggi, deve essere annunciato e testimoniato sino ai confini della terra! Ma come è possibile mettere insieme tale annuncio con quella segretezza? Qui si gioca la verità profonda del Vangelo, la sua assoluta non-mondanità! Tutto questo è allora impossibile? Credo che ognuno di noi si porti nella mente, nel cuore e nella memoria almeno qualche frammento di un’esperienza del dono di Dio che si comunica per strade che, se meditate con attenzione, si rivelano come vie di Dio, di per sè non conoscibili, e forse neppure accettabili, dagli uomini. Certamente tutti sappiamo come il Vangelo possa giungere per vie razionalmente assurde e magari opposte a quelle che noi penseremmo le opportunità più evidenti. Ma forse non si capisce niente di quello che sto tentando di balbettare.
Al ver.31 – e sarà così anche nel terzo annunzio della Pasqua in Marco 10,32-34 – si dice che “il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato…”. Chi lo consegna? Giuda, i farisei e gli scribi, la classe sacerdotale….? Forse il Padre stesso! Certamente tutto si compie nella sua volontà e per il suo disegno di salvezza cui il Figlio obbedisce pienamente.
Il Figlio dell’uomo viene “consegnato nelle mani degli uomini”. E’ veramente uomo, ma la sua è un’umanità assolutamente inaccettabile. Gli uomini e le donne che lo accoglieranno saranno necessariamente, in qualche modo, figli della sua Pasqua. Anch’essi, come Lui e in Lui, morti e risorti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”: si dice che sia la formula più antica, nei testi dei Vangeli, usata per annunciare la passione e morte di Gesù. Vengono volutamente contrapposti il Figlio dell’uomo, modello e prototipo di una nuova umanità, e gli uomini, che si attengono ad altri valori, o meglio disvalori. E c’è, in questa espressione, “la consegna” di Gesù: un verbo che suggerisce che tutto si svolge in Dio, ma anche con il concorso degli uomini… In Giovanni, come è noto, Gesù è presentato piuttosto come il vero protagonista, libero e deciso nel dono della sua vita per noi.
Per la seconda volta Gesù parla ai suoi discepoli della sua passione e morte, e il vangelo dice che “insegna”. Al cap. 13 dirà che insegna, e sa che loro non possono capire. Ripete più volte queste parole, perché possano entrare nel loro cuore, e possano poi ricordarle. Capiranno dopo la Sua resurrezione. L’annuncio (sostanzialmente uguale nei tre sinottici) è molto singolare: “Il Figlio dell’uomo sarà messo nelle mani degli uomini”.
Questi uomini sono i sommi sacerdoti e i notabili del popolo, poi anche i pagani, poi (secondo le parole del terzo annuncio) “i
peccatori”. Dicendo così mostra che sono gli uomini che lo faranno patire e lo afferreranno e lo uccideranno; ma nello stesso tempo, dice che così facendo compirà la volontà del Padre, che è quella di essere così messo “nelle mani” di tutti gli uomini. Non c’è nessuno che resta fuori, che sia escluso. C’era un muro che separava i Giudei dai pagani, e per la passione e morte di Gesù questo muro è abbattuto. E non c’è differenza tra questi e i peccatori: tutti sono chiamati “i peccatori”. Non c’è proprio alcuno che a causa dei suoi peccati resti fuori. “gli uomini” = tutti.