45 Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo sull’altra riva, verso Betsàida, mentre egli avrebbe licenziato la folla. 46 Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare. 47 Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra. 48 Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l’ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. 49 Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: “E’ un fantasma”, e cominciarono a gridare, 50 perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati. Ma egli subito rivolse loro la parola e disse: “Coraggio, sono io, non temete!”. 51 Quindi salì con loro sulla barca e il vento cessò. E sempre più dentro di loro si stupivano, 52 perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito.
Post correlati
2 Commenti
Lascia un commento
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Le categorie
- Audio (918)
- Audio e Video (623)
- Dalla Chiesa e dal mondo (168)
- Giovanni scrive… (515)
- Giuseppe scrive… (2)
- Incontri e approfondimenti (442)
- La lectio quotidiana (4.520)
- Le nostre notizie (999)
- Letture domenicali e festività (804)
- Senza categoria (6)
- Video (149)
Telegram
Archivi
Gli ultimi articoli pubblicati
- Esodo 35,30-36,7
- Esodo 35,20-29
- Le Letture e i canti di domenica 26 marzo 2023 – V Domenica di Quaresima (Anno A)
- Annunciazione del Signore – 25 marzo 2023
- Omelia di d. Giuseppe Scimè – IV Domenica di Quaresima A – 19 marzo 2023
- Omelia di d. Andrea Bergamini – IV Domenica di Quaresima A – 19 marzo 2023
- Omelia di d. Francesco Scimè e d. Giovanni Nicolini – IV Domenica di Quaresima A – 19 marzo 2023
- Esodo 35,1-19
- Esodo 34,29-35
- Esodo 34,10-28
Il ver.52 del nostro testo sembra volerci costringere a cogliere la connessione tra quello che oggi il Signore ci dice, e la Parola che ieri abbiamo ricevuta da Lui. Possiamo notare che anche i testi paralleli di Matteo e di Giovanni fanno seguire questa traversata notturna al miracolo dei pani. Io propongo questa ipotesi che voi dovete tenere in forte dubbio. Come il pane che scendeva dal cielo nel deserto era un pane per il viaggio, così il miracolo dei pani deve essere pensato come cibo per il grande Esodo verso la Casa del Padre. Il rischio potrebbe essere quello di ridurre quel miracolo ad una prospettiva di benessere e di giustizia per la vita sulla terra. Il che non sarebbe poco, ma potrebbe avvicinare il miracolo dei pani ad un regime di giustizia sociale e di equità. Il progetto divino non è però quello di stabilire la giustizia sulla terra, ma quello di promuovere per tutti il grande viaggio verso il paradiso. Perdonate il linguaggio rozzo e banale! Questo forse spiega la forza del ver.45 che alla lettera dice:”E subito costrinse i discepoli a salire sulla barca…”. C’è dunque un’ “altra riva” alla quale si è diretti! Si tratta di un viaggio avvolto dalla preghiera di Gesù, perchè tale viaggio è il vero senso ultimo dell’esistenza umana, che non è destinata alla morte, ma è chiamata alla pienezza della vita.
E’ molto ricca e affascinante l’immagine di questa navigazione. Si compie nella notte. E’ molto faticosa per il vento contrario. E’ volontà del Signore non lasciarci soli in questa fatica. Ed eccolo dunque a camminare su quell’acqua nella quale noi affonderemmo. E il nostro testo precisa che Egli vuole passarci davanti, oltrepassarci. Per guidarci? Per darci la direzione della rotta? Per assicurarci che Egli è con noi? Di fatto la sua presenza non è accolta con sapienza e pace. Accostiamo questa reazione dei discepoli al dialogo che abbiamo ascoltato tra loro e Gesù la sera precedente. Loro sono per la soluzione ovvia, e cioè quella di mandare la gente a procurarsi il cibo necessario. Adesso la loro reazione spaventata per un’apparizione che a loro sembra un fantasma, è sempre all’interno di un’incredulità, che si rassegna a far da sola. Così è il cuore umano! Ricorderete come ci siamo spaventati quando Lui dormiva sul cuscino mentre noi lottavamo con una notte tempestosa. Ora vedete come ci spaventiamo per una sua imprevista presenza. Verrebbe da dire: o miracolisti, o atei! Ma la fede è invece la potenza della sua presenza in una vita nella quale Lui per primo si è immerso nelle nostre fragilità. Si è fatto piccolo per noi e con noi! Con pochi pani e pesci sfama la moltitudine. Rivelandoci la sua presenza ci vuole rassicurare nella notte della tempesta.
Mi permetto di sostare un momento su questa figura del fantasma. E’ una descrizione profondissima del dramma della nostra incredulità. Perchè non è l’affermazione che Lui “non c’è”, ma il dramma angoscioso dell’irrealtà della sua presenza. Il fantasma, cioè, è ben peggio della solitudine. Ma voi non lasciatevi spaventare dagli spaventi della mia poca fede. Piuttosto, cogliamo la memoria dei pani del ver.52 come indicazione preziosa per trovare nel miracolo quotidiano dell’Eucaristia la fonte e il nutrimento della nostra fede.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ la nostra storia personale, è la storia delle nostre comunità. Noi soli diretti verso l’altra riva, noi in mezzo al mare, noi affaticati per il vento contrario, noi che scambiamo Gesù per un fantasma. E quando Gesù sale sulla nostra barca e il vento cessa, allora proprio non capiamo più niente. Ci meravigliamo. Ragioniamo con la nostra mentalità di pura logica ed efficienza umana. Non siamo aperti alla novità della sua presenza. Non abbiamo capito il fatto dei pani, la sovrabbondanza del dono di Dio, il nostro cuore è indurito. Ma Gesù non ci abbandona, continua a incoraggiarci, a dirci che lui c’è, al nostro fianco, come il Dio del roveto ardente.