22 Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni”. 23 Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? 24 Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; 25 se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. 26 Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. 27 Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato quell’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.
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Le parole che oggi riceviamo dalla bontà del Signore ci permettono di ricordare la severità con la quale Gesù comandava ai demoni di non proclamare la divinità del Figlio di Dio. Oggi quegli episodi li possiamo considerare all’interno di questa lotta frontale tra il Signore e le potenze del Male. Solo Lui, il Figlio di Dio, può annunciare e proclamare il mistero della sua persona e della sua opera. Quando i demoni gridano il segreto di Gesù di Nazaret, mostrano la fragilità di un regno cattivo ormai diviso in se stesso. Quando invece Gesù scaccia il Male dal cuore degli uomini, rivela e attua la presenza del Regno di Dio in mezzo alla povera storia dell’umanità.
Si colloca in quest’orizzonte l’affermazione cattiva degli scribi scesi da Gerusalemme per accusare l’opera di Gesù come opera del diavolo. Gesù rivendica l’assoluta inimicizia tra Dio e il regno demoniaco. Anzi, possiamo qui considerare che questa è per Gesù l’unica grande “inimicizia”, capace di ingannare purtroppo i fratelli sino a far sorgere inimicizia tra loro. Ma è il diavolo l’unico nemico. Ed è il diavolo, signore del male e della morte, che il Figlio di Dio è venuto a combattere e a scacciare dal cuore e dalla storia degli uomini.
La presenza di Gesù fa sì che il regno demoniaco si sfaldi. Ma, appunto, la rovina del Satana avviene non per una sua divisione interna, ma per la grande guerra che Dio intraprende contro di esso. L’immagine del ver.27 è quella che meglio descrive tutto ciò. Il Signore è quello che entra nella casa, cioè nella storia e nel cuore dell’uomo, e ne diventa il possessore e il Signore, proprio perchè è Lui che solo può legare “l’uomo forte”, cioè il demone, che si è impadronito di ciò che non è suo ma di Dio: l’umanità e, per essa, il cosmo; e quindi la sua storia.
Dunque: non è satana a scacciare satana. Non è quindi in nome del satana che Gesù scaccia satana dal cuore e dalla storia degli uomini. E’ il Figlio di Dio a scacciare satana, perchè solo Lui ne ha la potenza e l’irriducibile volontà.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Beelzebùb, dèmone di origine cananea, significa “signore delle mosche”; era considerato “benefico”, operava guarigioni. In Israele era diventato Beelzebùl, cioè “signore del letame”, che non guarisce, anzi infetta. E’ questo il “titolo” che gli avversari attribuiscono a Gesù, dicendo dunque alla gente: Voi credete che vi guarisca, e invece vi infetta… E’ pericoloso! – Tuttavia, nelle loro stesse parole c’è il riconoscimento che Gesù caccia i demoni, guarisce le persone (v.22). – Per la prima volta qui Gesù parla in parabole: un modo affascinante di comunicare, con immagini eloquenti, forti…, che danno la possibilità di capire qualcosa del Regno di Dio a chi è aperto e disponibile. – L’immagine più ricca in questi versetti è quella dell’uomo forte, nella cui casa solo uno “più forte” (cf. cap. 1, v. 7)può entrare e prevalere.
O Dio, santa è la tua via;
quale dio è grande come il nostro Dio?
Tu sei il Dio che opera meraviglie,
manifesti la tua forza fra le genti.
Salmo 76
Le parole che Gesù rivolge agli scribi ci ricordano indirettamente un dato importante: il potere e il regno di satana è, al di là di quanto può apparire, fondamentalmente omogeneo e compatto e non c’è una contraddizione interna che ne possa provocare l’implosione e quindi la fine; perchè questa avvenga è necessaria una guerra, una lotta da parte di qualcuno di esterno e di nemico a esso .
Il versetto 27 sottolinea tre azioni: l’entrare, il legare, il saccheggiare. Rispetto all’entrare abbiamo già visto come questo verbo è importante riguardo la Signore, il quale entra nei villaggi, nelle sinagoghe..al cap. 5 vedremo che entra anche nel luogo dove c’è la fanciulla morta; e infine egli stesso entrerà nella morte appunto per sconfiggere la morte e colui che di essa ha il potere. Il legare il forte ha un riferimento al libro dell’apocalisse, libro che si piuò leggere nel suo insieme come la narrazione della vittoria cosmica dell’Agello immolato, dove al cap.20 si parla di un angelo che lega il satana. C’è un riferimento anche al libro di Tobia, dove l’Angelo Raffaele lega il demonio Asmodeo dopon che era fuggito in Alto Egitto.
Il Signore mostra come ritiene importante controbattere agli scribi; li manda a chiamare e poi contrasta la loro affermazione; essi infatti non solo dicono male di lui, ma con le loro parole negano la possibilità di liberazione e di bene per gli uomini, che possono esser considerati quei vasi tenuti ben stretti nellla casa del forte e che attendono questa opera di predazione che è appunto coincidente con la loro salvezza.
Tutto questo è rappresentato visivamente dalla icona della discesa agli inferi di Gesù: il suo spezzare le porte della morte, il satana legato e Gesù che porta via dagli inferi Adamo e Eva, segno di tutta l’umanità.