23 In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. 24 I farisei gli dissero: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?”. 25 Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? 26 Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?”. 27 E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! 28 Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.
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La conclusione del cap.2 porta a pienezza la proclamazione della grande “festa” che Gesù è venuto a inaugurare e a regalare all’umanità attraverso la chiamata e la strada percorsa dietro a Lui dai suoi primi amici. La chiamata del pubblicano Levi, il grande banchetto con i peccatori, la proclamazione del nuovo volto nuziale della vita, ora tutto si compie in questa regale passeggiata dei poveri dietro al Signore in giorno di sabato.
Con un accostamento forse solo “affettivo” mi permetto di suggerirvi un breve passaggio per le messi di Giovanni 4,34-38 che può aiutare a cogliere la tonalità “pasquale” del nostro testo, il senso della pienezza dei tempi e del compimento di ogni cosa in Gesù. La versione italiana del ver.23 non consente di cogliere l’accento posto su questo “inizio del cammino” dei discepoli dietro a Gesù, in questi campi di grano che sembrano diventare come una grande mensa di cui loro possono liberamente disporre.
Il fatto che spigolino dice la loro povertà; ma la libertà e in certo modo la solennità di questo corteo sembra suggerire anche una nota di signoria. Sopraggiunge ancora una volta – come era stato per il perdono dei peccati del paralitico (vers.5-7), per il pasto con i peccatori (vers.16-17), e anche per la questione del digiuno (vers.18-19) – l’obiezione farisaica, e ancora una volta la risposta di Gesù che difende, illumina e amplia straordinariamente il significato degli eventi.
Mi permetto di proporre una lettura dei vers.25-27 non come un’infrazione che Gesù giustifica, ma piuttosto come l’annuncio di un compimento, di cui il bisogno, la fame e quindi la vicenda dei pani di Davide è profezia. Mi sembra cioè si debba dire che fin da principio il sabato è stato fatto da Dio per l’uomo, per la sua salvezza e per il suo vero bene. Non sento importante quindi ricordare la possibilità di infrangere il sabato in casi di grave necessità, quanto piuttosto il cammino che tutta la Legge, e quindi in essa la norma fondamentale del riposo sabbatico, compie verso il Cristo Signore.
Gesù, il Figlio dell’uomo, e cioè l’uomo nuovo, il vero Adamo di cui il primo è stato profezia, si rivela ora, in Gesù, nella sua pienezza. Solo con Lui si può cogliere appieno il motivo e il significato profondo del Sabato, creato da Dio per la salvezza dell’uomo. Giorno nel quale non si opera, perché è il giorno dell’opera di Dio. Giorno nel quale si celebra l’opera di Dio. Giorno che riscatta e illumina i giorni dell’uomo restituendo all’umanità il suo volto regale e sacerdotale.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dice il testo che i discepoli iniziano una strada, aprono una strada anche per noi. L’episodio, infatti, ci dà un criterio veramente nuovo per regolarci nelle vicende dell’esistenza: l’uomo, la sua vita, la sua piena realizzazione sono più importanti del rispetto di un comandamento, fosse anche di Dio. Tra l’osservanza del sabato, da una parte; e il piacere o la necessità di camminare, di raccogliere spighe e nutrirsene, dall’altra, Gesù ci dice che la priorità è dell’uomo e delle sue esigenze. Ci saremmo scandalizzati anche noi, che avremmo sentito il bisogno di dire che “Dio deve essere al primo posto”. E invece “il sabato è per l’uomo, non l’uomo per il sabato…”.
Dio aveva dato il sabato all’uomo per riposare. I maestri di Israele avevano definito tanti lavori non permessi nel sabato, e uno di questi lavori non permessi era raccogliere spighe. I discepoli di Gesù fanno questo “lavoro” e i farisei contestano questo con Gesù. Gesù per difendere i suoi discepoli ricorda ai farisei questa vicenda raccontata nell’A.T. riguardo a Davide, quando stava fuggendo lontano dal re Saul che – invidioso – lo voleva uccidere. E durante questa figa, davide entrò nella casa di Dio e il sacerdote gli diede, per lui e per i suoi compagni di viaggio, dei pani santi che erano destinati secondo la legge di Dio solo ai sacerdoti.
Nei giorni scorsi abbiamo ascoltato le parole di gesù, che rispondeva ai farisei: “Non sono i sqani che hanno bisogno del medico, ma i malati”. Cioè Gesù vuole che noi uomini capiamo che abbiamo bisogno
della salvezza di Dio: il nostro bisogno lo fa venire a noi. Al v. 25 leggiamo di Davide, che aveva bisogno, aveva fame, con i suoi compagni. E riceve illegalmente, senza colpa, i pani dei sacerdoti.
I discepoli di Gesù “rompono” la legge del sabato, per la loro fame, per il loro bisogno. E non c’è colpa in loro: Perchè il sabato è stato fatto per l’uomo.L’origine della Legge di Dio è il bisogno dell’uomo. Dio ha dato la sua legge per misericordia dell’uomo. Dio vede e conosce la nostra debolezza e il nostro bisogno, e aiuta.
Per due volte si dece che Davide era con altri, anzi che altri erano con lui, perciò anche questi “altri” hanno potuto mangiare di quei pani sacri. Nei giorni prossimi ascolteremo che Gesù sceglie i Dodici, in primo luogo “perchè stiano con Lui”. E abbiamo già sentito cha “molti peccatori mangiavano con lui”. Possiamo partecipare alla “autorità” che il Figlio dell’uomo ha sul Sabato, perchè Lui, Gesù,
ha veramente partecipato alle nostre necessità. E perciò ora possiamo partecipare alla sua mensa, mangiae con Lui.
Gesù, dicendo “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”, vuole ricordare che l’intenzione di Dio nel porre il giorno del sabato a riposo dell’uomo nonè porre sulle sue spalle ulteriori fardelli legali, come pretendono i farisei. Lo scopo del sabato è – secondo le parole della sua istituzione in Deut 5 – ricordare, almeno ogni settimana, che l’uomo è stato liberato da Dio: “Osserva il giorno di sabato per santificarlo. … Non fare alcun lavoro… Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente con mano potente e braccio teso: perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato” (Dt 5: 12-15)..
Com’è bello il modo di porsi di Gesù nei confronti della scrittura, della Torà! lui non la interpreta alla lettera riducendola negli angusti confini di prescrizioni minute. Neanche la svilisce, ma direi che nemmeno la supera. Lui va al cuore, allo spirito della scrittura, sempre viva, sempre attuale, via per la felicità dell’uomo, sempre dalla parte dell’uomo, cioè dalla parte di Dio. Lui va al cuore della Parola perché è la Parola!