1 Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. 2 Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. 3 Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?». 4 Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. 5 Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. 6 Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. 7 Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto». 8 Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.
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Il sabato che aveva costretto a provvedere in fretta alla sepoltura di Gesù ora è terminato e le donne, di sabato sera dunque, possono comperare gli oli aromatici per andare ad imbalsamare Gesù (ver. 1). Notiamo come le donne continuino ad avere un ruolo di grande rilievo: l’abbiamo già colto come il compimento della grande vicenda nuziale tra Israele e il suo Signore, vicenda che ora si realizza pienamente con il vincolo nuziale tra il Cristo e la nuova comunità messianica che nella Chiesa vedrà radunarsi l’intera umanità. Ora queste tre donne si dispongono a piegarsi sulla persona di Gesù con un umile servizio che, se da una parte è proprio dell’imbalsamazione secondo l’uso giudaico, dall’altro evoca e annuncia tutti gli atti di devozione affettuosa e di adorazione amante nei confronti del Salvatore. In realtà, come già dicevamo, la cosa non avverrà perché il sepolcro sarà già vuoto.
Il levarsi del sole di questo giorno dice l’inizio di un tempo nuovo per tutta l’umanità e per il cosmo. Marco, solo tra gli evangelisti, mette in evidenza, ai vers. 3-4, la grandezza della pietra che copre il sepolcro, e la domanda delle donne mette in evidenza, oltre al problema fisico, il peso insormontabile della morte: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?”.
Ora entriamo nel vivo dell’episodio, che non cessa di stupirci per una sua apparente sobrietà che, se meditata, accresce ancor di più lo sgomento. Diversamente dalle altre memorie evangeliche, le donne non vedono un angelo o degli angeli, ma semplicemente “un giovane”, sia pure vestito di bianco. Niente di sovrannaturale, quindi! In ogni modo, comprensibilmente, le donne prendono paura.
Sempre le apparizioni divine, in tutta la Bibbia, mettono paura. E questo non diminuisce quando Dio mette da parte le apparizioni clamorose, e si presenta nella modestia e nell’ordinarietà della vita umana. In certo senso fa ancora più paura! L’identificazione del morto è assoluta: “Gesù Nazareno, il crocifisso”. Ed ecco quindi l’evento di contrasto, l’annuncio dell’impossibile: “E’ risorto, non è qui”. Non la sua anima che si è staccata dal suo corpo. Ma lui, il nazareno, l’uomo Gesù Cristo, è risuscitato. Venute per imbalsamare un corpo morto devono accogliere l’annuncio di un risorto che per questo capovolge la storia.
Ad accrescere il drammatico contrasto tra quello che viene annunciato e la povera fragilità di tutto l’ambito che lo deve accogliere, ecco citati i fuggitivi discepoli, e tra loro segnatamente quello che in modo esplicito lo ha rinnegato: Pietro. Ma il Signore non abbandona quelli che lo hanno abbandonato, questa povera comunità apostolica tutta fuggita da lui. E fissa per loro un appuntamento in Galilea, là dove tutto è cominciato e dove tutto ora deve cominciare.
Ma a questo punto, anche le donne fuggono, piene di timore e di spavento (ver. 8). “E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura”. Dunque, un fallimento, un’incomprensione totale. Umanamente impossibile pensare da qui l’inizio di una vicenda tutta nuova per la creazione e per la storia umana. La comunità credente è costituzionalmente inadatta a seguire e a servire il Salvatore del mondo. Ma quello che verrà l’abbiamo già ascoltato e accolto nel nostro cammino nel Vangelo secondo Marco. La potenza e la fecondità della predicazione cristiana nascono dal fatto che proprio la comunità credente è il luogo privilegiato della misericordia divina. Comunità di peccatori perdonarti, di perduti ritrovati, di morti risuscitati, che potrà e dovrà annunciare al mondo intero la meravigliosa storia della sua salvezza operata da Dio nella suprema opera della sua misericordia, il sacrificio d’amore pasquale di Gesù nazareno, il Figlio di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ecco le donne, la cura delle donne, la cura concreta: ormai possono solo imbalsamare un cadavere. Però vengono al sepolcro “di buon mattino”. Quasi non si danno pace, dimostrano così la loro fedeltà di discepole, fino all’ultimo. E’ il primo giorno della settimana: quello che doveva rappresentare una fine diventa un inizio. Il masso che chiudeva il sepolcro e rappresentava una barriera, un limite netto e invalicabile tra la vita e la morte, che nessuno può rimuovere, è stato rotolato via.
Le parole del giovane: il crocifisso. E’ risorto. Non è qui. La morte per amore di Gesù è trasformata in vita. Non ci si ferma nella morte. Bisogna andare oltre. Dire a Pietro, con tutta la sua fragilità e il suo tradimento, e ai discepoli, che egli li precede in Galilea.
Ecco la missione della chiesa: non nel tempio, non a Gerusalemme, ma in Galilea, in periferia, al limite del paganesimo, dove tutto è cominciato. Come a dire:”ricordatevi tutto quello che avete vissuto insieme, parole, gesti, incontri, forse allora non l’avevate capito, ora ricordatelo alla luce della Pasqua. E lui vi precede. “
Tutto questo è così sconvolgente che fa paura. La fuga, il silenzio, la paura delle donne è anche questa una morte, che diventerà resurrezione nella nascita della chiesa.