35 Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. 36 Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37 e, trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano!”. 38 Egli disse loro: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
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Sono diversi i verbi della lingua greca del Nuovo testamento – e quindi anche del Vangelo secondo Marco – che dicono e descrivono la preghiera. Il verbo usato qui al ver.35 non sembra avere in Marco un significato particolare e un riferimento privilegiato ad un determinato contenuto, o modo, o scopo, della preghiera stessa. In ogni modo, da questa affermazione che alla lettera dice “alzandosi, uscì e se ne andò nel deserto e là pregava”, riceviamo una luce importante sulla persona di Gesù e sul rapporto tra il Figlio e il Padre. Questa preghiera dice infatti l’assoluta “dipendenza” da Dio Padre. Si potrebbe parlare persino di “povertà”, ovviamente in senso del tutto positivo: Gesù nulla è, nulla ha, nulla può dare e fare, se non quello che riceve dal Padre. Egli è la perfetta “trasparenza” del Padre, la sua perfetta ikona, proprio perchè tutto riceve da Lui. Siamo quindi all’opposto del dramma dei progenitori, tentati e ingannati dal serpente antico verso l’ipotesi e il tentativo di “impadronirsi” di Dio; mangiare il frutto proibito sarebbe la via per diventare “come Dio”. Gesù nulla prende e tutto riceve dal Padre. E’ la grande via della “divinizzazione” dell’uomo indicata dal Cristo all’intera umanità come via della salvezza e della vera pace.
Quel mettersi “sulle sue tracce” da parte di Pietro e di quelli che erano con lui è un verbo piuttosto aggressivo che la versione latina rende con “persecutus est”. La ricerca di Lui rivela un bisogno imperioso della sua presenza. Ma la fede ci è regalata non come delega e garanzia, ma, al contrario come responsabilità. Questo fatto resta implicito nel nostro testo, ma mi pare sottenda alla tranquilla e perentoria risposta di Gesù, che rifiuta di lasciarsi “fissare” in una qualsiasi definizione storica o geografica, e afferma il primato di una predicazione che esige la sua incessante dilatazione. In questa esigente necessità di andare oltre non vedo solo il senso ovvio di nuovi luoghi cui consegnare il Vangelo, ma penso anche a sempre nuove geografie culturali e religiose verso le quali Egli è mandato da Dio Padre.
Si tratta per ora dell’orizzonte del mondo ebraico (ver.39), anzi della sola Galilea. Ma in prospettiva sarà tutto il mondo, come era stato per l’intera città di Cafarnao ai vers.32-34, a dover essere visitato e salvato dalla predicazione di Gesù. E così liberato dai demòni.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Si conclude la prima giornata di attività di Gesù, presentata come una giornata-tipo: è quindi significativo che essa si concluda con la preghiera. Il testo greco insiste sul fatto che era notte: “di buonora, a notte fonda”. Possiamo considerare la notte, con un commentatore, un’immagine della morte: per Gesù non è la fine di tutto, ma il momento dell’incontro pieno e vivificante con il Padre. – L’indicazione “Alzatosi” ci suggerisce l’atteggiamento della persona dritta, decisa, pronta a ricevere dall’incontro con Dio l’energia della vita nuova e della nuova giornata. – Simone e “quelli con lui” ci danno l’idea di un gruppo che non condivide gli orientamenti del maestro: è dura rinunciare al successo, al riconoscimento acclamante… Gesù spiega che non è “uscito” (dal Padre) per questo: è in altro modo che si porta l’annuncio e si opera la liberazione.
Con la sua preghiera prima dell’alba, Gesù ci mostra che è importante pregare prima del giorno, per affidare e a Dio tutte le attività della giornata e per chiedere che in tute ci prevenga con la sua grazia.
Il libro della Sapienza (6:14) già ci esortava a questo: “Chi si leva per essa (per la sapienza di Dio) di buon mattino non faticherà, la troverà seduta alla sua porta”.
Pietro e i suoi amici finalmente lo trovano e gli dicono: “Tutti ti cercano!”. Forse hanno ascoltato e visto il bene che Gesù dice e fa, come abbiamo letto nei vv. precedenti; forse altri glielo hanno raccontato, e così tutti si sono messi sulle tracce di Gesù. E noi “siamo cercati” per il bene che il Signore fa e dice in noi?
“Andiamo altrove, perchè io predichi anche là!” Gesù annuncia la salvezza di Dio, e libera dalla prigionia degli spiriti maligni (vv. 38-39) , secondo la profezia di Isaia: “Lo Spirito del Signore è su di me; … mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione…” (Isa 61:1-2).
Si vede bene oggi che c’è un viaggio che Gesù deve compiere, e invita anche i suoi discepoli a camminare con Lui in questo viaggio: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini”. E per compiere questo viaggio Gesù deve “uscire”: “per questo infatti sono venuto (lett. “uscito”)”, da Cafarnao, ma forse allude, più profondamente alla sua “uscita dal Padre”, come ci ricorda il vangelo di Giovanni: “Gesù, sapendo che era uscito dal Padre e che al Padre ritornava…” (Gv
13:3).
Dio Padre è l’inizio del viaggio di Gesù e la sua destinazione, ed è anche il viaggio stesso: “Deve predicare il Vangelo, che è il “Vangelo di Dio” “: predicandolo Gesù “rimane” in Dio Padre.
Anche i discepoli sono invitati a seguirlo nel viaggio, ora in Galilea, e poi fino a Gerusalemme, per la Sua passione e la sua Morte. E poi ordinerà ai discepoli di proseguire questo viaggio del Vangelo fino ai confini del mondo.
“di notte USCI’ a pregare”… “io predichi anche là. Per questo sono USCITO”. Sembra voglia dirci che Gesù uscì per pregare, perchè poi doveva uscire per predicare. L’incontro con Dio nella preghiera, precede ed è intimamente connesso con la vita ordinaria che poi Gesù (e noi) vive nel mondo, tra gli uomini che lo cercano, e quelli che Lui cerca: e dalla preghiera a Dio sembra prendere avvio e forza il viaggio verso gli uomini, per dare loro la Buona Notizia di Dio.
È bello dar lode al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunziare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
sull’arpa a dieci corde e sulla lira,
con canti sulla cetra.
Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
Salmo 92
“Il Signore ci ha condotti nella solitudine per parlarci al cuore. Sia perciò il nostro cuore come un altare vivente dal quale salga perennemente al cospetto di Dio una preghiera pura; di essa tutte le nostre azioni devono essere come impregnate.”
Statuti certosini