12 La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13 Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. 14 Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
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Mi sembra evidente il forte significato simbolico della Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore. E questo, mi sembra, già a partire da quella “fame” di Gesù al ver.12. Più di Marco. Matteo evidenzia il tema della fame, a partire dalla beatitudine degli affamati al cap.5 per arrivare al grande giudizio finale di Matteo 25 dove Gesù dice “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare….ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare”. La fame, condizione difficile e maledetta dell’esperienza umana anche di oggi trova ascolto assoluto presso Dio. Ricordiamo in Marco 2,23-28 la memoria di Davide che poté legittimamente superare la norma dei pani sacri per nutrirsi insieme ai suoi compagni.
Il punto di “crisi” del nostro testo sta nell’osservazione secondo la quale Gesù non trova frutti perché “non era la stagione dei fichi”. La sua “non concessione” alla regola delle stagioni porta a considerare il termine reso al ver.3 con la parola “sragione”, che più ampiamente e profondamente indica il “tempo”. Il tempo, ascoltavamo in Mc.1,15, “è compiuto”. Con Gesù termina il tempo dell’attesa, della preparazione e della profezia, perché Gesù è la presenza stessa di Dio in mezzo agli uomini. Il dono di Dio che è Gesù raccoglie in sé tutto il senso e la portata del tempo. Troveremo nella parabola di Mac.12,2, reso con il termine “momento opportuno”, il significato nuovo del tempo, come tempo di vigilanza per potere in ogni momento custodire e manifestare la presenza del dono di Dio nella storia. Il tempo delle diverse stagioni simboleggiava un tempo non ancora “riempito” dalla presenza del Signore nella storia umana. Ora tale presenza ci è affidata perché noi possiamo sempre restituire il frutto di tale presenza.
Il fico rappresenta quindi la vecchia economia del Tempio e della Legge, ormai superato e assunto nel tempo nuovo di Gesù. Egli è l’albero nuovo che secondo Apocalisse 22,2 è “l’albero di vita che dà frutti dodici volte all’anno, portando frutto ogni mese”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.