11 Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2 e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. 3 E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». 4 Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. 5 Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». 6 Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. 7 Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. 8 Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. 9 Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
10 Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».
11 Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
Seleziona Pagina
Ricevo la Parola che oggi il Signore ci regala, e così mi sembra si possa ricevere tutto questo cap.11, nell’orizzonte del grande incontro tra la liturgia e la storia, che è caratteristico di tutta la grande tradizione ebraico-cristiana. Quello che infatti ascoltiamo è certamente la memoria di un avvenimento, ma insieme ne cogliamo la grande portata simbolica, fino a vedervi appunto una celebrazione liturgica. Non c’è separazione tra storia e liturgia. La liturgia è fonte e principio della storia che Dio dona al suo popolo e a tutta l’umanità. E’ una storia che si presenta come interamente governata da Dio stesso. Nel nostro testo si celebra il compimento della grande profezia di Zaccaria 9,9 che annuncia l’avvento del Re Messia, radicalmente diverso e opposto ai re della terra e ai loro trionfi di guerra.
E’ impressionante la “signorìa” che Gesù esercita nel raccogliere gli elementi dell’avvenimento che Egli vuole costruire come momento essenziale della rivelazione di Sé e del suo compito. E’ veramente “il Signore”(ver.3) a creare e a condurre le cose, e tutto sembra dovergli obbedire . Ed è un grande corteo di pace quello che entra a Gerusalemme e giunge fino al Tempio. Anche i “molti” che si uniscono a Gesù e ai suoi discepoli sono evidentemente parte necessaria di questa “liturgia”, a quindi anche loro sembrano spontaneamente partecipare a quello che Gesù vuole manifestare. Forse ognuno di noi può trovare nella sua memoria eventi che si sono svolti come guidati e celebrati in un orizzonte di significato speciale, senza artificiosità e nello stesso tempo con grande potenza di evocazione e di rivelazione.
Il grido di acclamazione dei vers.9-10 riprende parole del Salmo 117(118),25ss. Gesù è veramente riconosciuto come il Messia del Signore in questo corteo che è appunto contro-corteo rispetto alle glorie dei trionfi mondani. Gloria di Chi offre la sua vita. E’ del solo Marco la memoria dell’ingresso di Gesù anche nel Tempio e il suo “guardare ogni cosa attorno”, quasi a preparare quello che di seguito compirà.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.