1 Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2 e disse loro: “Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. 3 E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”. 4 Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. 5 E alcuni dei presenti però dissero loro: “Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?”. 6 Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. 7 Essi condussero l’asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. 8 E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. 9 Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! 10 Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli! 11 Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
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Oggi il nostro cammino nel Vangelo secondo Marco prende la sua ultima direzione geografica e spirituale: Gerusalemme! Con tre capitoli – 11.12.13 – ci porterà alla Pasqua di Gesù. Gerusalemme è ormai l’ultimo grande palcoscenico della memoria evangelica. La sua storia, l’elezione divina sulla città, le sue glorie e i suoi peccati, le strutture religiose e le vicissitudini politiche, i suoi abitanti con tutte le loro bellezze e i loro difetti…Siamo ormai nella Città Santa! Anzi, oggi, ci entriamo insieme a Gesù. Ma anche, con la folla che lo “riconosce” gli andiamo incontro e lo accogliamo. La Liturgia della Settimana Santa aggancia strettamente il nostro testo di oggi con quello che ascolteremo e celebreremo dal primo versetto del cap.14. Questo arrivo di Gesù a Gerusalemme è tutto orientato verso gli eventi supremi della nostra salvezza.
Accogliamo con attenzione questa singolare “regìa” del Signore circa la fisionomia e i modi del suo ingresso in città, fin nei particolari. Cogliamo in questo un significato globale: ci troviamo al culmine della Missione del Figlio di Dio e della sua obbedienza al Padre. Lui solo può cogliere e accogliere come tutto si compia in adempimento e in pieno svelamento di quello che la storia di Israele ha preparato e predetto. Il nostro testo manca della citazione diretta di Zaccaria 14,4 e 9,9, ma vi sarà prezioso riprendere quelle parole, che rendono luminoso quello che oggi viene celebrato.
Ci ha sempre affascinato anche il particolare di quel “il Signore ne ha bisogno” del ver.3. Ricordo che la nostra sorella Maria lo teneva scritto davanti a lei, al tavolo della sua preghiera, credo perchè le piaceva pensare a se stessa in collegamento con l’umile animale di cui il Signore ha voluto aver bisogno per celebrare una regalità messianica piena di umiltà e di pace. Anche il previsto e avvenuto dialogo tra i due discepoli e gli abitanti di Betfage mi sembra riflettere il senso profondo delle Scritture antiche che chiedono il perchè di Gesù e degli eventi intorno a Lui, proprio per evidenziare che tutto è stato preparato per questo. Così i vers.2-6.
Tutto resta però rigorosamente avvolto e protetto dal mistero divino. Difficile dire quale fosse la consapevolezza “razionale” della gente in quella festosissima accoglienza, del tutto spontanea e in barba alle autorità del Tempio e del governatore romano. E’ la gioia misteriosa di una liturgia che si muove per consapevolezze profonde dello Spirito più che per ragionamenti. Al punto che è questa Liturgia che appare come grembo del mistero profondo che oggi si compie alle porte di Gerusalemme. Mi chiedo e vi chiedo se si può dire che quando celebriamo la Divina Liturgia, noi di fatto ri-creiamo l’evento che vogliamo ricordare, certo non per potenza nostra ma per la potenza dello Spirito Santo che è in noi e agisce attraverso di noi.
Al ver.11, come all’improvviso, tutto si fa calmo e silenzioso. Quanto è successo rimane isolato e sospeso, in attesa del suo svelamento nelle ultime parole del testo evangelico.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Marco 11:7-11
Auguri a tutti voi per la Festa dell’Assunta, in particolare a chi è a Filetto e festeggia la patrona. Noi qui in Tanzania la celebriamo domenica prossima, per questo abbiamo spezzato in due parti il testo previsto per ieri, e anche oggi vi scriviamo qualcosa. In Marco, diversamente dagli altri vangeli, non c’è voce che contesta l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Tutti, in modo diverso, entrano nella gioia di questo ingresso glorioso. Anche le parole finali possono essere intese in questo modo. Vedremo in ciò che succede subito dopo, come la paura, il dubbio e il male, ogni passione negativa di noi uomini, entrerà nella Passione/Pasqua del Signore. Però oggi non c’è altro che questo tributo di onore e di acclamazioni al Signore, che Gesù non contesta ma accetta. Oggi succede un pò come là sul monte della Trasfigurazione: e se là era per pochi testimoni soltanto, oggi qui a molti è manifestata la gloria che è sua come figlio di Davide, e Messia, prima di entrare nel buo della passione e morte.