22 Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini 23 e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
2 Commenti
Giovanni Nicolini
il 31 Agosto 2015 alle 07:21
Due mi sembrano le note forti di questo secondo annuncio della Pasqua del Signore. La prima è questa consegna “nelle mani degli uomini”. Non sono i capi e i responsabili del Popolo d’Israele, come nel primo annuncio e come sarà nel terzo annuncio della sua Pasqua, ma appunto “gli uomini”. Vuole forse indicare l’intera umanità? Tutti noi? Tutta questa umanità salvata dalla Croce del Figlio di Dio? Ognuno di noi con il peso e la tristezza del nostro essere uccisori di Colui che ci salva? Tutti noi chiamati a contemplare Colui che abbiamo trafitto? Lascio alla vostra preghiera l’interpretazione di questo passaggio.
L’altra particolarità di rilievo del nostro brano è la grande tristezza dei discepoli, caratteristica di questo testo di Matteo. Mi chiedo se è la tristezza dei discepoli per l’annuncio che ricevono da Gesù. Mi chiedo anche se non è allusione e presagio di tutta la tristezza della storia che in ogni istante celebra la morte dell’Innocente e la condanna del Giusto in tutte le vicende della storia umana.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Celina
il 1 Settembre 2015 alle 08:38
Mi sembra bella e importante la tristezza dei discepoli davanti all’annuncio della Passione del Figlio dell’uomo, passione che anche secondo me raccoglie tanto dolore e tanta violenza della storia degli uomini.
Mi sembra che un bel commento a questo testo e a questa tristezza siano le parole che il papa Francesco ha pronunciato al Sacrario Militare di Redipuglia:
“Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.” (13/9/2014)
E’ una tristezza che coinvolge e che tornerà durante l’ultima cena:
“Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: ‘In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà’. Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: ‘Sono forse io, Signore?’.”(Mt 26, 20-22).
Due mi sembrano le note forti di questo secondo annuncio della Pasqua del Signore. La prima è questa consegna “nelle mani degli uomini”. Non sono i capi e i responsabili del Popolo d’Israele, come nel primo annuncio e come sarà nel terzo annuncio della sua Pasqua, ma appunto “gli uomini”. Vuole forse indicare l’intera umanità? Tutti noi? Tutta questa umanità salvata dalla Croce del Figlio di Dio? Ognuno di noi con il peso e la tristezza del nostro essere uccisori di Colui che ci salva? Tutti noi chiamati a contemplare Colui che abbiamo trafitto? Lascio alla vostra preghiera l’interpretazione di questo passaggio.
L’altra particolarità di rilievo del nostro brano è la grande tristezza dei discepoli, caratteristica di questo testo di Matteo. Mi chiedo se è la tristezza dei discepoli per l’annuncio che ricevono da Gesù. Mi chiedo anche se non è allusione e presagio di tutta la tristezza della storia che in ogni istante celebra la morte dell’Innocente e la condanna del Giusto in tutte le vicende della storia umana.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi sembra bella e importante la tristezza dei discepoli davanti all’annuncio della Passione del Figlio dell’uomo, passione che anche secondo me raccoglie tanto dolore e tanta violenza della storia degli uomini.
Mi sembra che un bel commento a questo testo e a questa tristezza siano le parole che il papa Francesco ha pronunciato al Sacrario Militare di Redipuglia:
“Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.” (13/9/2014)
E’ una tristezza che coinvolge e che tornerà durante l’ultima cena:
“Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: ‘In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà’. Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: ‘Sono forse io, Signore?’.”(Mt 26, 20-22).