E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5 Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7 Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi, ascolti».
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Riunisco i testi di ieri e di oggi per qualche considerazione. Mi sembra chiara e forte la relazione tra l’uscire di Gesù da casa al ver.1 e l’uscita del seminatore per seminare al ver.3.
E’ Gesù che esce dalla sua dimora con il Padre e viene tra noi a seminare. A donare il seme divino della sua Parola!
Le molte folle che si radunano attorno a Lui (ver.2) diventano “tutta la folla”. Molte, ma di fatto l’unica folla dell’intera umanità!
Gesù parla loro “di molte cose con parabole” (ver.3)!
Il discorso di Gesù che oggi inizia, ci racconterà in questo capitolo 13 molte parabole. E’ questo il discorso delle parabole, dopo che abbiamo ascoltato il discorso della montagna (Mt.5-7) e il discorso apostolico (Mt.10).
La “parabola” è la realtà, forse ogni “realtà”, nel suo riferimento al mistero stesso della vita. Al mistero di Dio!
Oggi, la “caduta” del seme su tanti terreni infecondi potrebbe portare ad una conclusione rattristata e angosciata.
Ma la fecondità del terreno buono vuole portarci alla stupita ammirazione per questo incontro tra “il seme” della Parola e la bontà del terreno della fede!
Tale è il mirabile incontro tra il Signore e le nostra accogliente povertà!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.