9 Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga; 10 ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». 11 Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? 12 Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». 13 E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. 14 Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
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Al ver.10 del nostro brano il verbo “guarire” si stacca dal testo originale che dice “curare”. Lo sottolineo perché oggi la tensione tra i due verbi è molto presente nella “questione bioetica”, dove si afferma con interessante attenzione che non sempre si può “guarire”, ma in ogni modo sempre si deve “curare”.
Le vie e i rimedi del curare aprono un orizzonte delicato di scelte e di decisioni.
Questo ci può portare ad una preghiera sul grande tema bioetico del “fine-vita”!
Usando il verbo “guarire” il nostro testo apre già da qui la porta all’annuncio del potere sanante dell’opera di Dio.
Gesù risponde all’obiezione di coloro tra i quali ci sono dei farisei come ascoltiamo al ver.14.
Egli reagisce facendo l’esempio della pecora che cade nel fosso. Legge o non legge, un contadino la sua pecora la va a ripescare!
Così Gesù può affermare che “un uomo vale ben più di una pecora”! (ver.11).
Dunque, “è lecito in giorno di sabato fare del bene”, alla lettera “fare bene”.
A me pare di dover pensare che tale affermazione dilati enormemente non solo la “possibilità” di “fare il bene”, ma addirittura la nota forte che accompagna il giorno del Signore! Posso io dire o pensare che, siccome è il giorno del Signore, non posso aprire ad un povero la porta di casa per aiutarlo, per nutrirlo, per farlo riposare? E’ proprio così che il “regime” stesso della Legge ha profetizzato e preparato il nuovo tempo dell’Amore inaugurato dalla Pasqua del Signore Gesù!
Il che non vuol dire che posso fare bene solo nel giorno del Signore, ma che la Domenica è il giorno del Signore che illumina e dona tutto l’orizzonte della storia sia personale che collettiva come il grande orizzonte dell’amore universale.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ bello vedere che Gesù, senza acrimonia, senza rancore, cerca di far ragionare i suoi interlocutori, come farà fino alla fine ricevendo uno schiaffo nel corso della Passione. In realtà, sembra che ai farisei (e a tanti altri, anche oggi) stia più a cuore la tutela della proprietà che il bene delle persone: la pecora che cade in giorno di sabato si può salvare, mentre non è ammesso curare chi ne ha bisogno. Ecco quindi una bella linea-guida per noi: il bene, il benessere delle persone deve essere al primo posto e nessuna regola, nessuna ideologia può distoglierci da questo criterio datoci da Gesù.