33 Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero. 34 Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. 35 L’uomo buono dal suo buon tesoro trae fuori cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori cose cattive. 36 Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; 37 infatti in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato».
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Mi sembra che il Signore ci voglia custodire nella meraviglia dell’evento di salvezza che Egli è venuto a donare a tutta l’umanità. Per risalire al motivo del suo severo rimprovero di oggi, bisogna tornare al ver.24 dove il miracolo di liberazione dal male, operato da Gesù per l’indemoniato cieco e muto, veniva malamente commentato dai farisei: “Costui non scaccia i demoni se non per opera di Beelzebul, capo dei demoni”.
Quello che ieri, ai vers.31-32, il Signore qualificava come imperdonabile bestemmia contro lo Spirito Santo, nel nostro brano viene descritto con l’immagine dell’albero buono e dell’albero cattivo: di un albero buono, “anche il suo frutto sarà buono” (ver.33) come di un albero cattivo, “anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l’albero”! L’immagine dell’albero spiega la realtà la realtà profonda della condizione umana: “La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (ver.34).
E qui la “parola” assume un rilievo decisivo, come rivelazione della condizione reale e profonda di ogni persona, come spiega il ver.35 cogliendo nel “cuore” umano, quel “tesoro” buono o cattivo, dal quale, inevitabilmente ognuno trae le cose buone o cattive che vi sono riposte. In questa immagine sembra non esservi posto per mascheramenti e ipocrisie.
In questo senso è interessante il termine del ver.36 che dice di una parola che la traduzione italiana rende con il termine “vana”. La versione precedente diceva “infondata”. Alla lettera si potrebbe dire “senza efficacia”. Forse vuole dire una non corrispondenza tra quello che si dice e quello che si ha nel cuore. Ma in ogni modo di tale parola gli uomini “dovranno rendere conto nel giorno del giudizio”. Resta quindi che “in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato” (ver.37).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.