Da “Bologna Sette” di domenica 9 Marzo 2014, segnaliamo:
Il “gioco” fra libertà e limiti è molto complesso e affascinante. Io lo affronterò dal punto di vista della scienza e degli scienziati». Vincenzo Balzani, docente emerito dell’Università di Bologna, anticipa qualche passaggio della lezione che terrà insieme al filosofo Maurizio Malaguti ai «Martedì di San Domenico», martedì 11 alle 21. «Abbiamo – dice Balzani – una conoscenza molto limitata della realtà materiale in cui siamo immersi e ogni scoperta scientifica genera più domande di quelle a cui dà risposta. La scienza ha limiti concettuali intrinseci: ad esempio, spiega “come”, ma non “perché”, avvengono i fenomeni e non può dare risposte alle domande di senso. Contrariamente a quanto pensano alcuni scienziati, non siamo rinchiusi nel limite del mondo materiale: c’é la libertà dello spirito».
E riguardo gli scienziati?
Lo scienziato spesso ha la libertà di scegliere il campo di ricerca in cui lavorare e, con lo scambio di idee e la collaborazione, ha anche la libertà di superare i limiti delle sue capacità. D’altra parte, però, il suo lavoro è soggetto a limiti di varia natura, alcuni imposti dal contorno in cui opera (economici, tecnici), altri dal suo livello di intelligenza, altri ancora dalla sua coscienza. Ad esempio, lo scienziato ha il dovere di non contribuire allo sviluppo degli armamenti. A volte lo scienziato, ammaliato dalla bellezza delle sue ricerche, esercita la libertà di darsi lui stesso dei limiti, chiudendosi nel suo laboratorio e isolandosi dalla società. Questa sua libera scelta, però, è un atto di egoismo perché chi ha avuto il privilegio di potersi dedicare alla ricerca scientifica ha il dovere di usare le sue conoscenze per il bene della società. C’é una responsabilità che deriva dalla conoscenza. Doveri e responsabilità costituiscono limiti ai quali è necessario attenersi. Oggi c’è molto bisogno di scienziati capaci di contribuire a risolvere i gravi problemi del mondo, incominciando dalla crisi energetico-climatica.
Quali responsabilità ha la tecnica?
Anche se alcuni scienziati e filosofi vedono nella tecnica un’entità ormai ingovernabile, capace addirittura di rendere schiavo l’uomo, io sono più ottimista. Penso che, come ha scritto Hans Jonas, «dobbiamo imporci di sapere che cosa stiamo facendo e di scegliere in quale direzione vogliamo andare». Dobbiamo e possiamo farlo decidendo finalmente di sviluppare la scienza e di usare la tecnica alla luce dei principi del Vangelo per custodire il pianeta e per costruire un sistema sociale più giusto.
Caterina Dall’Olio