“Caro Mario, la tua dimora sia oggi nella pace della Santa Gerusalemme”

La comunità della Dozza ha salutato il diacono Mario Marchi nella celebrazione delle esequie, presieduta dal vicario generale don Giovanni Silvagni, lunedì 18 agosto alle 10.30 nella chiesa di Sant’Antonio di Padova alla Dozza.

Un saluto colmo di affetto e gratitudine

La chiesa parrocchiale di Sant’Antonio di Padova alla Dozza si è riempita di fedeli per l’ultimo saluto al diacono Mario Marchi, figura amata e punto di riferimento nella comunità e nella Chiesa di Bologna. La celebrazione è stata presieduta dal vicario generale don Giovanni Silvagni, che ha portato la vicinanza dell’arcivescovo cardinale Matteo Zuppi, impossibilitato a partecipare ma unito nella preghiera.

Don Giovanni, nell’introduzione, ha espresso il senso profondo di questa liturgia:

«Chiediamo al Signore tanta forza, tanta luce per poter salutare degnamente il nostro caro Mario e presentarlo a Lui in questa liturgia che riassume tutta la sua vita terrena e lo consegna alla vita eterna. Siamo sulla soglia di questo passaggio: lui ci passa davanti e noi lo accompagniamo».

Ha ricordato con emozione il legame speciale che Mario aveva con il cardinale Zuppi:

«Mario gli è stato molto caro, lo ha aiutato nei primi passi del suo ministero a Bologna, gli è stato vicino come consigliere e amico. Il cardinale lo ha sempre desiderato accanto a sé, e anche durante la malattia non gli ha fatto mancare la sua vicinanza».

Alla celebrazione erano idealmente presenti anche tanti che non hanno potuto essere fisicamente alla Dozza: amici, confratelli diaconali, operatori Caritas e coloro che Mario ha servito con amore.

Le letture: un Vangelo che racconta la vita di Mario

Le letture scelte parlavano di speranza e di compimento:

  • Apocalisse 21,1-5: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini… asciugherà ogni lacrima dai loro occhi”;
  • Luca 19,28-40, lo stesso Vangelo che Mario aveva proclamato l’ultima volta alla Dozza, durante la Domenica delle Palme: l’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

Don Giovanni ha sottolineato il valore di questa scelta:

«Quel Vangelo che lui ha proclamato oggi in qualche modo ce lo riconsegna e ci dice: adesso anche voi fate la vostra parte. Per Mario quell’ingresso a Gerusalemme è stato l’inizio di una Pasqua vissuta in profondità: la passione, la morte… ma anche la speranza della risurrezione».

L’omelia: tra Gerusalemme di quaggiù e Gerusalemme del Cielo

L’omelia è stata un inno alla speranza pasquale e un ritratto autentico di Mario:

«Oggi lui è il segno potente del Signore Gesù che camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. È stato uno di noi, diventa il primo, il più avanzato nel cammino, la testa di questa santa carovana di cui tutti facciamo parte».

Don Giovanni ha ricordato l’umiltà, la discrezione e la mansuetudine di Mario:

«Un uomo poco appariscente, lontano dall’esibizionismo, capace di garbo, pazienza, benevolenza, anche nei compiti più alti a cui è stato chiamato, come la guida della Caritas diocesana. Lì dove non è facile creare armonia, Mario ha saputo essere costruttore di unità, con uno stile evangelico».

Il vicario generale ha ripercorso anche l’ultimo tratto di vita di Mario, segnato dalla malattia:

«Un lento consumarsi, inspiegabile e inesorabile, che è stato come un sigillo di autenticità su tutta la sua vita donata».

E ha concluso con un’immagine piena di speranza:

«Ci è dolce pensare alla grande festa che oggi gli fanno i poveri che ha servito e amato nella sua vita. Ora lo accolgono nella casa del Signore, riconoscendolo come fratello affidabile, segno della presenza di Dio».

La registrazione dell’omelia don Giovanni Silvagni per Mario Marchi

 

La preghiera dei fedeli: un popolo che ringrazia

La preghiera dei fedeli: un popolo che ringrazia

Le intenzioni di preghiera lette da Cristina hanno espresso la riconoscenza e l’affetto di tutta la comunità:

  • per Carla, le figlie Giulia e Chiara, i nipoti e tutti i familiari, perché siano consolati dall’amore che Mario ha donato;
  • per la pace e la dignità di ogni uomo, valori che Mario ha incarnato;
  • per i poveri, i piccoli, gli invisibili che lui ha servito fin dai primi passi in Caritas;
  • per la Chiesa della Dozza, le sue famiglie i suoi diaconi;
  • per tutti i nostri cari defunti, ricordando in particolare don Giovanni Nicolini, don Dario Malaguti, Claudio Fasolo e Massimo Dessì.

È stata letta anche una preghiera inviata da don Matteo Prosperini, direttore della Caritas diocesana:

«Che la bontà che Mario ha sempre dimostrato sia accolta dal Padre celeste e possa Mario sedere al banchetto eterno con tutti i poveri che nella sua vita ha servito e aiutato».

Il grazie della famiglia

Al termine, i familiari hanno rivolto un commosso ringraziamento:

«Grazie a tutti voi qui presenti e ai tanti che ci hanno fatto sentire vicinanza in questi mesi. Grazie al cardinale Matteo Zuppi, amico oltre che pastore; a mons. Giovanni Silvagni; a don Matteo Prosperini e a tutta la Caritas diocesana; alla famiglia della Visitazione, seconda famiglia per il nonno; agli amici di sempre. Grazie al nonno per esserci stato, e grazie al Signore che ce lo ha donato».

Chi era Mario Marchi

  • Residente alla Dozza, Mario è stato ordinato diacono il 15 febbraio 2009 dal cardinale Carlo Caffarra.
  • Nel 2013 l’arcivescovo lo aveva scelto per guidare la Caritas diocesana, incarico che ha svolto con dedizione evangelica e grande capacità di ascolto.
  • Ha sempre vissuto il suo ministero con umiltà, sobrietà e passione per i poveri, rimanendo fino alla fine uomo di fede e di speranza.

Grazie, Mario, per il dono della tua vita. Continua a camminare accanto a noi nella pace della Santa Gerusalemme.

Giovedì 14 agosto 2025 il nostro caro fratello Mario Marchi ci ha salutati. Il giorno seguente avrebbe festeggiato l’80º compleanno. Era ricoverato al Bellaria. Mario abitava alla Dozza. Fu ordinato diacono il 15 febbraio 2009 dal cardinale Carlo Caffarra e nel 2013 fu scelto dall’Arcivescovo per dirigere la Caritas diocesana.

Il ricordo di Giuseppe Scimè:

Nel rito di preparazione alla proclamazione del Vangelo durante la Liturgia della Parola, il diacono si inchina profondamente davanti a chi presiede e gli domanda: «Benedicimi, o padre». Il presidente lo benedice e il diacono, con l’Evangeliario, svolge la processione dall’altare verso l’ambone preceduto dal turiferario. Per quindici anni abbondanti il diacono Mario Marchi si è rivolto prima a d. Giovanni Nicolini e poi a me con queste parole solenni, semplici e inquietanti per me che per età e condizione di vita mi sentivo impari al confronto con lui e inadeguato al ministero presbiterale.

Mario, marito padre nonno diacono della famiglia parrocchiale di Dozza e Calamosco, scelto dal card. Caffarra e poi dal suo successore, il nostro vescovo Matteo, come Direttore della Caritas diocesana, si è inchinato tante volte davanti a me con una umiltà bontà affetto ed anche una sottile ed elegante ironia, tutte virtù che in lui erano del tutto connaturali ed erano espresse senza alcuna forma di ostentazione ma semmai con un riserbo e una discrezione esemplari.

Con il diacono Claudio, Mario è ora nella gloria di Dio, con e come Maria celebrata oggi assunta in cielo. Entrambi, con Giovanni, continueranno ad accompagnarci nel nostro cammino, con quel sorriso e sguardo umile e gioioso. Pregate per noi, vostri fratelli sorelle e amici che vi vogliono bene. E a te, ora, Mario, sono io finalmente a chiedere umilmente: «Benedicimi, o padre».

Giuseppe

In questa galleria raccogliamo le foto di Mario, comprese quelle del funerale: