34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 36 Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37 Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
1 Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».
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Ci troviamo oggi ad uno dei vertici supremi della sapienza cristiana, dove l’alternativa e l’opposizione alle sapienze mondane è suprema. Ognuno può facilmente verificare tale radicalità guardando a quello che in noi è più istintivo. Direi, naturale! Per cercare in noi un sentimento che in qualche modo interpreti la Parola che oggi il Signore ci regala, possiamo pensare all’innamoramento, là dove un immenso dono ricevuto genera una “dedicazione-dedizione” di tutta la persona. Sappiamo peraltro come anche l’innamoramento possa essere fragile!
Mi sembra di cogliere un “crescendo” nelle parole di Gesù. La terminologia è diretta e severa. Il ver.34 cita la croce come “la propria croce”: rinnegare se stessi vuol dire assumere il mistero della morte e seguire Gesù. Uso l’espressione “mistero della morte” perché non sono capace di trovare un’espressione più vera, ma voi lo potrete certamente. Penso che non si possa qualificare la croce immediatamente come “amore”, ma sia necessario passare per il “prezzo” che essa porta con sé. Da lì si può intendere qualcosa di come l’amore possa essere capace di impadronirsi anche della morte per affermare il senso nuovo e ultimo della vita come un cammino per “morire d’amore”. “Seguire Lui”, che è l’espressione più forte per definire la vita del “discepolo”, esprime felicemente la vita cristiana che è un incessante “cammino” sino alla fine, piuttosto che un’appartenenza statica e un’osservanza legale.
Con una straordinaria varietà di termini i vers.35-36 esprimono l’alternativa radicale “perdere-salvare” e “perdere-guadagnare” indicando come quello che razionalmente può apparire perdita è in realtà guadagno e salvezza. Gesù e il suo Vangelo sono la rivelazione e il dono di una vita che trova se stessa e la sua pienezza nella radicalità nel suo spendersi! All’istintiva e “razionale” tensione all’autoconservazione e al possesso, il Vangelo del Signore annuncia il mistero dell’Amore non come possesso ma come dono di sé. Sono confuso a dire tanto banalmente realtà così divinamente grandi! Dunque, al ver.37, “che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?”: la vita, per averla veramente e pienamente, bisogna darla!
Gesù è ben consapevole dell’impossibilità mondana di accettare queste tesi. E ne spiega il motivo quando parla del mondo umano come una “generazione adultera e peccatrice”. La fede dei padri ebrei era annunciata da Dio come una vicenda e una condizione nuziale. L’adulterio e il peccato sono il tradimento e il rifiuto delle nozze. La solitudine inquieta e aggressiva descrive il “peccato” dal quale Dio viene a liberarci. Credere è imparare ad “innamorarsi dell’Amore”. Uscire dalla prigione della nostra solitudine per scoprire che siamo stati creati per l’amore. Scoprire che anche la morte non può impedire e spegnere l’amore, perché l’amore è più forte della morte, capace di piegare la morte per trasformarla in suprema via e compimento dell’Amore. Marco 9,1 parla di “alcuni, qui presenti” che vedranno giungere “il regno di Dio e la sua potenza”. E ce lo comunicheranno. Grazie a loro!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù si rivolge qui a tutti: ai discepoli e alla folla. E inizia con una parola importante: “Se qualcuno vuol venire dietro a me”. Non siamo obbligati; come potrebbe Dio, che è amore, imporre qualcosa? Ci prende, se lo vogliamo. – Le frasi che seguono sono forti: rinnegare se stessi, prendere la croce. Non vuol dire, però, che dobbiamo annullare la nostra personalità; anzi, è la via per realizzarci appieno. Se nutriamo ambizione e autoaffermazione, se ci occupiamo e preoccupiamo solo di noi stessi, non potremo vivere bene ed essere falici. E’ nel dono di noi dietro il Signore che “salveremo” le nostre vite (anche se è più facile capirlo e dirlo che farlo).