22 Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. 23 Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». 24 Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». 25 Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. 26 E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
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Accogliamo la Parola che oggi il Signore ci dona come strettamente collegata a quella che la precede, e quindi al tema della fede e dei segni della fede, e anche al miracolo compiuto per l’uomo sordomuto in Marco 7,32-37: tutto è in riferimento alla possibilità di ascoltare e di vedere il mistero di Dio nella pienezza che in Gesù si compie.
Viene ricordata qui la possibilità di un vedere-non vedere espresso da quest’uomo, che risponde al Signore che gli ha chiesto: “Vedi qualcosa? (ver.23): “Vedo la gente (alla lettera, ‘gli uomini’)perché vedo come degli alberi che camminano”. Solo dopo che gli Signore gli impone di nuovo le mani, egli “ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa” (ver.25). Questo si può intendere come i due “livelli” della realtà: la creazione e la natura, anche quella umana, con le sue norme e i suoi limiti. Anche questo viene da Dio, ma il grande segreto della creazione è quello di essere l’ambito e l’orizzonte di quell’opera divina di salvezza che ci conduce ad essere non solamente delle creature, sia pure delle creature umane, ma infinitamente di più: figli di Dio! Ed ecco allora il vedere nuovo e più profondo che è frutto dell’opera di salvezza che Dio compie in Gesù! Vi ricordo ancora quello che dice un mio caro amico scienziato: “La scienza indaga e spiega “come” avvengono le cose. La fede rivela e comunica “perché” avvengono, con quale fine profondo”. Quale ne è il segreto che solo la fede può rivelare e conoscere.
Ritorna al ver.26 la richiesta da parte di Gesù di custodire il segreto di quanto è avvenuto, al punto che quest’uomo non deve “entrare nemmeno nel villaggio”. Quello che è importante non è la cronaca del miracolo, ma il dono divino di tutto saper guardare e vedere in modo nuovo e profondo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ciechi, storpi, paralitici erano esclusi dal tempio: non vi potevano accedere. E’ quindi significativo che, nel brano odierno, l’uomo cieco venga portato a Gesù, vero tempio di Dio, e Gesù lo prende per mano. Che bellezza, essere presi per mano dal Signore! – Il processo di guarigione è complesso, difficile: forse anche per Gesù non è così facile aprire gli occhi a tutti noi, pervicaci nella nostra cecità. – Gesù conduce il cieco fuori dal villaggio e alla fine gli chiede di non tornare in quel luogo. Normalmente il villaggio, nei Vangeli, è un simbolo negativo: è un luogo chiuso alle novità, attaccato alle sue tradizioni (“Si è sempre fatto così”). Gesù ci vuole aperti alla sua novità, la realtà nuova e inimmaginabile del Regno del Padre suo, già presente e operante.