11 Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 12 Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». 13 Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
Seleziona Pagina
Diversamente dai testi paralleli di Matteo e di Luca, ma semplicemente “radicalizzando” l’affermazione, Marco ricorda la parola di Gesù nella quale Egli afferma che “a questa generazione non sarà dato alcun segno” (ver.12). Gli altri Evangelisti citano “il segno di Giona”, che peraltro è il segno severo del suo essere per tre giorni nel ventre del pesce, e quindi segno della sua morte. Altro segno da loro citato e ancora in riferimento a Giona è quello della sua predicazione alla quale gli abitanti di Ninive credettero, diversamente dai farisei.
Per la verità, mi sembra che un certo segno forse Gesù lo dia proprio qui, dove nega la presenza di segni, ed è questo sospiro profondo che sembra suggerire sia il suo rapporto con il Padre sia l’offerta della sua vita. L’abbiamo incontrato in questi giorni, in Marco 7,34, nel miracolo per il sordomuto: “ Guardando verso il cielo, emise un sospiro e gli disse ‘Effatà’, cioè: ‘Apriti!’”.
Tuttavia mi sembra sia questa l’occasione per ricordare che il rapporto tra la fede e segni della fede è, in certo senso, capovolto, e cioè i segni non sono segni “per credere”, ma segni “del credere”. La fede è sempre accompagnata da una moltitudine di segni! Il credente coglie incessantemente i “segni” che confermano e illuminano la sua fede! Ma i segni della fede come “via” o “dimostrazione” del credere non ci sono perché la fede è solo dono, solo grazia, ed è fonte di segni, ma non “risultato” di essi. Se l’affermazione vi sembra eccessiva, fate ben a dubitare di quello che vi ho scritto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
P.S. Stiamo preparando un pellegrinaggio in Terra Santa per la prima settimana di dicembre, pellegrinaggio che, data la situazione di molti popoli e terre, compresi quelli della Terra Santa, vuole essere un Pellegrinaggio della Pace. Un viaggio ai Luoghi Santi per pregare per la Pace. Chi desidera partecipare è invitato ad un incontro alla parrocchia della Dozza il 19 settembre alle ore 21. Forse c’è ancora qualche posto.
I farisei: erano pii laici, impegnati in un programma spirituale difficilissimo: rispettare circa seicento norme e precetti per acquisire la santità. Discutono con Gesù, dice il brano odierno, ma non per capire, per imparare, bensì per “metterlo alla prova”. Secondo i Vangeli, hanno lo stesso ruolo del Tentatore. – Non sarà che anche oggi le persone pie, le più impegnate nelle “pratiche di pietà”, sempre alla ricerca di Dio, non siano capaci di vederlo quando lui si manifesta, quando è realmente presente, come avvenne in Gesù? – Chiedevano a Gesù un segno dal cielo, cioè un segno straordinario, un prodigio, che li convincesse. E in questo forse siamo accomunati ai farisei; tutti noi – al posto di Gesù – lo avremmo fatto un prodigio, un bel miracolo, per mostrare con evidenza la nostra potenza e la nostra grandezza.
È anche comprensibile che i farisei cercassero solide conferme su Gesù: in fin dei conti sulla sua persona e sulla sua parola era allora ed è anche oggi richiesto di giocarsi la vita. Ciò che non ha funzionato in quell’incontro è che i farisei non sono stati in grado o non hanno voluto riconoscere “il segno”, l’unico, eloquente e definitivo segno che è Gesù stesso. Così, di fronte a questo rifiuto, il segno viene loro in un certo senso negato, e Gesù si allontana. Non c’era e non c’è dunque alternativa al riconoscere Gesù quale unico segno dell’amore e della misericordia del Padre.