31 Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 32 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. 33 Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». 35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano 37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
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Alla fine di questo capitolo, nel quale si sono fissati i criteri fondamentali della fede cristiana in una critica severa nei confronti di tutto quello che una certa “devozione religiosa” aggiunge con inevitabili devianze e appesantimenti inutili e lontani dalla purezza spirituale del dono di Dio, e dove la liberazione dallo spirito impuro di una creatura non ebrea ha stabilito la dimensione universale della fede di Gesù, il miracolo operato in un sordomuto che oggi ci viene narrato dal Vangelo, sembra voler evidenziare il cuore di questa vita di fede, tutta raccolta intorno alla Parola di Dio ascoltata e proclamata.
Le modalità di questo evento vogliono evidenziare la struttura fondamentale della vita nuova che il Figlio di Dio è venuto a donare al mondo. Si tratta di una “liturgia” molto più complessa di quanto al ver.32 chiedevano coloro che gli hanno condotto il sordomuto. “Lo prese in disparte, lontano dalla folla” (ver.33) esprime il carattere profondamente personale di questo miracolo. Il gesto e la parola del Signore esprimono il dono di una vita nuova attraverso l’evento di una nuova creazione. E l’allusione alla creazione mi sembra ben presente: “…gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua”. E questa “nuova creazione” sembra del tutto legata e nata dal sacrificio pasquale di Gesù, meravigliosamente espressa da quel “guardando verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: ‘effatà’, cioè: ‘apriti!’”: la vita nuova di quell’uomo malato è il frutto della vita che Gesù offre al Padre. E che offre a quest’uomo sanato. Evento di liberazione e di inizio di una esistenza nuova: “E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della lingua e parlava correttamente”! E’ il dono della Parola che ora viene ascoltata e proclamata.
Come ho già detto, non sono molto in sintonia con la diffusa osservazione delle note delle bibbie su quello che viene chiamato “il segreto messianico”. Anche in questa occasione la richiesta di Gesù (ver.36) non mi sembra andare nella direzione di una proibizione a che si divulghi la notizia del miracolo. Non si poteva certo impedire a quest’ uomo di ascoltare e di dire. Mi sembra piuttosto che il desiderio del Signore sia che il miracolo da Lui compiuto si manifesti semplicemente e direttamente nel prodigio di una vita tutta convocata e dedicata all’ascolto e alla proclamazione della Parola di Dio. Il “miracolo” è dunque non solo e non tanto l’evento miracoloso, quanto tutta la vita nuova di quest’uomo. Una proclamazione evangelica che coinvolge non solo il parlare, ma tutta l’esistenza di chi ha ricevuto questo dono supremo. Un dono che il Signore desidera per tutti, come si celebra al termine della liturgia battesimale dove si dice il desiderio, l’augurio e la preghiera che al più presto il battezzato possa ascoltare e dire la Parola del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.