35 Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; 36 congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». 37 Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38 Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». 39 E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. 40 E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. 41 Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. 42 Tutti mangiarono a sazietà, 43 e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. 44 Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
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Quando si arriva alla memoria evangelica di questo miracolo dei pani mi sembra sempre opportuno sottolineare una differenza tra il brano che oggi celebriamo nella nostra preghiera e quello che troveremo al cap.8. La stessa cosa va detta anche per il Vangelo secondo Matteo che pur esso riferisce di due miracoli dei pani. Dunque, per sei volte si rende presente nei Vangeli : due e due in Matteo e Marco, e uno in Luca e in Giovanni. Ma, appunto, in Marco e in Matteo c’è una diversità tra i due eventi. Mentre qui sembra che la gente potrebbe procurarsi il cibo di cui ha bisogno – e Marco al ver.36 dice addirittura che il cibo si potrebbe “comperare”: quindi c’è addirittura un mercato da cui servirsi! – in Marco 8 si cita una situazione del tutto “desertica”, e tale che la gente morirebbe per strada se fosse congedata senza fornirgli il cibo. Qui dunque si parla di un miracolo non strettamente necessario, ma esplicitamente voluto da Gesù: “Voi stessi date loro da mangiare” (ver.37). Io ne traggo la conseguenza che questo banchetto “non necessario” ha tutta la sua essenziale importanza per definire un evento “liturgico” carico di conseguenze storiche. Per cui una voce dei Padri della Chiesa dirà: “Se abbiamo condiviso il pane celeste, come non condivideremo il pane terreno?”. Su questo mi pare prezioso riflettere!
L’altra osservazione che sempre voglio ricordare è che in nessuna delle sei memorie evangeliche del miracolo si dice che Gesù abbia “moltiplicato” i pani e i pesci! Notate che anche nelle edizioni delle nostre Bibbie, spesso il “titolo” del miracolo è appunto “La moltiplicazione dei pani”! Osserviamo il nostro testo, e ascoltiamo: “Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti” (ver.41). Dunque, non ha moltiplicato, ma ha spezzato! E spezzando, con cinque pani e due pesci nutre cinquemila uomini (ver.44)! Per nutrire molti, bisogna volere e sapere spezzare quello che c’è! Così è nel gesto liturgico affinchè così sia nella storia del mondo.
Anche la “sistemazione” in gruppi di cento e di cinquanta sull’erba verde è significativa della partecipazione di “gruppi” diversi, convocati però ad un’unica cena! Una comunione di diversità! Quello che unisce queste “diversità” di ogni tipo, è molto più di quello che le distingue e magari addirittura le divide! Ugualmente significativo è che Gesù “spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro” (ver.41). Dunque un dono affidato ai discepoli perché ne rendano partecipi tutti! Evento di comunione e non di divisione e di esclusione!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.