1 Partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 2 Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità.
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La prova e la “scommessa” della fede di Gesù e in Gesù hanno la loro manifestazione più forte e provocatoria “nella sua patria” (ver.1), là dove la dimensione “umana” del Figlio di Dio è più evidente e conosciuta. Chiediamoci se questo non abbia un certo riflesso e una qualche importanza anche per noi. Una certa riserva sull’umanità del Cristo, e una certa tentazione di “innalzarlo” indebitamente per enfatizzare la sua “divinità” è sempre presente nella storia del cristianesimo. Certo, è presente anche la tentazione di cogliere di Gesù semplicemente e solamente la tempra eccezionale della sua “umanità”, ma questa ipotesi è più facilmente identificata e indicata come propria di chi non avendo la fede in Dio, vede Gesù semplicemente come un grande uomo. Tuttavia il nostro brano è molto importante perché forse noi siamo esposti ad una maggiore tentazione di “sacralizzare” il mistero del Signore.
E’ interessante che i suoi concittadini restino stupiti prima di tutto della sua parola! E in fondo è molto importante che essi colgano che quello che Gesù dice e compie non è “suo”, ma è ricevuto: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data?” (ver.2). E allo stesso modo si pensa dei “prodigi compiuti dalle sue mani”. Noi sappiamo da Lui che tutto quello che Egli vive, esprime e comunica gli viene dal Padre! Però è già molto che anche chi lo respingerà intenda che tutto è frutto di una “relazione”, e che Gesù non è un “superuomo”. Egli infatti è venuto a rivelare e a comunicare non una nuova umanità super-dotata, ma un mistero di comunione d’amore che è Dio stesso Padre e Figlio e Spirito Santo, di cui noi siamo chiamati ad essere pienamente partecipi. Noi, ricordiamocelo, nella nostra poverissima umanità!
A questo punto è proprio l’umanità del Cristo a sollevare il supremo problema. Qui è meglio sottolineare che quello che nella sua patria viene vissuto come “motivo di scandalo” non è lo scandalo e lo scandalizzarsi del nostro linguaggio comune. Lo scandalo è una “pietra d’inciampo”, un ostacolo grave, un’impossibilità razionale e storica che impedisce di accogliere il mistero del Signore, Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo. Quella che è la gloria della fede cristiana diventa così l’ostacolo e l’inciampo per la gente del suo paese … ma anche per noi. Noi entriamo nello stesso problema attraverso un istintivo rifiuto della povertà umana del Signore. Mentre sono proprio i poveri e la loro povertà il segno e la rivelazione del mistero cristiano: una Chiesa povera e dei poveri, ha detto recentemente Qualcuno! Per questo mi sembra particolarmente preziosa la sottolineatura che trova e respinge lo “scandalo” del legame profondo di Gesù con povera gente qualsiasi, gente comune. Per questo, la “patria” e le “patrie” possono diventare molto pericolose, e la fede di Gesù fa di noi prima di tutto dei pellegrini, dei viandanti verso la vera Patria, la Casa del Padre. E’ un tema che abbiamo già incontrato in Marco 3,20-21 e in Marco 3,31-35, in modo simpaticamente diverso! La tradizionale opposizione del Popolo di Dio nei confronti dei suoi profeti è confermata dal disprezzo nei confronti di Gesù che egli cita al ver.4.
I vers.5-6 ci regalano un’immagine meravigliosa della piccolezza e dell’umiltà del Signore! L’incredulità della sua gente gli impedisce di fare molti miracoli e suscita la sua addolorata meraviglia.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.