35 In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36 E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37 Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 39 Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
Mc 4,35-41 – La registrazione mp3 dell’omelia partecipata al ritiro dei fratelli e delle sorelle a Sovere
Mi piace accogliere questa richiesta di Gesù – “Passiamo all’altra riva” (ver.35) – non solo come una indicazione “geografica”, ma come segno e rivelazione della vita nuova che in Gesù abbiamo ricevuto: la vita terrena come viaggio verso l’ “altra riva”. Questo mi sembra confermato dal senso fortemente simbolico della Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore, che fa di questo miracolo il segno forte e severo della fede.
E mi sembra affascinante la piccola annotazione del ver.36: “lo presero con sé, così com’era, nella barca”. E’ un’espressione bellissima per dire la fede, e la vita secondo la fede! E’ vero che è prima di tutto e fondamentalmente Lui a prenderci con Sé, ma è bello e vero anche pensare che lo si prenda con noi, e “così com’è”! Anche nel nostro quotidiano incontro con Lui nella sua Parola, vogliamo, come siamo capaci, non prender con noi un Gesù “inventato da noi”, ma proprio Lui “così com’è”. E’ una attenzione essenziale per non ridurre ad una specie di “amuleto” la Persona stessa del Signore. E mi sembra bello annotare anche la precisazione del ver.36: “C’erano anche altre barche con lui”. Non siamo l’unica barca con Lui. Altre, diverse dalla nostra, anche quelle sono con Lui!
La navigazione è travagliata e pericolosa, e Lui è con noi in una “presenza assente”: “Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva”. Qui a Bonhoeffer piacerebbe dire che navighiamo “etsi Deus non daretur”, come se il Signore non ci fosse. Definizione importante e imbarazzante della fede! Però dei discepoli bisogna dire una cosa: la loro paura e quindi la loro invocazione dicono un volto diverso della paura: non è paura del pericolo incombente, ma paura perché Lui dorme. Paura non tanto per il pericolo in cui ci si trova, ma paura che Lui non sia vigilante per noi. E’ interessante che la versione latina renda “non t’importa…” con “non ad te pertinet…”, come se quell’ “importargli” fosse anche un suo dovere! Sappiamo che Dio ha sempre inevitabilmente “viziato” i suoi amati figli.
Ed è quindi singolare ed importante che questi discepoli sembrino non dar grande peso al suo rimprovero, ma si lascino solo attrarre dalla potenza del suo intervento, che pone loro in modo stringente la domanda della fede: “Chi è dunque costui…?”. Anche questa è una “paura” – “Furono presi da grande timore” – ma tale paura è un cammino verso il sentimento profondo della fede, che è il “timor di Dio”, e cioè la consapevolezza che viviamo davanti a Lui, perché Lui è in barca e in navigazione con noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.