23 Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. 24 I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». 25 Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? 26 Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». 27 E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! 28 Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
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L’affermazione culminante della Parola che oggi il Signore ha preparato per noi è quella del ver.28, dove si dice che “il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”. Ma la singolarità di questo, che è del solo vangelo secondo Marco, è che la ragione profonda di questo, potremmo dire il suo fine, è che “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Così, la “signoria” di Gesù sul sabato ha una sua finalità, e cioè che appunto il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Sappiamo che la legislazione sul sabato viene considerata dalla Scrittura della Prima Alleanza come il cuore di tutta la Legge. Ma oggi, in Gesù, viene chiarito che tutta la Legge ha come fine il bene dell’umanità. L’osservanza del sabato ha anch’essa, come suo ultimo scopo, il bene dell’uomo. Per questo il sabato è stato creato e voluto da Dio. E per questo il Figlio di Dio è venuto tra noi. Per annunciare che “il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”. Il Figlio di Dio, che è Figlio dell’uomo, e cioè vero Dio e vero Uomo, viene a donare all’umanità tutto il bene che Dio ha disposto per sanarla e illuminarla con la potenza del suo amore.
Allora possiamo considerare le altre due “parti” del nostro brano. La prima, ai vers.23-24, ricorda il gesto dei discepoli che camminano con Gesù fra i campi di grano e raccolgono le spighe. Per questo ricevono il rimprovero dei farisei. Mi sono sempre chiesto che ci facevano nei campi i farisei, che in tal modo violavano anche loro il sabato con una camminata troppo lunga e quindi tale da violare il riposo del sabato. Ma tant’è, quante volte gli accusatori sono i veri colpevoli!
La seconda parte del nostro brano è la risposta di Gesù in difesa dei suoi discepoli (ver.25). Egli cita la vicenda di Davide, che possiamo ascoltare in 1Samuele 21,1-7. Di solito si dice che in quell’occasione Davide ha trasgredito il comandamento di Dio. Però, a questo punto, proprio per questa “citazione” che Gesù fa di quell’episodio, bisogna dire che Davide non ha trasgredito, ma ha profetizzato! Ha profetizzato quello che oggi noi ascoltiamo dal Vangelo secondo Marco. Gesù afferma che Davide, facendo quello che solo i sacerdoti potevano fare, ha rivelato nella sua persona e nel suo agire la profezia di Gesù e la profezia di un’umanità nuova, di un popolo tutto sacerdotale che nel giorno del Signore si nutre del Pane di Dio. Il “sabato” della spigolatura dei discepoli del Signore è l’annuncio della domenica e della Cena Santa che Dio prepara per noi e alla quale ci invita.
Ecco dunque la meraviglia di un giorno che è per la salvezza dell’uomo. Un evento creato da Dio per il bene dell’uomo. E tutto questo ci viene donato da Gesù, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, che certamente è “signore anche del sabato”. Tutto quello che Dio ha creato , donato e chiesto all’uomo, è per la salvezza e per il bene dell’uomo. Tutto questo si compie in Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
Alle belle riflessioni di don Giovanni ne aggiungo solo una che mi colpì quando la sentii in un commento di Alberto Maggi. I discepoli non presero le spighe per fame, ma “per piacere”: come facevamo anche noi da bambini che, con alcuni chicchi presi dalle spighe, facevamo un impasto e lo masticavamo come una “cicles”. E Gesù li difende, anche se hanno trasgredito la grande legge del sabato. Dunque, sia il bisogno dell’uomo sia il soddisfacimento di un semplice piacere sono più importanti, agli occhi di Dio, di una legge o di una regola pur importante. Un illuminante insegnamento anche per noi, nella Chiesa, che spesso consideriamo il piacere come una cosa pericolosa, se non addirittura peccaminosa.