18 I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21 Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
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COMMENTO Famiglie della Visitazione (Giancarlo Micheletti):
Non si può escludere che nel brano di oggi ci sia un eco del banchetto in casa di Levi e dello scandalo suscitato nei farisei dal fatto che Gesù mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori (v 16 del brano di ieri). L’obiezione sul mancato digiuno dei discepoli di Gesù è ancora più esplicita nel parallelo di Luca: I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono! (Lc 5,33).
Nella tradizione di Israele il digiuno era spesso associato alla preghiera ed era una forma di invocazione accorata, anche fisica, a Dio perché si facesse presente nei momenti in cui ci sente impotenti di fronte a certe situazioni della vita.
Possono forse digiunare gli invitati a nozze (lett: i figli delle nozze), quando lo sposo è con loro? (v. 19): la risposta di Gesù è impressionante e stabilisce il fatto che c’è stata una rottura, che è iniziata una nuova era. Il tempo inaugurato dalla presenza di Gesù nelle strade della Galilea è come una festa di nozze e i suoi discepoli sono i figli delle nozze, sono gli amici dello sposo, un gruppo di invitati che hanno il compito di rendere allegra la festa, non possono digiunare.
Soprattutto, lo sposo è con loro, il figlio di Dio si è fatto presente, non si può implorarne la presenza perché è già qui, in mezzo a noi, Dio Padre ha esaudito il grido di preghiera di Israele, finalmente i cieli si sono squarciati e si è aperta una comunicazione tra il cielo e la terra mai vista e solo sperata da Israele.
Al v. 20 sembra scendere un’ombra su quanto detto: ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. È un accenno alla croce, alla passione, alla situazione di peccato e di morte da cui il figlio dell’uomo è venuto a strappare l’umanità pagando un “caro prezzo”. Il peccato può ancora allontanarci dalla festa, il digiuno tornerà ad essere utile per tornare a gioire della presenza dello Sposo. Gli ultimi due versetti ci dicono che quello che Gesù ha reso possibile va preso per quello che è: una cosa totalmente nuova, irriducibile a ogni nostra sapienza ed esperienza. Chi non sa gioire della assoluta gratuità di questo dono, finirà per rovinarlo.
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Giovanni e Francesco