42 Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, 43 Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44 Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. 45 Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46 Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. 47 Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
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Mi interrogo sovente sul significato della sepoltura di Gesù, e, in generale, sulla sepoltura. Mi sembra di cogliere in tutto questo il valore attribuito al corpo e alla corporeità. Un’importanza che accompagna tutta l’esistenza e che la fede nella risurrezione porta oltre la morte. Non è certo un “rito dei morti” che cerca un’ “imbalsamazione”! La risurrezione è la pienezza e la gloria di quella “vita nuova” che il Signore ci ha donato, che è “vita eterna”, dove l’attributo “eterno” significa “la vita di Dio “. Per questo, ogni sepoltura mi sembra celebrare la sepoltura del Signore. Questo non toglie che molti segni e riti e regole della sepoltura nel nostro mondo non mi piacciano per niente.
Nel testo di Marco mi sembrano particolarmente preziosi la persona e i gesti di Giuseppe d’Arimatea. Un legame prezioso con la fede dei padri ebrei: egli è un ebreo “che aspettava anch’egli il regno di Dio” (ver.43). E’ bellissimo questo “tramite” rappresentato da lui e da quello che compie per il corpo di Gesù. Mi sembra che il suo gesto celebri il compimento e la pienezza di tutta la storia che il Popolo della Prima Alleanza ha profetizzato e vissuto nella sua obbedienza di fede. E’ bello che la Chiesa di Gerusalemme lo veneri come santo!
Trovo gentile anche la presenza di Pilato in questa vicenda, e la sua meraviglia, e quindi il suo breve dialogo con il centurione che ci ha illuminati e rallegrati con la sua conversione davanti alla morte di Gesù. Il coraggioso ebreo e il povero governatore pagano , con la preziosa presenza del centurione, vengono raccolti intorno al mistero della morte del Figlio di Dio! Siamo alle periferie della fede, per osservare come Dio conduca tutte le esistenze.
Per questo voglio sottolineare, non avendolo fatto per il brano precedente, il valore di questo “osservare” da parte delle donne (ver.47), che mi sembra voglia regalarci l’intensità di uno sguardo capace di cogliere nel profondo il compiersi del mistero di Dio e della salvezza dell’umanità. Il loro sguardo mi sembra una veglia e una custodia di grande valore. Anch’esse stanno camminando verso la pienezza della loro fede e quindi verso la conclusione e il compimento di quel cammino che dalla Galilea le ha condotte dietro al Signore fino a Gerusalemme e al suo sepolcro.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.