26 Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27 Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.
28 Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29 Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30 Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31 Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
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Credo sia importante considerare con attenzione l’affermazione di Gesù al ver.27: “Tutti rimarrete scandalizzati…”. Giustamente le note delle bibbie fanno notare che il significato del verbo è più ampio di quello che noi attribuiamo allo scandalo e all’essere scandalizzati, perché vuole indicare un ostacolo, una prova insormontabile nella quale è inevitabile entrare. Per spiegare questo, Gesù cita il profeta Zaccaria: “Percuoterò il pastore e la pecore saranno disperse” (Zac.13,7). Non si tratta di un episodio scandaloso, ma della stessa passione del Signore, che provocherà la dispersione dei discepoli, troppo deboli per reggere a tale prova. E’ un passaggio prezioso che pone nella vita di ciascuno di noi l’esperienza inevitabile delle nostre fragilità e delle nostre debolezze. Non dunque un’accusa, ma l’’annuncio di una grande umiliazione che umilmente bisognerà subire. Certamente siamo molto vicini al “peccato”, ma molte volte nel peccato possiamo e dobbiamo cogliere e accogliere anche questo dato umiliante di una nostra inevitabile debolezza.
Tuttavia Gesù annuncia anche la prospettiva della speranza: “Ma dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea” (ver.28). Come è importante e prezioso che noi peccatori accettiamo anche il dato umiliante della nostra fragilità. Questo evidenzia con ancora più potenza che ogni prospettiva positiva non è nostra virtù o capacità, ma sempre dono di salvezza!
E’ quello che Pietro ora non accetta e non accoglie! Certamente c’è anche un sentimento positivo nella sua affermazione, ma la vera pace è quando tutto interpretiamo e viviamo come evento della bontà del Signore e del suo amore per noi. Allora possiamo persino vantarci della nostra debolezza. Pietro confida in se stesso, e lo attende la prova difficile della sconfitta grave della sua persona. Io sono portato anche in questo momento a vegliare sulla persona di Giuda. Dal testo biblico non sappiamo se egli è ancora presente o se è già andato a raccogliere la gente che arresterà il Signore. E’ più facile pensare che sia ancora con gli altri discepoli e con Gesù. Certamente la tensione e la relazione tra la sua vicenda e quella di Pietro non è piccola!
L’ammonizione del Signore è severa e insieme comprensiva. Ma Pietro è ormai del tutto condizionato dalla sua presunzione. E addirittura trascina con sé anche gli altri discepoli: Tutti? Anche Giuda? Credo importante accogliere questo annuncio della nostra miseria.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Siamo al Monte degli ulivi: un luogo ormai “incorporato” nella vita di Gesù, e anche nella nostra. Chi è stato in Palestina immagina di trovarsi nella cappella del Dominus flevit o di aggirarsi tra i grandi ulivi dell'”orto”. Qui è stato percosso il Pastore e le pecore si sono disperse. – Pietro e gli altri, che alla cena si erano rattristati e avevano dubitato della propria fedeltà al Signore (“Son forse io?”), ora fanno a gara a dichiararsi pronti perfino a dare la vita. E’ bello vedere come Gesù, che ben li conosce, non cambi il suo atteggiamento di amore paziente verso di loro. Anzi, già li convoca in Galilea: dove tutto era cominciato, avrà inizio la nuova storia, la nuova vita.