17 Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18 Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19 Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20 Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
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E’ un passaggio molto delicato della memoria evangelica! Al centro sta l’uso del verbo che nel nostro brano è reso in italiano con il significato di “tradire” (vers.18 e 21). E il più delle volte è Giuda il soggetto di questo verbo nei Vangeli e negli altri scritti del Nuovo Testamento. Ma bisogna tener ben presente che di per sé il verbo vuol dire “consegnare”, e quindi ha anche un significato altamente positivo, fino ad avere Gesù stesso come soggetto! Lui che, scrive Paolo, “mi ha amato e “ha consegnato se stesso per me”! (Galati 2,20). Resta che il più delle volte il verbo esprime l’atto di tradimento di Giuda nei confronti del Signore.
La Parola che oggi il ci viene donata da Dio è di altissimo significato! Quando Gesù annuncia il suo tradimento, tutti “cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: “Sono forse io?” (ver.19). Al terribile pericolo del tradimento tutti siamo esposti. E il pericolo è talmente grande, e il male è tanto potente che non è possibile liquidarlo tranquillamente con le proprie forze e con la propria determinazione. Per questo dice che “cominciarono a rattristarsi”: se tale male ti assale, come potresti resistergli?
La drammaticità della situazione viene accentuata dal fatto che il tradimento avviene tra persone unite in grande comunione. Il traditore è uno che, dice Gesù, “mette con me la mano nel piatto” (ver.20). Ho visto anch’io questa usanza di servirsi dallo stesso piatto centrale. In Africa il padrone di casa mi dà un segno di particolare affettuosa accoglienza perché lui stesso, prendendo cibo dal piatto comune, ne fa il boccone che poi mi offre. Il Salmo 40(41) esprime con grande efficacia questo dramma, particolarmente al ver.10: “Anche l’amico in cui confidavo, che con me divideva il pane, contro di me alza il suo piede”!
Ed è in questo orizzonte di considerazioni che ascolto il ver.21 e il suo drammatico “guai a quell’uomo , dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!”, e la sua ancor più drammatica conclusione: “Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Mi sembra sconveniente e urtante un’interpretazione che riducesse questo “guai” al giudizio e alla punizione che ne conseguirebbe. Penso invece che si tratti di un’espressione di altissima compassione di Gesù nei confronti di Giuda per il male che lo ha assalito e lo ha vinto. E questo tiene in me sospeso il “giudizio” che non può essere che quello che viene dal Dio misericordioso che per il peccatore offre la sua vita: Gesù!
Se Dio vorrà, diremo qualcos’altro del dramma di Giuda più avanti, negli eventi culminanti della Passione del nostro caro Signore, quando il Padre consegnerà (“tradirà”?!) il Figlio al suo sacrificio d’amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.