10 Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. 11 Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
12 Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13 Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14 Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15 Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16 I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
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Premetto che quello che oggi mi preparo a scrivervi sono solo ipotesi tutte da verificare. Nelle note delle bibbie troverete altre proposte. Come sempre affidatevi alla vostra preghiera come alla strada migliore!
Da anni la vicenda di Giuda mi fa pensare, penare, ma anche, lo confesso, sperare. Fin da giovane mi ha attirato l’appellativo “il nostro fratello Giuda” proposto da don Primo Mazzolari, e continuo a seguire e a inseguire il suo dramma. Quell’ “allora Giuda” (ver.10) – alla lettera è semplicemente “e” – mi porta a riascoltare la Parola che ieri il Signore ci ha regalato, e dunque il riferimento chiaro che Gesù fa alla sua “sepoltura”. Questo mi porta a pensare che forse Giuda non abbia potuto reggere la piccolezza e la povertà del Maestro e la sua croce. Un “salvatore” così misero e soccombente! E il risoluto suo recarsi a consegnarlo ai capi dei sacerdoti mi sembra ben più drammatico e profondo di una semplice avidità di denaro! E non riesco a pensare solo ad una sua “delusione”, ma piuttosto ad un dramma che egli non riesce e non vuole accettare. In fondo il suo gesto di tradimento è un’appropriazione degli eventi che concretizza e in certo modo razionalizza quello che accadrà. E quindi interviene per allontanare l’ipotesi di un mistero più grande e più drammatico: un “sacrificio d’amore” che viene dall’alto!
Nella versione di Marco sono questi stessi capi a rallegrarsi e quindi a promettergli dei denari (ver.11). Mi è difficile pensare che questo sia stato il motivo del tradimento. Sono portato a pensare ad un dramma interiore ben più potente e decisivo! E quindi anche la seconda parte del ver.11 mi porta a pensare alla drammatica assunzione di un grande evento: se devi morire, attuo io questo disegno terribile! Una disperazione.
Sono contento che oggi troviamo uniti i versetti riguardanti Giuda e quelli che narrano la preparazione della cena pasquale! Anche qui la connessione mi sembra significativamente drammatica. Il tradimento di Giuda viene del tutto afferrato e guidato da ben altra “regìa”! Questa è la Pasqua di Gesù che obbedisce al Padre.
Per tale motivo sono portato a considerare questo tratto come l’attuazione e la pienezza di qualcosa che da secoli è stato preparato. Il verbo “preparare” è presente ben quattro volte, e sembra chiaro che i discepoli preparano una celebrazione che da lungo tempo è stata già preparata. Ora essi dispongono quello che porterà a compimento e a pienezza ciò che la profezia ebraica ha vissuto per secoli, e che appunto preparava, nella loro Pasqua, la Pasqua di Gesù! Gesù è l’Agnello di quella Pasqua! Per questo sono portato a pensare che le istruzioni che il Signore dà ai due discepoli siano appunto la via per quel compimento.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le parole di Gesù ci fanno vedere come egli preveda perfettamente e voglia andare incontro a quello che sta per accadere, cioè tutta la sua Pasqua. Questa – osserva un commento – non è una catastrofe che gli cade addosso, ma qualcosa da lui previsto e consapevolmente vissuto. – La “consegna” da parte di Giuda suggerisce, già nel verbo usato, “un intreccio di azione umana e di determinazione divina”. Quanto alle motivazioni che hanno spinto Giuda, il racconto di Marco attenua quella dell’avidità di denaro: solo dopo che egli ha già parlato con i capi gli viene prospettata una ricompensa.