1 Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per farlo morire. 2 Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
3 Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. 4 Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? 5 Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
6 Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. 7 I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8 Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. 9 In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
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Sottolineiamo la contemporaneità e il contrasto tra due eventi che la memoria evangelica pone in stretta connessione con la Pasqua: la congiura dei capi dei sacerdoti e degli scribi (vers.1-2), e il gesto d’amore della donna (ver.3). E ancora: le trame segrete dei capi, e l’atto esplicito e clamoroso della donna. E tutto nell’interpretazione di Gesù che da una parte preannuncia la prossimità della sua morte, voluta e messa in atto dai capi, e dall’altra glorifica il gesto della donna collocandolo in una rilevanza assoluta nella predicazione del Vangelo in tutto il mondo (vers.8-9). E ancora: l’intenzione dei capi ad agire fuori dalla festa “perché non vi sia una rivolta del popolo” (ver.2), e la festa straordinaria celebrata dal gesto della donna. Mi attira anche il contrasto e il legame tra l’enorme valore di quel profumo – le note delle bibbie ci dicono che trecento denari sono la paga annuale di un operaio – e i trenta denari che Giuda riceverà dai capi per il suo tradimento.
Al gesto grande e silenzioso della donna, alcuni di questi capi reagiscono con indignazione e furore (ver.4), e a questo punto viene tematizzato l’argomento delicatissimo dei poveri. Può essere interessante per questo dare uno sguardo al testo straordinario di Giovanni 12,1-8, e quindi anche alla reazione negativa di Giuda per il gesto di Maria, e al commento severo che di questa reazione dà l’Evangelista Giovanni.
Gesù difende la donna e il gesto compiuto da lei mettendosi esplicitamente lui stesso in relazione con “i poveri”: “I poveri li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me” (ver.7). Per Gesù la donna ha compiuto un gesto assolutamente buono: “Ha compiuto un’azione buona verso di me” (ver.6). Dunque Egli pretende una preferenza rispetto ai poveri? No! Il senso di questa parola è ben altro! Gesù, che si è fatto povero, il più povero di tutti, coglie nel gesto della donna il “paradigma” di quello che si deve fare verso tutti i poveri, sempre. Dunque, il gesto di straordinario valore compiuto per la sua persona in quel momento è la “regola” dell’atteggiamento da tenere con i poveri che sono sempre con noi. Vi confesso che spesso, mentre celebro la liturgia, mi torna alla mente il pensiero che quella liturgia è la fonte e la norma per tutto quello che possiamo e dobbiamo fare per “i poveri” che sono sempre con noi. Il “non sempre avete me” detto da Gesù mi sembra definisca il momento alto della nostra relazione con Lui come principio e fonte del nostro atteggiamento verso i poveri.
Mi chiedo anche se questo testo, che ha il suo parallelo in Matteo 26,6-13 e le sue straordinarie variazioni in Luca 7,36-50 e in Giovanni 12,1-8, non meriti un’attenzione particolare nella riflessione sul mistero e sulla parte del femminile nella vita cristiana.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Comincia il racconto della Passione e dà anche emozione sapere che questa di Marco è la più antica narrazione dei fatti (così almeno dicono gli esperti) – E si comincia nel modo più appropriato: un gesto d’amore nei confronti di Gesù. Un profumo sponsale, non sui piedi ma sul capo dello Sposo. E’ un gesto in cui la donna mette tutta se stessa, tutte le sue risorse: ha fatto “ciò che era in suo potere”(v.8). Ha compiuto “un’azione buona”, poiché non è il momento di praticare digiuno ed elemosina: è l’ora di celebrare le nozze. – Colpisce anche la serenità con cui Gesù parla della fase finale della sua vita, mentre accetta l’unzione come anticipo per la sua sepoltura.