41 Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42 Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43 Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44 Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
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Mirabile conclusione di questo cap.12 dedicato al mistero dell’Amore, la vedova povera, all’opposto degli scribi che nei versetti precedenti erano simbolo di una falsa “religiosità” della grandezza, celebra nella sua povertà il mistero di Dio che in Gesù si fa povero sino alla morte di Croce, donando tutto Se stesso. Siamo agli antipodi di un’umanità ingannata dal signore del male e della morte, all’opposto di Adamo sedotto e spinto a crescere e a “conquistare” Dio stesso. Il primo Adamo era un “essere vivente”. L’ultimo è uno spirito “datore di vita”. Datore della sua stessa vita.
La bellezza di questa memoria evangelica è anche quella di non essere semplicemente un insegnamento, ma piuttosto un’ “epifania”, una manifestazione-rivelazione che Gesù offre ai suoi discepoli di tutti i tempi, e quindi anche a noi oggi. Una nota delle bibbie dice che i sacerdoti che sorvegliavano queste offerte deridevano chi gettava poco. Lei getta il minimo. Mi è stato detto che addirittura era proibito offrire sotto un “minimo”, e l’offerta della vedova è sotto quel minimo. Ma è il “tutto” di lei: “tutto quanto aveva per vivere”. Con la sua meravigliosa “matematica” Gesù capovolge i criteri mondani di conta e di valutazione. E con la sua Pasqua rivela e mostra che l’offerta essenziale, possibile a tutti, è l’offerta di sé!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel versetto precedente Gesù diceva che gli scribi “divorano le case delle vedove”: ecco, nel brano odierno, una vedova che non ha più niente se non due monetine. Se la vedova è un simbolo del popolo di Dio privato del suo Sposo, si può dire che i capi religiosi siano responsabili di questo stato di privazione, di vedovanza. Che si possa applicare tutto ciò ai responsabili religiosi e ai teologi odierni?! –
Nota un commentatore che la vedova aveva due spiccioli: avrebbe potuto tenerne uno per sé e donare l’altro; invece li dona entrambi, dona “tutta la sua vita”. E conclude: “L’uomo tralascia molto concretamente tutte le sue sicurezze per abbandonarsi interamente alla misericordia di Dio”.