38 Diceva loro nel suo insegnamento: “Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39 avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40 Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa”.
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Marco 12 è tutto dedicato al Vangelo dell’Amore colto nella tessitura della vita comune: dalla vigna che Dio ci ha affidato e di cui abbiamo la responsabilità di portare i frutti, al tema della “restituzione” a Dio di quello che è di Dio, che ancora è un modo per trattare il tema del primato assoluto dell’Amore, alla vita come nuzialità che Dio stabilisce con noi e tra di noi, sino al “Signore “ del testo precedente, Figlio di Davide e Figlio di Dio.
Questo mirabile capitolo volge verso il suo termine con un severo avvertimento: “guardatevi dagli scribi …” (ver.38), che vengono segnalati come figura all’opposto del Messia del Signore del brano precedente, Signore che si è fatto povero fino alla Croce. Gli scribi si occupano, al contrario della loro crescita e del loro potere. Contro la realtà di Dio che in Gesù si fa piccolo e povero, loro si pongono come “esperti” di divinità come grandezza.
E sono addirittura rapinatori e affamatori dei poveri! La traduzione italiana non coglie il legame che grammaticalmente si impone tra il fatto che essi “divorano le case delle vedove” e il loro “fare lunghe preghiere” (ver.40). Qui il testo originale sembra voler dire che le loro lunghe preghiere sono pretesto per divorare le case delle vedove.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I comportamenti degli scribi che Gesù condanna sono praticati anche oggi. A tutti piace avere una buona “visibilità” sociale; a tutti noi sta a cuore il riconoscimento da parte degli altri. E c’è un bisogno di “distinzione”, per cui non si è confusi nella massa, ma si è collocati più su, si fa parte di una élite, ci si sente – più o meno consapevolmente – “superiori”. La severità di Gesù ci fa capire che nella comunità dei credenti non devono presentarsi questi atteggiamenti. – Ognuno esaminerà se stesso, ma permettetemi di dire: cardinali, vescovi, monsignori, ecc. non potrebbero semplificare le “lunghe vesti” e rinunciare a certe forme di ossequio e ai “posti d’onore”? Chissà se un giorno succederà!