46 E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47 Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48 Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49 Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50 Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51 Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52 E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Seleziona Pagina
Il terzo annuncio della sua Pasqua è profondamente segnato dalla chiamata di Gesù a seguirlo verso la sua Croce. Così è stato nel brano precedente con il coinvolgimento di Giacomo e Giovanni, e conseguentemente anche degli altri “dieci”, nell’accoglienza del calice e del “battesimo” della Croce. Così ora accade nel miracolo del mendicante cieco che, recuperata la vista, segue il Signore nella sua salita pasquale verso Gerusalemme. I testi paralleli di Matteo 20,29 e 9,27 ci parlano di due ciechi, e il testo parallelo di Luca 18,35 parla di un cieco che Gesù incontra entrando – e non uscendo come in Marco – nella città di Gerico.
La vicenda di questo cieco mendicante mi sembra figura di un’umanità povera in attesa del dono della luce. In particolare simboleggia il Popolo della Prima Alleanza che a nome di tutte le genti attende la venuta del Messia Salvatore. Anche il particolare del mantello (ver.50), abito tipico dei profeti e che ora viene gettato via perché ormai le profezie si adempiono in Gesù, sembra confermare la lunga storia dell’attesa di Israele. Attesa peraltro “contestata” dai “molti che lo rimproveravano perché tacesse” (ver.48) e che lo inducono a gridare ancora più forte “Figlio di Davide – un tipico titolo messianico! – abbi pietà di me!” (ver.48).
La meraviglia del dono di Dio viene celebrata dal fermarsi di Gesù e dal suo chiamare questo povero! E dunque dal nuovo atteggiamento della gente che sembra passare da un’ostilità severa ad un coinvolgimento di tutti nella vicenda di quel solo che forse li rappresenta tutti: “Coraggio! Alzati, ti chiama !” (ver.49). La domanda che Gesù rivolge al mendicante cieco è la stessa che ha rivolto ai due discepoli nel brano precedente, ma qui sembra che la richiesta di poter nuovamente vedere sia proprio orientata alla possibilità di seguire il Signore nel suo cammino pasquale. Per questo, alla Parola di Gesù che lo congeda con “ Va’, la tua fede ti ha salvato”, il mendicante sanato e illuminato così risponde: “…e lo seguiva lungo la strada”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel racconto odierno colpiscono vari piccoli particolari: il cieco che grida, la folla che cerca di zittirlo, lui che grida ancora più forte; poi il buttar via il mantello e saltar su… E’ cieco Bartimeo ed è cieca la folla che vuole dissuaderlo. Di che cecità si tratta? Senza dubbio – io credo – il rifiuto o almeno la difficoltà ad accettare quello che Gesù ha appena detto (v.45): “servire e dare la vita” è un programma, una prospettiva che ci trova riluttanti e intimoriti. Ma è questa la via sulla quale siamo invitati a seguire il Maestro. Bartimeo lo chiama addirittura Rabbunì, termine che indica un legame, una relazione più intima e profonda. Poi si mette al suo seguito.