35 Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36 Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37 Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38 Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39 Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
41 Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43 Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44 e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45 Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
E’ utile per noi tener conto della versione parallela di Matteo 20,20-28.
Abbiamo più volte incontrato una richiesta a Gesù, ma si trattava sempre di malattie e prigionie dalle quali si chiedeva di essere liberati e salvati. Qui viene chiesto un privilegio, un onore e una partecipazione di potere. Vedremo nel seguito come considerare tale richiesta. Il passaggio delicato è, al ver.38, la risposta di Gesù, articolata in due parti: innanzi tutto dice loro “Voi non sapete quello che chiedete”; poi pone Lui una domanda “Potete bere il calice …. O essere battezzati…?”. Con questo, Gesù sposta l’attenzione sulla storia che sta davanti a loro e non sull’eventualità del “premio” finale. Consideriamo con cura la risposta di Giacomo e Giovanni e la conclusione da parte del Signore. Egli prende atto della verità e sincerità della loro risposta e quindi della loro consapevole disponibilità a seguirlo nella via della croce. E arresta il suo discorso sulla sua indisponibilità riguardo ad una decisione che è solo del Padre: questo è il significato dell’espressione “..è per coloro per i quali è stato preparato”, che significa “preparato da Dio”. Dico tutto questo perché mi sembra importante ritenere che Egli non giudichi negativamente la richiesta dei due. E quindi si deve ritenere non giusta l’ “indignazione” dei dieci.
Per questo mi sembra che le parole di Gesù ai vers.42-45 non dobbiamo riceverle come correzione della richiesta dei due discepoli, ma piuttosto come la rivelazione e la consegna della via nella quale tutti siamo chiamati a camminare! La domanda di Gesù a Giacomo e a Giovanni è dunque rivolta anche ai dieci, e anche a noi, oggi! Il grande progetto e la meravigliosa “novità” che Gesù annuncia è la nostra partecipazione alla sua Pasqua! Ed è assoluta novità rispetto ai criteri delle sapienze mondane: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono” (ver.42). E prosegue: “Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore ….” (vers.43-44). Sbagliano i dieci ad indignarsi con i due per la loro richiesta di essere accanto a Lui. Lo saranno nella sua e loro Pasqua! Dunque è l’annuncio e la regola della “nuova” gloria! Tale gloria si attua e si compie in quello che Gesù rivela e compie in Se stesso: “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. E’ proprio in questo che siamo tutti chiamati e condotti da Gesù a seguirlo. La “correzione” della richiesta dei due sta quindi nel fatto che a loro e a noi è concesso di essere nella sua stessa gloria in questo “dare la vita”. Non si muore più. Adesso “si dà la vita”!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.