13 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14 Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15 In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16 E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
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Il verbo “gli presentavano” che alla lettera significa “gli portavano” è tipico del linguaggio liturgico e sacrificale e significa solitamente la presentazione delle offerte. Quindi questa “presentazione” dei bambini assume un rilievo profondo sul quale ora non ci possiamo dilungare.. Certo, è una rilevante introduzione al dissenso del Signore per il rimprovero che i suoi discepoli rivolgono a chi porta quei piccoli a Gesù.
Per noi è importante sottolineare l’itinerario di significati percorso dai bambini, da quello che il Signore ha indicato come segno del regno per dire che Gesù deve essere accolto come si accoglie un bambino (Mc.9,37), alla definizione dei discepoli come “piccoli che credono” in Lui, fino a questi bambini che sono il segno di chi accoglie il regno di Dio: “A chi è come loro appartiene il regno di Dio” (ver.14).
E’ bello che l’accoglienza del regno di Dio venga descritta come l’azione del Signore che ci prende tra le braccia, ci benedice e impone su di noi le sue mani (ver.16).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Colpisce vedere Gesù che si indigna: è una persona che prova, come tutti noi, sentimenti, emozioni… E dice anche oggi una cosa sorprendente: il regno di Dio appartiene a coloro che sono come i bambini. Bambini non nel loro essere “innocenti” ma nel loro essere ininfluenti, senza importanza sociale, privi di forza e indifesi… Per poter accogliere il regno che ci viene offerto, è necessario allontanare da noi ambizione e volontà di grandezza, e mettersi tra i piccoli, i poveri, gli ultimi.