23 Quando sarete entrati nel paese e vi avrete piantato ogni sorta d’alberi da frutto, ne considererete i frutti come non circoncisi; per tre anni saranno per voi come non circoncisi; non se ne dovrà mangiare. 24 Ma nel quarto anno tutti i loro frutti saranno consacrati al Signore, come dono festivo. 25 Nel quinto anno mangerete il frutto di quegli alberi; così essi continueranno a fruttare per voi. Io sono il Signore, vostro Dio. 26 Non mangerete carne con il sangue. Non praticherete alcuna sorta di divinazione o di magìa. 27 Non vi taglierete in tondo i capelli ai lati del capo, né deturperai ai lati la tua barba. 28 Non vi farete incisioni sul corpo per un defunto, né vi farete segni di tatuaggio. Io sono il Signore. 29 Non profanare tua figlia, prostituendola, perché il paese non si dia alla prostituzione e non si riempia di infamie. 30 Osserverete i miei sabati e porterete rispetto al mio santuario. Io sono il Signore. 31 Non vi rivolgete ai negromanti né agli indovini; non li consultate per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono il Signore, vostro Dio. 32 Alzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio. Io sono il Signore. 33 Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto. 34 Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come tu stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio. 35 Non commetterete ingiustizie nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei pesi o nelle misure di capacità. 36 Avrete bilance giuste, pesi giusti, efa giusto, hin giusto. Io sono il Signore, vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto. 37 Osserverete dunque tutte le mie leggi e tutte le mie prescrizioni e le metterete in pratica. Io sono il Signore”.
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Mi hanno colpito i numerosi versetti : ‘Io sono il Signore’.
‘Vostro Dio, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto.’.
L’autorità delle sue parole e dei suoi comandamenti mi è sembrata legittimata dal suo intervento nei confronti di Israele.
‘Osserverete dunque’, perchè il Signore ha amato Israele e lo ha salvato dalla solitudine e dalla morte.
E mi viene da dire, grossolanamente, che forse è più importante questo rapporto di amore (Suo) e risposta obbediente nostra che le questioni pratiche che ne derivano, l’oggetto dell’obbedienza.
I versetti di oggi mi hanno dato un pò l’idea che la grande continuità nella Scrittura sia la rivelazione dell’amore di Dio per l’uomo.
E se non capiamo bruciando i caproni mi sembra che il Signore vada oltre, fino al Cristo, e ci venga a cercare nell’egitto della nostra povertà interiore con ancora più slancio.
Come sottolinea Maurizio, una chiave di lettura di questa bellissima pagina è nelle parole ripetute come un ritornello: “Io sono il Signore vostro Dio, che vi ho fatti uscire…”. Se siamo “i suoi”, dobbiamo pur rispecchiare quegli atteggiamenti di magnifica bontà, di amore fedele, che Lui ci ha mostrato. – Nei primi versetti, com’è impressionante questo rispetto della natura, dei suoi tempi, dei suoi modi: presentare a Dio un frutto colto troppo presto è come presentargli un “incirconciso”, uno che non rientra nello scambio di alleanza e di dono reciproco tra Dio e il suo popolo. Si potrà fare nel quarto anno, e subito dopo – al quinto anno – anche l’uomo si potrà cibare dei frutti di quell’albero. – Nei vv. 27-28 si parla di taglio dei capelli e della barba, nonché di tatuaggi: erano segni di appartenenza a determinate divinità o culti: non ha senso per chi sa di appartenere al vero Dio, all’unico Signore! – Il v.32 riprende un’associazione che don Giovanni ha già sottolineato: Onora la persona del vacchio e temi il tuo Dio!L’emozione di essere in piena comunione con Lui, si diffonde sugli altri attorno a noi, a cominciare dal vecchio, dal genitore… – Sul forestiero, c’è un crescendo davvero sorprendente (vv.33ss): prima, “non gli fate torto”; poi “lo tratterete come uno che è nato tra voi”; infine, “lo amerai come te stesso”! – Anche nei vv.35-36 è sottolineata una importante esigenza: bilance, pesi, misure devono essere giusti… per non ingannare e truffare gli altri. E’ un tema che sarà ripreso dai profeti quando vorranno esprimere l’amarezza di Dio per certi nostri comportamenti e l’invito a cambiare.
“Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come tu stesso perché anche voi siete stati forestieri… Io sono il Signore, vostro Dio…” …che dire di queste parole senza ombra di fraintendimenti… tu sei il nostro Signore, nostro Dio… perdonaci!…
Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Salmo 1 …forse, più efficace, la versione moderna…di Ernesto Cardenal…
Le parole che oggi riceviamo dalla bontà del Signore confermano e rafforzano il pensiero che la vita del credente è invitata e accolta in una perenne grande liturgia di lode a Dio. E questo, sia attraverso proibizioni, sia attraverso indicazioni positive. Questo fatto sottolinea la particolarità della concezione liturgica da parte della fede ebraico-cristiana, per la quale la vera e propria liturgia è immersa nella storia e si esprime attraverso segni e gesti tratti dal tessuto ordinario dell’esistenza, come chiedere perdono, spezzare il pane, darsi un segno di pace fraterna… E d’altra parte i gesti e le parole, le attenzioni e le scelte della vita comune hanno tutte una direzione e un’intenzione “liturgica”, di affermazione della comunione con Dio e di lode a Lui.
Per questo, anche il tempo di maturazione di un albero è interpretato alla luce della fede: frutti non circoncisi, frutti consacrati (vers. 23-25). Tutto converge e concorre a ricordare la presenza di Dio in mezzo ai suoi: “Io sono il Signore, vostro Dio”.
Proprio per questo motivo l’ebreo e il cristiano si tengono lontani dal mondo della magia, che in certo senso appare come l’opposto e la negazione della fede, in quanto pretende e pratica segni e parole che non esprimono la relazione fiduciosa con il Signore, ma la conoscenza e la potenza dell’uomo mago, e di parole e formule magiche, e di poteri magici di riti e sostanze della natura. Sono pensieri e precetti che troviamo nei vers. 26-31 del nostro testo.
Mentre le credenze e le pratiche della mondanità oltraggiano sia le persone sia gli ambienti, come è il caso della prostituzione citata al vers. 29, la fede e la comunione con il Signore illuminano e valorizzano le persone e addirittura segnalano come più degne di onore quelle più esposte a discriminazione ed emarginazione: è il caso degli anziani (e io, vecchio, di questo ti ringrazio, caro mio Signore!) al vers. 32, e degli stranieri ai vers. 33-34, nei confronti dei quali ci si muove in modo ben diverso da quello definito nella legge “Bossi-Fini”: per un ebreo e per un cristiano, lo straniero è da considerarsi come un fratello – “lo tratterete come colui che è nato tra voi” – ed è occasione per ricordare tutto il bene ricevuto da Dio fin da quando Egli ci ha liberati dall’Egitto, dove le leggi erano peggiori della “Bossi-Fini”.
Il Signore ci accompagna sempre, in tutti gli ambiti della vita. Per questo anche la semplice, umile attenzione all’onestà quotidiana nel lavoro e in ogni relazione è occasione per ricordare quello che Dio grida nei nostri cuori: “Io sono il Signore” (vers. 35-37).
Alla conclusione del brano di oggi (v. 36), il Signore ricorda ancora al popolo: “Io sono il Signore vostro Dio”, aggiungendovi anche la memoria di ciò che ha fatto per loro: “vi ho fatto uscire dal paese d’Egitto”. E’ infatti la grande opera di salvezza di Dio per il suo popolo che sostiene tutti questi precetti; p.es. il comando di non seguire gli indovini e i maghi. Perché Dio li ha già fatti uscire dall’Egitto, terra di schiavitù, e terra di idoli e di maghi. E anche la nostra giustizia deriva da questo: avere bilance e pesi giusti (vv. 35-36), perché siamo stati fatti uscire dall’Egitto. Che giustizia è questa? La misura giusta è quella di Dio, cioè siamo invitati a misurare tutto con il metro della misericordia.
vv.23ss.: anche questi vv., che parlano degli alberi da frutto, vanno riferiti all’uscita dall’Egitto: tutto va redento e santificato. Perché l’opera dell’uomo naturalmente è “incirconcisa” e ancora inadatta. Poi tutto però può essere offerto a Dio e usato da noi.
Rispetto agli alberi da frutto si può ricordare anche quel passo di Dt 20:19 che chiede di avere attenzione e premura nei loro confronti e di non distruggerli in occasione di guerre. E anche ritorna in mente la parabola del fico, che se per tre anni non portò frutto, al quarto gli si mise il concime, nella speranza certa che al quinto anno porterà il frutto nutriente della comunione di Gesù con i suoi discepoli (Lc 13:6-9).