9 Il settimo giorno si raderà tutti i peli, il capo, la barba, le ciglia, insomma tutti i peli; si laverà le vesti e si bagnerà il corpo nell’acqua e sarà mondo. 10 L’ottavo giorno prenderà due agnelli senza difetto, un’agnella di un anno senza difetto, tre decimi di efa di fior di farina, intrisa nell’olio, come oblazione, e un log di olio; 11 il sacerdote che fa la purificazione, presenterà l’uomo che si purifica e le cose suddette davanti al Signore, all’ingresso della tenda del convegno. 12 Il sacerdote prenderà uno degli agnelli e l’offrirà come sacrificio di riparazione, con il log d’olio, e li agiterà come offerta da agitare secondo il rito davanti al Signore. 13 Poi immolerà l’agnello nel luogo dove si immolano le vittime espiatorie e gli olocausti, cioè nel luogo sacro poiché il sacrificio di riparazione è per il sacerdote, come quello espiatorio: è cosa sacrosanta. 14 Il sacerdote prenderà sangue del sacrificio di riparazione e bagnerà il lobo dell’orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della mano destra e l’alluce del piede destro. 15 Poi, preso l’olio dal log, lo verserà sulla palma della sua mano sinistra; 16 intingerà il dito della destra nell’olio che ha nella sinistra; con il dito spruzzerà sette volte quell’olio davanti al Signore. 17 E del rimanente olio che tiene nella palma della mano, il sacerdote bagnerà il lobo dell’orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della destra e l’alluce del piede destro, sopra il sangue del sacrificio di riparazione. 18 Il resto dell’olio che ha nella palma, il sacerdote lo verserà sul capo di colui che si purifica; così farà per lui il rito espiatorio davanti al Signore. 19 Poi il sacerdote offrirà il sacrificio espiatorio e compirà l’espiazione per colui che si purifica della sua immondezza; quindi immolerà l’olocausto. 20 Offerto l’olocausto e l’oblazione sull’altare, il sacerdote eseguirà per lui il rito espiatorio e sarà mondo.
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Un po’ ci si perde; almeno, io mi perdo, in questo susseguirsi di riti e segni. Nè per la verità, trovo molte spiegazioni nei vari commenti e note. Traggo da questo non un senso di scoraggiamento, ma due considerazioni positive.
La prima. Tutto il complesso della purificazione del lebbroso mi dà contemporaneamente la percezione della gravità della vicenda in cui il lebbroso si trova e la certezza della sua piena reintegrazione nella vita e nella fede del suo popolo. Tra l’altro, al termine del primo “passaggio” di purificazione, quando cioè veniva riammesso nell’accampamento, ma ancora non poteva entrare nella sua tenda, il commento ebraico vede in questa proibizione il non accesso ai rapporti coniugali. Ma appunto, progressivamente, questo reinserimento si compie. Quindi, la stessa sovrabbondanza dei riti sembra voler sottolineare che la situazione precedente di impurità e quindi di esclusione sarà del tutto superata. Sia il sangue del sacrificio (ver.14), sia l’olio (vers.17-18), vengono posti sulla persona dell’offerente e quindi significano il fatto che l’offerta esterna suppone, esige e celebra l’offerta interiore di chi viene purificato.
La seconda considerazione. Il cammino della purificazione sembra non terminare. Anche il nostro testo inizia con la dichiarazione, al ver.9, che il lebbroso “sarà mondo”, e termina affermando, al ver.20, il medesimo fatto: “sarà mondo”. Questo mi sembra molto interessante, perchè dice che queste situazioni e questi eventi – il dramma della lebbra e la purificazione del lebbroso – non sono solamente avvenimenti puntuali nella vita di una persona, ma descrivono la sua perenne condizione – l’impurità e il bisogno di essere salvato – e la grande strada della misericordia divina. Come a dire che dal giorno del nostro Battesimo, in ciascuno di noi si svela e si conferma in termini sempre ulteriori e più profondi, sia la nostra realtà di poveri peccatori, sia il dono sempre stupefacente e sempre più evidente della misericordia del Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nei vv. di oggi sono presentati due riti da compiere per la purificazione del lebbroso che assomigliano molto a quelli che abbiamo visto nel cap. 8 a proposito della consacrazione dei sacerdoti: toccare col sangue del sacrificio l’orecchio destro e il pollice e l’alluce destro (v. 14, cf. 8:23-24); e versare olio sul capo (v.18; cf. 8:12). Quasi a dire che il sacerdote deve ricordarsi che pure lui è malato e impuro, e ha bisogno di un intervento sacramentale per essere fatto degno di accostarsi a Dio; e nello stesso tempo che il lebbroso, malato e impuro, ha anche lui, attraverso questa benedetta opera di purificazione, la possibilità di avvicinarsi a Dio, e forse – in qualche modo – di partecipare alla stessa sorte sacerdotale. Cosicchè per tutti è vero quello che abbiamo ascoltato nella lettera ai Romani (6:11): “Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”.
Ieri la persona guarita era ancora “fuori dell’accampamento”, e il sacerdote usciva verso di lui a fare il rito e i sacrifici, e con il sangue (dell’uccello sgozzato sull’acqua) lo faceva infine rientrare nell’accampamento. Oggi vediamo che il sacerdote lo fa avvicinare alla Tenda del Convegno, dove Dio aveva scelto di abitare e incontrarsi con il suo popolo.
Per almeno quattro volte si legge “davanti al Signore”. C’è in questo un insegnamento importante, oggi, e cioè che anche il guarire dalla lebbra non serve se non per essere davanti al Signore. Dunque il dato importante è questo: poter stare “davanti al Signore”. E questo è possibile per mezzo di questi sacrifici e di questi riti: non può un uomo osare di avvicinarsi da sè. Tra i sacrifici offerti, l’olocausto ancora una volta ci ricorda che tutto, proprio tutto è per il Signore. E questo è vero in pienezza anche nel N.T.: Dio vuole che noi possiamo avvicinarci a Lui. E anche guarisce l’uomo per questo motivo: perchè possa essere davanti a Lui, vicino a Lui. Non è importante la nostra salute – anche spirituale – se non per poter essere sempre più vicini a Dio, il Padre che è nei cieli.