21 Se quel tale è povero e non ha mezzi sufficienti, prenderà un agnello come sacrificio di riparazione da offrire con il rito dell’agitazione e compiere l’espiazione per lui e un decimo di efa di fior di farina intrisa con olio, come oblazione, e un log di olio. 22 Prenderà anche due tortore o due colombi, secondo i suoi mezzi; uno sarà per il sacrificio espiatorio e l’altro per l’olocausto. 23 L’ottavo giorno porterà per la sua purificazione queste cose al sacerdote, all’ingresso della tenda del convegno, davanti al Signore. 24 Il sacerdote prenderà l’agnello del sacrificio di riparazione e il log d’olio e li agiterà come offerta da agitare ritualmente davanti al Signore. 25 Poi immolerà l’agnello del sacrificio di riparazione, prenderà sangue della vittima di riparazione e bagnerà il lobo dell’orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della mano destra e l’alluce del piede destro. 26 Il sacerdote si verserà di quell’olio sulla palma della mano sinistra. 27 Con il dito della sua destra spruzzerà sette volte quell’olio che tiene nella palma sinistra davanti al Signore. 28 Poi bagnerà con l’olio che tiene nella palma, il lobo dell’orecchio destro di colui che si purifica, il pollice della mano destra e l’alluce del piede destro, sul luogo dove ha messo il sangue del sacrificio di riparazione. 29 Il resto dell’olio che ha nella palma della mano, il sacerdote lo verserà sul capo di colui che si purifica, per fare espiazione per lui davanti al Signore. 30 Poi sacrificherà una delle tortore o uno dei due colombi, che ha potuto procurarsi; 31 delle vittime che ha in mano, una l’offrirà come sacrificio espiatorio e l’altra come olocausto, insieme con l’oblazione; il sacerdote farà il rito espiatorio davanti al Signore per lui. 32 Questa è la legge relativa a colui che è affetto da piaga di lebbra e non ha mezzi per procurarsi ciò che è richiesto per la sua purificazione”.
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Oggi non trovo altro da aggiungere rispetto all’altro ieri, perchè di per sè il rito celebrato per chi ha i mezzi per procurarsi ogni vittima per il sacrificio e quello celebrato per il povero, è sostanzialmente identico. Detto questo, mi sembra che possiamo fermare la nostra attenzione proprio su questo aspetto meraviglioso della fede e della devozione ebraica, pienamente raccolto e portato a pienezza da Gesù – si pensi al commento che il Signore fa al gesto della vedova povera nel Tempio – ma forse non sempre ben evidenziato nella prassi cristiana.
Quello che si ammira in un brano come il nostro di oggi è proprio il “rigore” con il quale tutto viene celebrato anche per il povero, senza indulgenze moralistiche. Questo tra l’altro è importante per sottolineare che la realtà della vittima e il suo valore è assolutamente relativo al dato interiore e all’intenzione dell’offerente. Anche oggi infatti osserviamo come egli venga coinvolto sia per il sangue sia per l’oolio, che entrambi vengono posti sulla sua persona, alle estremità, come già notavamo, per dire che tutta la sua persona partecipa della grazie della purificazione.
Mi sembra importante sottolineare ancora come con molta disinvoltura si parli di “peccato”(vedi ad esempio il ver.31 dove l’espressione italiana “sacrificio espiatorio” è alla lettera “sacrificio per il peccato”), dove per la nostra cultura e mentalità non sarebbe corretto parlare di peccato in quanto la lebbra è subìta senza partecipazione della volontà di chi ne viene colpito. Ma siccome è in ogni modo un “male” per quello che riguarda la relazione con Dio, un’imperfezione, deve essere riparata.
Dio ti benedica E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche il lebbroso indigente (=”la cui mano non trova quanto è richiesto”) deve prendere un agnello! L’agnello è la vittima insostituibile per l’espiazione. Ed è unico!
v.30 “Sacrificherà una delle tortore o uno dei due colombi, secondo quanto la sua mano ha trovato”.
Mi è piaciuta questa espressione della “mano che trova”. All’agnello unico e insostituibile, il Signore Gesù, dobbiamo aggiungere i frutti delle nostre mani i quali saranno piccoli, scarsi ma ugualmente necessari. Guai a presentarsi a mani vuote!
NOTA per i commentatori: si prega di mettere nome e cognome per esteso evitando l’anonimato, i soprannomi o abbreviazioni!
Mi colpisce una piccola differenza fra il rito di cui leggiamo oggi e quello di cui leggevamo sabato: il versetto 11 – ”il sacerdote che fa la purificazione, presenterà l’uomo che si purifica e le cose suddette davanti al Signore, all’ingresso della tenda del convegno.” – è oggi omesso. Manca questa presentazione per il POVERO lebbroso.
Ho pensato che manchi perché superflua. Perché gli angeli di questo piccolo vedono sempre la faccia del Padre (Mt.18,10); perché lo sguardo di Dio è già diretto all’umiltà, alla povertà dei suoi servi (Lc.1,48)…
‘Questa è la legge relativa a colui che è affetto da piaga di lebbra e non ha mezzi per procurarsi ciò che è richiesto per la sua purificazione’.
Mi colpisce oggi l’attenzione che il Signore riserva alla condizione di povertà,a cui è offerta una strada e la salvezza. Condizione di povertà e malattia..di peccato.
Qualcuno diceva che è molto facile parlare incomprensibile ma molto difficile e importante riuscire a farsi comprendere da tutti. Così forse la Parola e l’azione di Dio è accessibile,offerta e donata a tutto l’uomo.
Ho visto oggi il Signore intento a preparare strade per tutti. In particolare con la venuta di Gesù mi sembra si concretizzi ulteriormente questo atteggiamento.
La richiesta ‘purificami, o Signore’ del salmo viene esaudita, per tutti.
Nel brano di oggi risulta la preoccupazione di Dio a che anche il povero possa celebrare la sua purificazione, perciò stabilisce queste norme, che prevedono dei carichi più leggeri per il sacrificio.
Di questa preoccupazione è partecipe in modo pieno il Signore Gesù, che oggi vede e guarisce il paralitico presso la piscina di Betzeta, che malato da 38 anni e senza alcun uomo ad aiutarlo, rappresenta forse il massimo della povertà di mezzi e di soccorso.