29 Fra gli animali che strisciano per terra riterrete immondi: la talpa, il topo e ogni specie di sauri, 30 il toporagno, la lucertola, il geco, il ramarro, il camaleonte. 31 Questi animali, fra quanti strisciano, saranno immondi per voi; chiunque li toccherà morti, sarà immondo fino alla sera. 32 Ogni oggetto sul quale cadrà morto qualcuno di essi, sarà immondo: si tratti di utensili di legno o di veste o pelle o sacco o qualunque altro oggetto di cui si faccia uso; si immergerà nell’acqua e sarà immondo fino alla sera; poi sarà mondo. 33 Se ne cade qualcuno in un vaso di terra, quanto vi si troverà dentro sarà immondo e spezzerete il vaso. 34 Ogni cibo che serve di nutrimento, sul quale cada quell’acqua, sarà immondo; ogni bevanda di cui si fa uso, qualunque sia il vaso che la contiene, sarà immonda. 35 Ogni oggetto sul quale cadrà qualche parte del loro cadavere, sarà immondo; il forno o il fornello sarà spezzato: sono immondi e li dovete ritenere tali. 36 Però, una fonte o una cisterna, cioè una raccolta di acqua, sarà monda; ma chi toccherà i loro cadaveri sarà immondo. 37 Se qualcosa dei loro cadaveri cade su qualche seme che deve essere seminato, questo sarà mondo; 38 ma se è stata versata acqua sul seme e vi cade qualche cosa dei loro cadaveri, lo riterrai immondo. 39 Se muore un animale, di cui vi potete cibare, colui che ne toccherà il cadavere sarà immondo fino alla sera. 40 Colui che mangerà di quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera; anche colui che trasporterà quel cadavere si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera. 41 Ogni essere che striscia sulla terra è un abominio; non se ne mangerà. 42 Di tutti gli animali che strisciano sulla terra non ne mangerete alcuno che cammini sul ventre o cammini con quattro piedi o con molti piedi, poiché sono un abominio. 43 Non rendete le vostre persone abominevoli con alcuno di questi animali che strisciano; non vi rendete immondi per causa loro, in modo da rimaner così contaminati. 44 Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo; non contaminate le vostre persone con alcuno di questi animali che strisciano per terra. 45 Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per essere il vostro Dio; siate dunque santi, perché io sono santo. 46 Questa è la legge che riguarda i quadrupedi, gli uccelli, ogni essere vivente che si muove nelle acque e ogni essere che striscia per terra, 47 perché sappiate distinguere ciò che è immondo da ciò che è mondo, l’animale che si può mangiare da quello che non si deve mangiare”.
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Abbiamo già visto che l’origine dei sacrifici e dei comandi di Dio al riguardo è che Dio ha fatto uscire Israele dall’Egitto. Anche l’origine dell’esigenza e del comando che il popolo sia sia santo deriva da questo stesso motivo: Dio li ha “fatti salire” dall’Egitto: erano “in basso”, in Egitto, ed ora Dio li ha fatti salire. E questi comandi del cap. 11 derivano proprio da questo motivo (v.45).
Si possono cogliere oggi due cose:
1. Da un lato, l’Egitto era un paese di morte, di molti dei, falsi e morti, che non sono il Dio vivo. E anche la condizione di schiavitù di Israele in Egitto era quella di essere dominati dalla morte. Forse per questo, nei capp. di questi giorni, abbiamo ascoltato di creature morte che non vanno toccate. E’ un modo di Dio di dire al popolo che non devono ritornare nella condizione di morte dell’Egitto.
2. Devono anche ricordare che quando erano in Egitto non erano ancora salvati, ma ora sono salvati, e non devono tornare a vivere come se non fossero salvati.
Essere santi dunque significa camminare in questo cammino che Dio ha preparato per loro: camminare nella vita che Dio ha loro dato, e continuare a camminare nella condizione di salvati (non come creature
che sono state create e poi basta, ma come creati e salvati).
Un dato che potrebbe apparire negativo, e cioè l’impossibilità per noi di capire, cioè di darci una ragione, su tutte queste proibizioni, alla fine diventa utile affermare che il “male” non è esclusivamente connesso con la nostra coscienza razionale, ma piuttosto ogni cosa è male o bene perchè Dio dice che è male o che è bene. Vedremo che questo è denso di conseguenze di enorme spessore.
Oggi il nostro testo ci offre un’ulteriore osservazione, e cioè che bisogna tener conto anche di una “contaminazione” che dilata la presenza dell’impurità nella nostra realtà che ci circonda: ad esempio, per gli animali indicati ai vv.29-30 si dice che non solo sono “immondi”, ma anche che “chiunque li toccherà morti, sarà immondo fino alla sera” (v.31); e così tutti i casi indicati fino al v.43, per i quali si indica sia la rilevanza e il tempo dell’impurità, sia la via per purificare.
Ma soprattutto il Signore ci ricorda la ragione e lo scopo di tutta questa minuziosa casistica, quando ai vv.44-47 rapporta queste norme al dato centrale della comunione con Lui. E’ bello oggi fermarsi su alcuni passi del Nuovo Testamento indicati dalle nostre bibbie, che mostrano quanto queste parole del Levitico -“siate santi perchè Io sono santo”- siano care a Gesù e agli apostoli: Matteo 5,48; 1 Pietro 1,15-16; 1 Giovanni 3,3.
E forse ancora più forte e affascinante è l’affermazione del v.45 che ricorda la liberazione dall’Egitto e dice che il Signore ha fatto questo “per essere il vostro Dio”. Il fine dell’opera di salvezza è la comunione d’amore! Dunque, ancora una volta, non una ricerca di perfezione individuale, ma il desiderio di un sempre più grande e profondo volersi bene.
A questo punto si potrebbe osservare che in ogni modo Gesù stesso ha abolito tutte queste norme di purità-impurità, dichiarando puro ogni cibo. Ma questa sarebbe una conclusione banalizzante e gravemente errata. In realtà, con Gesù, queste antiche norme non vengono scartate, ma piuttosto “compiute”, come profezie che in Cristo si adempiono nella realtà profonda che esse segretamente custodivano. Il tema della purità-impurità è oggi ben più esigente, perchè sgorga dalla piena rivelazione, in Cristo, dell’universale paternità di Dio. Dobbiamo quindi chiederci, scusate la banalità degli esempi, se non è “immondo” un cibo raffinato, che serve più alla vanità di un piacere che allo scopo elementare di nutrire, magari costosissimo, e di fatto “rubato” a chi ci ha lavorato, in un paese lontano, con un compenso di fame. Oggi la coscienza cristiana deve incominciare a chiedersi se una lussuosa e prolungata doccia abbia non il risultayo di “purificare”, ma quello di contaminare gravemente chi fa scorrere sulla sua pelle l’acqua che disseterebbe per un giorno alcune decine di fratelli africani, figli di Dio come noi, e dunque fratelli nostri.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni
Oggi mi sembra più chiaro che la fonte della contaminazione è la morte degli animali. Non solo quelli immondi! Anche gli animali che possono essere mangiati, se morti, contaminano!(v.39).
Parallelamente la fonte d’acqua e il seme che “deve essere seminato” (37) non vengono contaminati dai cadaveri. Sono immuni! Infatti entrambi possiamo vederli come contenenti la vita (l’acqua e il seme), o che possono dare la vita, possono fruttificare!
v.44 “Poiché io sono il Signore, il Dio vostro, sarete santificati e sarete santi (traducibile anche con un futuro) perché io sono santo”. Per contatto!!
Noi siamo figli di Dio, siamo suoi e pur essendo mortali, per la nostra relazione, il nostro contatto con lui, vivificante, possiamo ricevere la sua santità, il suo spirito datore di vita.
Sono stato molto colpito dal versetto: “Poiché io sono il Signore, che vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per essere il vostro Dio;..”.
Ho trovato bellissima la comunicazione che il Signore oggi ci fa di voler essere il nostro Dio.
Mi è sembrato anche di vedere che tutte le norme di questo capitolo siano finalizzate a tutelare e proteggere il popolo.
Mi ha colpito l’attenzione scruolosa che il Signore mette nello specificare la via di salvezza.
Come se anche a noi oggi siano date informazioni molto precise sulle nostre vite e su come ‘mantenerle’ in Lui.
Un’attenzione scrupolosa e precisa che forse può esserci donata proprio dalla Parola del Dio vivente. Che continua a voler essere il nostro Dio.