8 Il Signore parlò ad Aronne: 9 “Non bevete vino o bevanda inebriante né tu né i tuoi figli, quando dovete entrare nella tenda del convegno, perché non moriate; sarà una legge perenne, di generazione in generazione; 10 questo perché possiate distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è immondo da ciò che è mondo 11 e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha date loro per mezzo di Mosè”. 12 Poi Mosè disse ad Aronne, a Eleazaro e a Itamar, figli superstiti di Aronne: “Prendete quel che è avanzato dell’oblazione dei sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore e mangiatelo senza lievito, presso l’altare; perché è cosa sacrosanta. 13 Dovete mangiarlo in luogo santo, perché è la parte che spetta a te e ai tuoi figli, tra i sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore: così mi è stato ordinato. 14 Il petto della vittima offerta da agitare secondo il rito e la coscia da elevare secondo il rito, li mangerete tu, i tuoi figli e le tue figlie con te in luogo mondo; perché vi sono stati dati come parte tua e dei tuoi figli, tra i sacrifici di comunione degli Israeliti. 15 Essi presenteranno, insieme con le parti grasse da bruciare, la coscia della vittima da elevare secondo il rito e il petto da agitare secondo il rito, perché siano agitati davanti al Signore; questo spetterà a te e ai tuoi figli con te, per diritto perenne, come il Signore ha ordinato”. 16 Mosè poi si informò accuratamente circa il capro del sacrificio espiatorio e seppe che era stato bruciato; allora si sdegnò contro Eleazaro e contro Itamar, figli superstiti di Aronne, dicendo: 17 “Perché non avete mangiato la vittima espiatrice nel luogo santo, trattandosi di cosa sacrosanta? Il Signore ve l’ha data, perché porti l’iniquità della comunità, perché su di essa compiate l’espiazione davanti al Signore. 18 Ecco, il sangue della vittima non è stato portato dentro il santuario; voi avreste dovuto mangiarla nel santuario, come io avevo ordinato”. 19 Aronne allora disse a Mosè: “Ecco, oggi essi hanno offerto il loro sacrificio espiatorio e l’olocausto davanti al Signore; dopo le cose che mi sono capitate, se oggi avessi mangiato la vittima del sacrificio espiatorio, sarebbe piaciuto al Signore?”. 20 Quando Mosè udì questo, rimase soddisfatto.
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Come già avevamo anticipato, il Signore, al ver.9, per la prima volta si rivolge direttamente ad Aronne; dicevamo che questo è per il commento ebraico una conferma che quanto è accaduto ai due figli consumati dal fuoco si può intendere anche positivamente. In ogni modo vediamo oggi sottolineata la grande potenza del ministero sacerdotale (quello che da Gesù Cristo in poi è qualifica dell’intero popolo del Signore!). Mi sembra di grande rilievo che si affermi essere compito dei sacerdoti non solo celebrare il rito, ma anche “distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è immondo da ciò che è mondo, e possiate insegnare tutte le leggi che il Signore ha dato per mezzo di Mosè”(vers.10-11).
Mi sembra molto bello, anche se non riesco bene a capire il significato pieno dell’avvenimento, il dialogo acceso e poi placato tra Mosè e Aronne e i suoi figli. Sembra che il problema nasca perchè non è stata mangiata la vittima offerta per il sacrificio per il peccato. Secondo la norma i sacerdoti dovevano mangiare la parte loro assegnata e questo era remissione del peccato per l’offerente. Mosè, che forse eccede nell’indagare e verificare(!), si adira perchè questo non è stato compiuto. Aronne risponde anche a nome dei figli affermando che quanto è successo mette incertezza sul fatto che sarebbe stato bene mangiare la parte dei sacerdoti. Perchè? Perchè quel sacrificio, proprio a motivo degli avvenimenti che si erano verificati, era forse da intendere offerto, appunto come sacrificio per il peccato, proprio da Aronne e dai figli, che quindi sarebbero stati più offerenti che svolgenti la funzione sacerdotale. Mi sembra che il valore dell’episodio sia proprio quello di mettere in luce la necessità di incrociare l’applicazione della norma con considerazioni più ampie di prudenza e di sapienza. E Mosè, quando “udì questo, rimase soddisfatto”(ver.20).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Tremo all’idea di essere la prima a scrivere. Il mio non è un commento. E’solo un’impressione. Mi colpisce la vittima espiatrice che porta l’iniquità della comunità. (v.17). “ Il Signore ve l’ha data, perché porti l’iniquità della comunità, perché su di essa compiate l’espiazione davanti al Signore.” La vittima è inconsapevole, è un animale, il capro espiatorio. Ad essa vengono addossate le colpe della comunità. Nel nostro ricordo e nel nostro cuore le parole che ogni giorno ascoltiamo nella messa. Le parole con cui Giovanni Battista presenta Gesù ai suoi discepoli. “ Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! ” (Gv 1,29). Queste parole le riascolteremo anche domenica nel vangelo. E se leggiamo il testo originale greco, l’agnello non “toglie” il peccato del mondo, ma “prende su di sé” il peccato del mondo. Proprio come leggiamo in questo testo: la vittima espiatrice “porta” l’iniquità della comunità. Come sempre mi colpisce la continuità di Gesù con tutto quello che c’è stato prima ( e penso a come doveva essere significativo per le prime comunità sentire riecheggiare parole ben note e cariche di senso!) e la profonda rottura, la sconvolgente novità, la pienezza che è tante volte un rovesciamento. Non un animale inconsapevole, offerto a Dio da un sacerdote, ma la sua persona, sacerdote e vittima, perfettamente cosciente. Pienamente uomo, pienamente Dio.
Mi è sembrato che il cap.10 continui e approfondisca il discorso dell’obbedienza. I figli di Aronne commettono, all’inizio, il peccato di fare qualcosa che ‘il Signore non aveva loro ordinato’.
Ho visto i versetti sul vino come l’ordine ad un’attenzione lucida a cercare di discernere ‘ciò che è santo da ciò che è profano’ nelle nostre vite, nei pensieri, nei cuori.
Mi sembra che la dritta per assicurarci nell’obbedienza che porta alla Vita (‘pechè non moriate’)sia data al v.19 dove Aronne si chiede: ‘sarebbe piaciuto al Signore?’.
Ho visto questa domanda come progetto e criterio fondante del comportamento di Aronne. Dove il Signore ha già un’idea e una volontà e ci dona la possibiità di cercare di seguirlo, nell’obbedienza.
Mi sembra sia la stessa direzione della preghiera ‘Col Lume Celeste Signore previenici sempre e dovunque..’.
E’ già tardi, ma un piccolo commento voglio aggiungerlo anch’io. Vien detto ad Aronne e ai suoi figli: “Non bevete vino o bevanda inebriante…, quando dovete entrare nella tenda del convegno…”. Mentre in altre religioni, in altre società e culture, spesso si ricorre a sostanze e riti che devono alterare le normali condizioni psichicofisiche, per poter entrare nella sfera del sacro, qui si chiede espressamente di non farlo. I sacerdoti del vero Dio non hanno bisogno di pratiche magiche, non sono dei visionari…, anzi devono essere ben presenti e lucidi per “distinguere ciò che è santo… e insegnare la parola” data dal Signore; Lui e la sua parola sono “a portata di mano”.
Dovete mangiare! Spetta a voi!
Mi ha colpito l’insistenza di Mosè nel ricordare Aronne e i suoi figli devono mangiare dei sacrifici offerti. v.14 “li mangerete tu, i tuoi figli e le tue figlie con te in luogo mondo; perché vi sono stati dati come parte tua e dei tuoi figli”.
A Mosè sta tanto a cuore questo fatto che arriva anche ad indagare accuratamente se ne hanno mangiato oppure no. Non sembra preoccupato della loro salute.
Sembra quasi che nella liturgia dei sacrifici, non sia secondario che i sacerdoti mangino quello che resta e le parti loro spettanti.
Essendo loro i mediatori tra il popolo e Dio, il gesto di mangiare può indicare ancor meglio la partecipazione e lo scambio tra il cielo e la terra.
Anche nel vangelo sono molto importanti i banchetti e le mense. Gesù risorto per esempio ci tiene a mangiare il cibo offerto dai discepoli. E’ lui stesso che prepara le braci sulla riva e chiede di prendere qualcuno dei 153 grossi pesci appena pescati Gv 21.
Ma ancora più perentorio è Gv 6,53 “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita”