11 Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. 12 Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13 Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. 14 Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. 15 Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16 Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. 17 Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. 18 Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. 19 Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
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COMMENTO
Ci siamo fermati oggi alla prima parte di questa parabola del Signore, per poter mantenere la lettura continua del vangelo anche nei prossimi giorni feriali, che avrebbero letture proprie dei Santi di questi giorni.
E’ una parabola “strana”, questa delle monete d’oro (le “mine” delle traduzioni precedenti), che è intrecciata con il discorso dell’avvento del regno di Dio e quindi con l’introduzione di un’altra parabola, che parla di un uomo nobile che parte per andare a ricevere un titolo regale: c’è da notare che il racconto di Luca si sta avvicinando rapidamente alla Passione del Signore, il “re dei Giudei” (ver. 11: “era vicino a Gerusalemme”). Le note delle varie bibbie fanno riferimento ad eventi storici di successioni al regno d’Israele, dopo il regno di Erode il grande.
Il racconto della doppia parabola tratta della consegna a ciascuno dei servi di casa di una moneta d’oro, da far fruttare fino al ritorno del re. Nelle risposte dei servi ci colpisce il fatto che non è messa in rilievo l’attività dell’uomo per far fruttare la moneta, ma la fruttuosità della moneta stessa, da uno a dieci e da uno a cinque: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci… la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”.
Quasi, sembra voglia suggerire che autonomamente cresce il valore del dono ricevuto. Il dono di Dio cresce in se stesso.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco