22 Un giorno salì su una barca con i suoi discepoli e disse: «Passiamo all’altra riva del lago». Presero il largo. 23 Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Un turbine di vento si abbattè sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. 24 Accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». E lui, destatosi, sgridò il vento e i flutti minacciosi; essi cessarono e si fece bonaccia. 25 Allora disse loro: «Dov’è la vostra fede?». Essi intimoriti e meravigliati si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui che dà ordini ai venti e all’acqua e gli obbediscono?».
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Dall’immagine della casa, in cui si trovano Gesù e i suoi discepoli, divenuti una nuova famiglia, come ci diceva il vangelo di ieri, oggi passiamo a quella della barca, che possiamo considerare una casa in cammino.
“Passiamo all’altra riva”: la direzione del viaggio, che Gesù imprime alla sua nuova famiglia, è quella della visita alle Genti, come vedremo domani. Si tratta di un notevole cambiamento, di un passare “dall’altra parte”.
Il racconto di Luca, rispetto a quello di Matteo e Marco, riporta prima di tutto il fatto che Gesù si addormentò e poi che un turbine di vento si abbattè sul lago: così, sembra che sia il sonno di Gesù a scatenare la tempesta, quasi che le forze avverse prevalgano quando egli sembra venir meno. In ogni caso il sonno di Gesù sembra un’immagine anticipata della sua passione e morte, così come il suo svegliarsi e far pace sulle acque appare come una profezia della vittoria di lui risorto sul male e sulla morte.
“Dov’è la vostra fede?” è la domanda con cui Gesù pone un problema quasi nuovo all’attenzione dei suoi discepoli: la fede, intesa come il fidarsi di lui nel momento della prova, quando tutto va male ed egli sembra essere assente.
Mi sembra molto bello che il vangelo di oggi si chiuda semplicemente con una nuova domanda, che ora i discepoli, intimoriti e meravigliati, si rivolgono l’un l’altro, su chi sia Gesù. Ancora una volta la fede ci viene presentata non come un’affermazione delle proprie ceretezze, ma come un atto di umiltà, una domanda a cui non si riesce a rispondere da soli e che quindi porta a rivolgersi agli altri, ad appoggiarsi l’uno alla fede dell’altro.
Dicono gli “esperti” che quando nei Vangeli compare l’espressione “passare all’altra sponda”, si riscontra regolarmente un momento di difficoltà. Questa volta si tratta della resistenza dei discepoli ad accettare che ad altri, in questo caso ai pagani, si rivolga l’azione di salvezza di Gesù. …E difatti si meritano una sgridata: non è tanto Gesù che deve essere risvegliato, quanto la loro fede, la fiducia piena verso il Signore e la sua opera messianica, così diversa da quella attesa e immaginata. – Bella la figura di Gesù che sgrida e ordina ai venti, ai flutti: nell’AT è un’opera attribuita all’unico Dio! Ecco, pertanto, già implicita in questo la risposta al quesito finale: Chi è mai costui…? – L’ultimo verbo del brano ci dice l’obbedienza degli elementi naturali al Signore; il verbo “obbedire” è presente pochissime volte nei Vangeli e si tratta sempre degli elementi naturali che obbediscono. Gesù non chiede mai ai suoi di “obbedirgli”, ma solo di assomigliargli! Mi sembra un particolare pregno di grande significato.