46Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? 47Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».
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Fa parte della grande tradizione della fede ebraico-cristiana un certo sospetto su una religiosità fatta di parole e invocazioni verso il cielo, che rischi di ignorare quanto potentemente il Signore intervenga sul volto concreto della nostra vita quotidiana. Il rischio, insomma, di una religiosità di evasione. Con Gesù, il Figlio di Dio, tutto questo si radicalizza, portando a pienezza la norma sapienziale dell’ebraismo, secondo cui anche per “comprendere” una Parola di Dio, bisogna innanzi tutto obbedirvi! Qui mi piace pensare alle Parole che stanno al cuore della liturgia cristiana, dove si ricordano le Parole di Gesù: “Fate questo in memoria di me”.
Essendo dunque alla fine del cap.6, mi pare molto bello che il Signore ci dica che le meraviglie che Lui ci ha annunciate e donate, sono “possibili”. Il Vangelo non è un ideale(!!), ma è la vita nuova che Gesù ci dona. Ci è fatto il dono di poter amare i nostri nemici e di non giudicare nessuno. Un passaggio molto bello dell’Imitazione di Cristo che ascoltavo questa mattina nella preghiera, avverte quanto sia temibile un “scienza” che non abbia il sostegno di una prassi umile e forte.
L’immagine della casa costruita sulla roccia è molto efficace, anche perché istintivamente pensiamo che la roccia su cui costruire sia la Parola. E questo è vero, ma sarebbe vano se questa Parola venisse ascoltata ma sostanzialmente non accolta nella nostra umile vita. E’ molto interessante questo fondamento sulla prassi. Ricordo che un amico ebreo, Stefano Levi della Torre, molti anni fa, ospite ad una nostra scuola e ancora molto giovane, diceva che siccome Dio dice che l’ebreo non può mangiare la carne di maiale, lui desidera obbedirgli. Ma il salame è molto buono! Quando si presenterà al trono dell’Altissimo gli chiederà perché l’ebreo non può mangiare questa carne. Ma per ora, lui obbedisce.
Tutto questo mi sembra di poter incoraggiare ad accoglierlo come “non difficile”, soprattutto se quello che dice la Parola viene accolto semplicemente come un grande regalo. E’ bellissimo che Gesù ci chieda di amare i nemici. Ed è bellissimo poter verificare come amare il nemico sia esperienza nuova e splendida.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.