6,1 Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2 Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». 3 Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? 4 Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5 E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».
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Dico subito che anche questa dei campi e della spigolatura di sabato mi sembra un’immagine splendida della nuova comunità messianica, della Chiesa. Una rapida occhiata a tutto il cap. 6 nel quale oggi entriamo, mi fa pensare che il Signore ci condurrà nella descrizione sempre più profonda di questa comunione intorno a Lui. Se il cap. 5 ci ha detto cose importanti sulle persone che ne fanno parte, ora il Signore ci parla più diffusamente della vita di queste persone con Lui. Ecco allora la bellezza di questa immagine di una vita “ricca” regalata a povera gente, e la difesa che il Signore ne fa attraverso le Scritture e la loro interpretazione che in Lui diventa piena, ma che già in Davide aveva avuto un suo grande adempimento profetico.
Il testo di Luca, che diversamente da Matteo non ci dice direttamente che i discepoli spigolano e mangiano perchè hanno fame, peraltro propone un coinvolgimento diretto di Gesù nell’accusa dei farisei: “Perchè fate ciò che non è permesso…” (ver. 2), e sembra che Lui si lasci volentieri coinvolgere con i suoi. Dunque essi sembra facciano quello che non è consentito: la severità della Legge divina del sabato impedisce di fatto quasi ogni cosa!
Gesù risponde citando una vicenda riguardante Davide affamato insieme ai suoi compagni. Cita questa vicenda narrata in 1Samuele 21 in modo molto secco, ricordando che senza esitazione né impedimento Davide “entrò nella casa di Dio, prese i pani…ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti”. Con quale giustificazione Davide ha apparentemente trasgredito una legge? Non si dà altro motivo che la fame sua e dei suoi. Io mi arrischio a darne questa lettura: Egli non trasgredisce la Legge, ma profeticamente la compie, ponendo un gesto che dice come quei pani debbano essere tenuti in serbo, e solo “provvisoriamente” mangiati dai sacerdoti, in vista dell’adempimento messianico dove nutriranno il popolo degli affamati.
Ora, in Gesù, il popolo degli affamati è radunato intorno a Lui e cammina con Lui nelle messi del mondo. Nel giorno del Signore non si celebra più una proibizione e una privazione, ma quello che la legge attendeva, e cioè che il pane del Signore possa nutrire tutti i suoi figli. Questo oggi si può dare perché il Signore è in mezzo a noi, Lui, il Figlio dell’Uomo che è Signore del sabato (ver. 5). Ma forse si può e si deve dire di più, appunto cogliendo in questa spigolatura di sabato, camminando con Gesù attraverso i campi di grano, con Lui che è il Pane del cielo, l’immagine della Chiesa che nutre in tal modo i suoi figli. Per secoli e secoli il “vuoto” divino del sabato ha custodito e aspettato il suo divino adempimento.
Resta, mi sembra, una grande provocazione: quello che per la Legge sarebbe trasgressione, nella realtà profonda che il Signore Gesù mette in luce è “fame”! La fame non si può pensare di risolverla con le proibizioni, ma con il nutrimento. Impedire di mangiare lascia la gente affamata. Come nutrirla? Di fame abbiamo già sentito parlare nella prima delle tentazioni, dove sembrava di capire che nella Parola che esce dalla bocca di Dio è contenuto ogni cibo per ogni fame. Questa è la sfida da raccogliere.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Tempo fa, scendendo a piedi dal Monte delle beatitudini verso Tabga, ci fermammo tra campi di grano e spighe biondeggianti a commentare il testo odierno. – In primo luogo, c’è la “gita” di Gesù con i suoi, proprio in giorno di sabato. Non si poteva rinviare al giorno dopo? Sembra che essi “trascurino” consapevolmente il comandamento del sabato, che – come sappiamo – era ritenuto il più importante di tutti, l’unico che Dio stesso aveva rispettato, nell’opera creatrice. – Sbucano i farisei: da dove? E’ impossibile che essi fossero materialmente lì, in mezzo ai campi di grano; sono piuttosto un simbolo: rappresentano l’antica legge nel suo aspetto negativo, oppressivo… E forse e proprio contro questo che Gesù prende posizione. – Poi, ci sono le spighe: perchè raccoglierle e mangiarne i chicchi? Che lo abbiano fatto per fame sembra poco realistico: non ci si sfama masticando dei chicchi di grano; si può pensare che lo facessero solo per il gusto e il piacere, come abbiamo fatto anche noi da bambini. Se questa spiegazione è attendibile, si arriverebbe a una grossa conclusione: il piacere dei discepoli è anteposto al rispetto della norma. “Il sabato è per l’uomo”, e non viceversa; per cui il criterio di giudizio che sta a cuore a Gesù, è il bene dell’uomo, il suo benessere, il suo piacere…
Gesù è spiga di grano, è chicco macinato, è farina purissima, è impasto da infornare, è pane azzimo, è pane spezzato, è cibo per gli affamati, è alimento per chi digiuna…
Gesù è la Via, e con Lui siamo chiamati a percorrerla, come gli apostoli duemila anni fa.
Gesù è Sacerdote, Sommo Sacerdote, e si fa Egli stesso Pane perchè la fame del popolo sia colmata in pienezza.
Ai campi di spighe fanno seguito le Moltiplicazioni dei pani, fino all’Ultima Cena dove Cristo si transustanzia, anticipo di tutte quelle Cene sulla via di Emmaus che vedranno protagonisti i viandanti a rischio di disperazione.
Ai farisei che Lo incalzano Gesù porta la Verità che già è contenuta nell’Antica Alleanza: Davide già mangiò con i compagni un pane destinato ai sacerdoti; il Figlio di Davide ora si fa Lui stesso Pane di Vita perchè i compagni si nutrano del Cibo che dà la Vita eterna.
Prefigurazione e Anticipazione e Compimento si mescolano in questa immagine “bucolica” della camminata tra le spighe mature. E’ un Sabato che sa già di …Domenica!