24,1 Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2 Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; 3 ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. 5 Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, 7 dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». 8 Ed esse si ricordarono delle sue parole.
9 E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10 Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. 11 Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
12 Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto.
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In Matteo, Marco e Luca c’è la meraviglia di un ‘altro capitolo’ dopo la morte di Gesù. Mi sembra che il Vangelo, la vita di Gesù, proprio in questo ultimo e nuovo capitolo esprima la sua pienezza.
Il Signore ha vinto la morte, è andato oltre.
Per assistere al Mistero le donne ‘di buon mattino, si recarono alla tomba’ e Pietro ‘corse al sepolcro’. A differenza degli Undici e degli altri che non si muovono e pensano che si tratti di un vaneggiamento. Mi sembrano proprio due atteggiamenti riguardanti la fede, come se per avvicinarsi al Mistero della Pasqua il Signore dona e chiede un ‘movimento interiore verso..’.
Mi sono inoltre piaciute molto le parole dei due ‘uomini’. In particolare per il dono della lectio, e quasi alla fine del Vangelo di Luca, l’esortazione ‘Ricordatevi come vi parlò’, v.6.
L’espressione “il primo giorno dopo il sabato” del ver.1 esprime l’assoluta certezza che la Pasqua di Gesù sia l’inizio del tempo nuovo, della nuova creazione, dei cieli nuovi e della terra nuova. Quel sabato mirabile che abbiamo visto celebrare alla fine del cap.23 ha generato dalla Croce del Signore il giorno nuovo, il “primo”, il nuovo principio di tutto! E le prime persone ad entrare nella vita nuova sono le donne che si recano al sepolcro per onorare il corpo di un morto, e ne ritorneranno con l’annuncio della sua risurrezione. E’ molto interessante, ai vers.2-3, il rimando tra “trovarono” e “non trovarono”: trovano il segno di un misterioso superamento della morte – la pietra rotolata via dal sepolcro – ma non trovano il corpo del Signore Gesù. Il Risorto infatti lo si può trovare-vedere-riconoscere solo per dono di Dio, per grazia, in certo modo entrando nella sua stessa Pasqua di morte-risurrezione.
Diciamo subito che nella memoria evangelica di Luca, l’esperienza delle donne è particolarmente forte. Come era stata sottolineata la loro presenza nella passione e morte di Gesù, così ora viene sottolineata nell’annuncio della Risurrezione. Luca quindi descrive accuratamente il loro stato d’animo e la sua evoluzione:”..incerte…impaurite e avendo chiamato il volto a terra…” sino al “si ricordarono delle sue parole” del ver.8, e all’ “annunziarono” del ver.9.
Mi sembra molto importante l’invito da parte dei due uomini in vesti sfolgoranti a “ricordare”:”Ricordatevi come vi parlò..”(ver.6). Mi pare di cogliere un legame profondo e una glorificazione di quel ricordo-memoriale che sta al cuore della fede dei padri ebrei e che ora entra nella fede del popolo messianico. Il ricordare non appare solo un fatto mentale-intellettuale. Sembra assumere la fisionomia di una celebrazione, di una liturgia, di un evento dello Spirito. “Ricordatevi…ed esse si ricordarono delle sue parole”. Il far memoria della Parola è sorgente della fede, e quindi della possibilità di cogliere l’evento di Cristo. Come vedremo, il riferimento diretto alle parole dette da Gesù, che spiega come in tutte le Scritture si profetizzi la sua Pasqua, accompagna tutto questo ultimo capitolo del Vangelo secondo Luca.
Le donne tornano dal sepolcro e annunciano tutto questo agli undici e a tutti gli altri (ver.9): sono dunque molte persone che ascoltano le loro parole. Ma a questo punto scopriamo che anche le donne sono molte; infatti, oltre alle tre esplicitamente nominate, si dice che “anche le altre che erano insieme lo raccontarono…”! Il giudizio che esse ricevono è molto severo: un vaneggiamento, una sciocchezza. Tuttavia Pietro si espone simpaticamente allo stupore. Vedo, nel sottofondo di tutto l’episodio, anche una specie di interessante paradigma del rapporto prezioso e delicato tra la donna e l’uomo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi è piaciuta molto la domanda dei due uomini: “perchè cercate il vivente tra i morti?… ricordatevi come vi parlò”. La ricerca del Signore Gesù, il vivente è collegata alla memoria delle sue parole e delle scritture. E’ lì dove dobbiamo cercarlo, vivo, Signore, risorto e da lì partire per annunciare ai nostri fratelli!
Pietro si alza, corre, si china, torna pieno di stupore… Mi sembra una bella fotografia della nostra vita di fede, incerta, fragile ma appassionata.
“Di buon mattino” le donne si recano alla tomba. Gesù è morto. E’ finita. Resta la fedeltà all’umile impegno quotidiano, rispettando la legge del riposo del sabato. Le donne. Sempre attente al concreto, alla cura dei propri cari, anche alla cura del corpo del maestro tanto amato e che ormai non c’è più. Ma “non trovarono il corpo del Signore”. “Non è qui” dicono gli uomini in vesti sfolgoranti. La resurrezione non è una visione, non è un’apparizione, non è un annuncio trionfalistico. La resurrezione è un’assenza che mette in moto una ricerca, è un ricordo delle sue parole che ci germoglia dentro, è un racconto che corre il rischio di essere preso come un vaneggiamento, è uno stupore a cui non si sa dare un nome. La risurrezione è far sbocciare ogni giorno la vita, in noi e negli altri. Con la forza dell’amore. “Bisognava che il figlio dell’uomo fosse consegnato” Anche per noi. “Bisogna” consegnarci umilmente agli altri. Morire per gli altri.
Quanti tasselli preziosi in questo quadro tracciato da Luca per annunciarci la Risurrezione del Signore! Intanto, è il primo giorno della settimana: l’allusione alla Genesi ci dice che è inaugurato il tempo nuovo, la nuova creazione, come ha spiegato d. Giovanni. Poi, le donne: la loro condizione sociale era talmente bassa , quasi una condizione di servitù o schiavitù, che doveva essere scandaloso vederle scelte come “angeli” veri e propri,le prime annunciatrici della Risurrezione. Poi la pietra: è stata rimossa dal sepolcro, e quest’ultimo non è più una prigione definitiva… La vita è ora capace di superare la morte. E ancora: “due uomini in abito sfolgorante”: siamo nell’ambito del divino, una condizione della quale anche il credente in Cristo sarà messo a parte. Ma mi soffermo, per concludere, sul “protagonista assente” di questa pagina: “entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù”. La bibbia TOB osserva che per la prima volta Gesù è chiamato così da Luca, che userà poi spesso questa denominazione negli Atti; è il titolo pasquale, proprio del Signore risorto, pienamente uomo e introdotto alla destra del Padre. Gesù è chiamato qui anche il Vivente: è applicato a Lui un titolo riservato a Dio nell’AT. – Non ci rimane che associarci allo stupore di Pietro.