39 Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40 Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41 Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: 42 «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43 Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. 44 In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. 45 Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46 E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
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Come nei versetti precedenti Luca enfatizzava il coinvolgimento dei discepoli nell’evento pasquale del Signore, così ora sottolinea che Gesù si reca al monte degli Ulivi, e i discepoli lo seguono. Si ricorda qui – al ver.39 – che il luogo gli era consueto, come era stato detto alla fine del cap.21(37):”Durante il giorno insegnava nel tempio, la notte usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli ulivi”. Negli anni, anche per aver potuto qualche volta soggiornare in quel luogo straordinario, è cresciuta in me la convinzione dell’importanza decisiva di questo brano, in quanto Gesù, in quelle ore, vive nell’angoscia quello che fisicamente percorrerà nelle ore successive. E’ un testo quindi molto prezioso per quel malessere tanto diffuso nel nostro tempo e particolarmente nel pezzo di mondo in cui viviamo, che è l’angoscia. Questo è tra l’altro il termine scelto dal traduttore italiano al ver.42 per rendere il termine che letteralmente direbbe “agonìa”, e quindi “lotta”, termine presente solo qui in tutto il Nuovo Testamento.
Ritorna nel nostro brano la parola “tentazione”, ai vers.40 e 46. L’abbiamo trovata al ver.28 di questo capitolo:”Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”, dove mi sembra molto importante che le prove-tentazioni dei discepoli siano quelle di Gesù (le “mie” prove!). E torniamo a ricordare il legame diretto tra il nostro testo di oggi e la conclusione del racconto delle tentazioni di Gesù in Luca 4,13:”Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato”. L’ora del monte degli ulivi è appunto quel “tempo fissato”. La preghiera viene indicata da Gesù come la grande arma “per non cadere in tentazione”, dove credo che il senso dell’espressione sia quello di “non cadere, quando viene la tentazione”. La tentazione infatti non è il peccato, ma è la grande prova e la grande lotta dove bisogna rimanere nella fede, come abbiamo già visto a proposito della preghiera di Gesù per Pietro (ver.32), per non cadere nel peccato. La preghiera assume quindi il significato della “battaglia” da combattere per rimanere nella fede, soprattutto nel tempo della “tentazione”.
Gesù ci offre al ver.42 il paradigma supremo di questa preghiera nella tentazione, una preghiera che unisce profondamente l’umiltà di chi è piccolo davanti alla prova, e nello stesso tempo è completamente abbandonato alla volontà divina: tale il ver.42. Solo Luca ricorda che questa preghiera è accompagnata da due elementi di grandissimo rilievo: l’angelo sceso dal cielo a confortarlo (letteralmente, a “dargli forza”), e la somatizzazione dell’angoscia nel sudore di sangue.
Secondo Luca, i discepoli si addormentano non perchè hanno sonno, ma “per la tristezza”(ver.45); e anche questo particolare sottolinea da una parte la sofferenza angosciata vissuta dal Signore, e dall’altra il coinvolgimento dei discepoli – tutti, e non solo tre, come è per i testi parallei, ma molto diversi, di Matteo e di Marco – nell’agonìa di Gesù. Approfitto per notare il senso profondo di quello che in italiano noi chiamiamo appunto agonìa, che assume un significato più ricco e complesso rispetto a quello che solitamente si identifica come l’ultimo tempo della vita fisica.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il Signore oggi all’inizio e alla fine del brano esorta a pregare per non entrare in tentazione.
Mi ha colpito che in mezzo alla preghiera dei discepoli, se c’è, si inserisce la preghiera angosciata di Gesù.
Solo oggi ho capito un pò di più i versetti di ieri. Il Signore è vicinissimo a consegnarsi per noi.
La risposta del Padre alla richiesta di Gesù mi sembra si concretizzi nell’angelo.
Forse è un pò così anche per noi?
Dobbiamo interamente orientare la nostra vita, le nostre scelte alla Sua volontà. Senza troppa angoscia perchè arriveranno angeli a confortarci.
Personalmente la meraviglia di un Dio che insegna a vivere e a morire agli uomini con l’esempio di Suo figlio è veramente grande.
Ho pensato alla tentazione e alla prova come a qualcosa che ha il potere di staccarci, di portarci via dal Signore, che può causare la nostra separazione da lui, che spegne il nostro slancio verso di lui, che soffoca, addormenta e fa morire.
Il diavolo nel deserto tenta di togliere Gesù dalla dipendenza dal Padre, il seme seminato che germoglia viene soffocato dai rovi.
La preghiera è l’azione che Gesù oggi ci mostra e ci insegna per non entrare in questa morte. Lui parla con il Padre (quando pregate dite Padre Nostro…), gli confessa la sua difficoltà e tutto il suo abbandono a Lui. L’angelo che lo conforta è la risposta di Dio a questo dialogo.
Quante occasioni abbiamo di “preghiera”: la messa, la lectio, la salmodia, la memoria, la preghiera silenziosa, l’invocazione, il rosario… per non staccarci da Lui, specialmente in quest’ora dove la violenza e la morte hanno una forza grandissima. Fa impressione il comando di Gesù davanti al sonno dei discepoli: ALZATEVI E PREGATE! come se sia proprio una resurrezione dai morti.
A me capita per esempio di dormire durante la salmodia o la messa!! Come sono lontano da tutto questo!
Non è facile “balbettare” qualcosa su queste pagine del Vangelo!- La tentazione cui accenna Gesù, ci riporta alle tentazioni iniziali sotenute da Lui (qualcuno ha suggerito di chiamarle “suggestioni”): era la tentazione del messia glorioso, il fascino del potere e del successo… Forse anche adesso, in questa “agonia” finale, Gesù lotta per accettare l’impotenza di Dio, l’insuccesso e l’umiliazione attraverso cui sia lui stesso, sia “il suo Dio” devono passare. Le parole “Se è possibile…” sembrano confermare questo travaglio interiore del Signore. – Vorrei chiarire un aspetto: “si compia la tua volontà”, come nel “Padre nostro”; il Padre non può volere la morte del Figlio…, sono gli uomini che hanno deciso e dato la morte. La volontà del Padre è la piena realizzazione dell’uomo e il suo innalzamento alla dignità di figlio adottivo. Per questo Gesù “beve il calice”, quello stesso calice che ha offerto ai suoi nella cena: il dono della vita perché questo straordinario obiettivo voluto dal Padre possa realizzarsi.