39 Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40 Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. 41 Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42 “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. 43 Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44 Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45 Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46 E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”.
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Pregate per non entrare in tentazione. Due volte nel breve lasso di tempo descritto dall’Evangelista il Signore esorta i suoi, oltre che con la parola anche con l’esempio: la Sua preghiera è cosi densa e profonda che gronda sudore di sangue.
Quella è la notte del tradimento, del misconoscimento del suo Nome, è la notte in cui il divisore opera con apparente successo sugli uomini.
E probabilmente prova a convincere anche il Signore a tornare indietro, a desistere dal suo sacrificio. La lotta è veramente durissima , come ci dice l’Evangelista.
Ma la preghiera non si fà sottomettere anzi sconfigge il tentatore e conferma, dopo il rinnegamento, Pietro nel suo ruolo di guida.
Veramente la promessa del Signore “… et inferos non prevalebunt…” è mantenuta. Preghiamo per non cadere in tentazione
Sembra che questo luogo sul monte degli ulivi sia il luogo dove Gesù si reca solitamente per la preghiera. I discepoli lo seguono: gli sono discepoli, ovviamente, anche nella preghiera. Di loro Gesù ha detto al ver.28 essere quelli che “hanno perseverato con me nelle mie prove”. Lo stesso termine che era reso con “prove”, al ver.40 è “la tentazione”. Gesù li invita a pregare “per non entrare in tentazione”. Questa parola l’abbiamo incontrata in Luca 4,1-13 nelle tentazioni del diavolo. Quel testo terminava con le parole: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato”. Questo di oggi è il “momento fissato”? E la prova- tentazione di oggi, da chi viene? Certamente è presente anche il “tentatore”, e per questo Gesù dice loro di pregare per non entrare nella tentazione (ver.40 e ver.46). Ma il grande interlocutore di Gesù è in realtà il Padre. La questione è complessa e delicata: basti qui dire che la tentazione non è un momento “lontano da Dio”. La prudenza dell’umiltà chiede che essa sia tenuta lontana. Ma se il Padre la consente, diventa anche un tempo di lotta e insieme di più profonda consegna a Lui!
Ed ecco, al ver.42, la preghiera di Gesù: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Mi pare si debba tener conto che Gesù esprime, manifesta, la sua volontà, che è quella che desidera l’allontanarsi del calice. Ma è, nell’incontro tra la sua volontà e la volontà del Padre, la consegna della sua volontà. Consegna, libera, cosciente, piena.
Il termine che in italiano è reso con “lotta” al ver.44, significa anche l’angoscia. E’ il termine che in italiano dice anche l’ “agonia”. Solo Luca ci dona la memoria drammatica di questo momento, con l’apparizione dell’angelo che lo conforta (ver.43) e con l’immagine del sudore “come gocce di sangue che cadono a terra”. E’ preghiera! I discepoli “dormivano per la tristezza”. Egli li invita ad alzarsi – e qui si usa il verbo “risorgere” – e a pregare “per non entrare in tentazione”. Veramente essi condividono la sua vicenda.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-2239-46.html